Yi Sang (pseudonimo di Kim Haekyong) potrebbe far parte dell’antologia dei poeti inesistenti, invece è vissuto veramente e nel suo paese è oggi considerato un maestro del Novecento. Il poeta e scrittore coreano era nato nel 1910 da una modesta famiglia di Seul, nel primo anno dell’occupazione giapponese. Educato dallo zio paterno, ingegnere e funzionario statale, dopo aver studiato brillantemente architettura, accettò un posto nell’amministrazione del governo d’occupazione. Nel 1930 pubblicò il suo primo racconto a puntate su una rivista della capitale coreana. Nel 1933 si ammalò di tubercolosi e lasciò il lavoro di funzionario pubblico per gestire un bar. Ciò non gli impedì di rimanere in contatto con il mondo letterario e di pubblicare diverse poesie in coreano e giapponese, molte delle quali raccolte in Vista con gli occhi del corvo. Il fallimento della sua attività imprenditoriale, dovuto ad affari azzardati e alla frequentazione assidua di prostitute, lo porto per breve tempo a lavorare in una casa editrice. Nel giugno 1936 si sposò e si trasferì a Tokio, dove fu arrestato e rinviato a giudizio con l’accusa di divulgare idee sovversive. La sua salute peggiorò rapidamente e morì in un ospedale dopo qualche mese, a soli 27 anni d’età. Scrisse anche opere in prosa, tre le quali è degno di nota il racconto Le ali, storia malinconica e allo stesso tempo sperimentale di un rapporto tra un marito claustrofobico e una moglie disinvolta e desiderosa di avventure.
La raccolta di versi Vista con gli occhi del corvo (Ogamdo) fu pubblicata inizialmente in giapponese nel 1931 e poi in coreano nel 1934, a puntate sul quotidiano Choson chungang, suscitando un vespaio di polemiche che portarono alla chiusura del giornale. Nello stesso anno le poesie furono raccolte in volume. Lo stile sibillino e visionario dei suoi versi gli valse la qualifica di surrealista, ma in realtà Yi Sang può essere difficilmente ascritto a una scuola o a una corrente, ricordando forse un poco il Mallarmé poeta visuale di Un coup de dés jamais n’abolira le hasard.
Le sue singolari poesie sono caratterizzate da versi liberi, originali grafie, giochi di parole, che disorientano il lettore, allora come oggi. Spesso il carattere e l’impaginazione hanno un aspetto matematico, evocando formule numeriche e combinatorie, con simboli, parentesi, punti, deliberata sovversione degli spazi tra le parole e tra i versi. Riflettendo la sua formazione culturale d’architetto, egli spesso utilizza diagrammi e numeri per ampliare i confini tradizionali dell’espressione linguistica. Inoltre i testi della traslitterazione coreana rivelano, secondo gli esperti, un gioco occulto di regole e contraintes, di ripetizioni, di simmetrie e di giochi di specchi impossibili da rendere nel nostro alfabeto. E proprio lo specchio è un tema ricorrente nella poesia di Yi Sang, che qui riflette sulla natura duplice dell’uomo e sul concetto matematico di chiralità.
Non c’è suono nello specchio,
nessun’altra parola così immobile.
Nello specchio ho proprio orecchie,
due penose orecchie che non afferrano le mie parole!
L’Io nello specchio è un mancino,
che non può né accettare né conoscere la mia stretta di mano.
Non posso toccare l’Io nello specchio a causa dello specchio,
ma, senza la specchio, come potevamo incontrarci?
Ora non ho alcuno specchio, ma l’Io nello specchio è sempre là.
Dev'essere impegnato in qualche sinistra impresa.
L’Io nello specchio – il mio altro sé – mi assomiglia.
Con rimpianto non posso né preoccuparmi di lui né esaminarlo.
Tranne poche eccezioni, le opere poetiche di Yi Sang sono prive di titolo, ma sono numerate, rompendo decisamente con la tradizione lirica. Esse provocano angoscia e destrutturano la realtà tramite l’astrazione e l’apparente mancanza di senso. Ecco ad esempio la poesia numero 1 di Ogamdo:
13 bambini corrono per la via.
(un vicolo cieco potrebbe andar bene)
Il bambino n°1 dice che ha paura.
Anche il bambino n°2 dice che ha paura.
Anche il bambino n°3 dice che ha paura.
Anche il bambino n°4 dice che ha paura.
Anche il bambino n°5 dice che ha paura.
Anche il bambino n°6 dice che ha paura.
Anche il bambino n°7 dice che ha paura.
Anche il bambino n°8 dice che ha paura.
Anche il bambino n°9 dice che ha paura.
Anche il bambino n°10 dice che ha paura.
Il bambino n°11 dice che ha paura.
Anche il bambino n°12 dice che ha paura.
Anche il bambino n°13 dice che ha paura.
I 13 bambini non erano che bambini
spaventosi e spaventati
(sarebbe meglio non avere un’altra situazione).
Tra di loro, 1 bambino potrebbe essere spaventoso.
Tra di loro, 2 bambini potrebbero essere spaventosi.
Tra di loro, 2 bambini potrebbero essere spaventati.
Tra di loro, 1 bambino potrebbe essere spaventato.
(persino una stradina aperta potrebbe andar bene)
i 13 bambini non possono correre per la via.
E la poesia numero 2 :
Quando mio padre cade dal sonno di fianco a me divento il padre di mio padre e ancora il padre del padre di mio padre, mentre mio padre rimane mio padre. Allora, perché Io divento sempre il padre del padre del padre di mio padre, perché devo scavalcare mio padre, perché alla fine devo assumere il mio proprio ruolo, quello di mio padre, quello del padre di mio padre e quello del padre del padre di mio padre tutti insieme?
In Strana reazione reversibile è presente l’enigmatica domanda “La linea ha assassinato il cerchio?” Qua e là alcuni personaggi sono rappresentati dai simboli di operatori matematici, come Δφ (laplaciano), ∇ (nabla, che in realtà non è un operatore ma un simbolo utilizzato di frequente per indicare l’operatore gradiente), (D’alembertiano), ecc. Sono presenti poi considerazioni su Newton, la velocità della luce, il paradosso dei gemelli e cenni alla relatività generale, rivelando che il poeta era aggiornato sui principali sviluppi delle scienze fisico–matematiche della sua epoca..
La singolarità di Yi Sang risiede nel fatto che la sua poesia è essa stessa un oggetto matematico, sia dal punto di vista grafico che da quello del testo. Molto originale è il suo gusto per la geometria, le rette, le curve, le traiettorie dei corpi celesti. Egli passava molte ore seduto davanti all’abaco e al tavolo da disegno, pennellando ideogrammi giapponesi e coreani nei quali traslitterava e rendeva foneticamente anche numerose parole occidentali: inglesi, tedesche, francesi. Egli avrebbe potuto rappresentare un precoce legame tra la cultura del suo paese e le avanguardie letterarie e pittoriche occidentali, sulle quali si teneva costantemente aggiornato. La storia e il destino hanno voluto diversamente, lasciando isolata e a lungo incompresa la sua opera.
Illuminante (per me) la poesia dell'Io allo specchio. Descrive efficacemente il dialogo/conflitto interiore del sè con il sè. Parti del sè in qualche modo sconosciuti e che tentano di riconoscersi. Mi piace Yi Sang
RispondiEliminaMio Dio, ma dove li peschi? sempre più criptici per i poveri mortali distesi sotto i pini a leggere Izzo.
RispondiEliminaLa poesia numero due è una poesia sul complesso edipico. No, non è vero.
RispondiEliminaColapesce, più che un complesso, un'orchestra edipica.
RispondiEliminaMolto interessante. Efficace la poesia sullo specchio, azzeccatissima la tua definizione di "orchestra edipica". Bravo, popinga! :)
RispondiEliminaEro io, Rosamaria :D
RispondiEliminaEnrico: chi è Izzo, quello del Circeo? (non lo so davvero)
RispondiEliminaA me ricorda un po' le poesie di Cesárea Tinajero, la fondatrice del realismo viscerale, inventata (??) da Roberto Bolano nel romanzo "I detective selvaggi". Anzi all'unica sua poesia conosciuta (Sion): http://www.archiviobolano.it/bol_criti_candia4.html
RispondiEliminaCiao. r
Grazie, Roberto, il tuo commento apre interessanti prospettive. Il fatto è che Kim Haekyong è davvero esistito all'anagrafe di Seul. In ogni caso adoro Bolaño.
RispondiEliminaIzzo è giallista noir francese defunto nel 2000. Ha fatto a tempo a scrivere 5 o 6 libri , secondo me un po' di più di semplici gialli da ombrellone. Si può dare un'occhiata, molto indicato per una vacanza sulla Cote.
RispondiEliminaGuarda qua:
http://ilventodellest.blogspot.com/2010/08/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html
pardon, volevo dire morto nel 90 non nel 2000
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