Il poeta inesistente di questa puntata è stato un talento precoce e sfortunato, una giovanissima meteora nel cielo del Parnaso. Si tratta di Gerald Bostock (nato circa nel 1964), autore del poema utilizzato come testo nel concept album Thick as a brick dei Jethro Tull (1972). Il giornale locale utilizzato come copertina del long playing, il St. Cleve Chronicle & Linwell Advertiser, spiega nella prima pagina come Gerald, allora di otto anni, soprannominato “il piccolo Milton”, ricevette un premio per il poema e come il premio fosse stato revocato perché il giovane autore aveva pronunciato la parola volgare "g…r" durante una trasmissione televisiva. Non si sa con esattezza quale fosse la parola sotto accusa, anche se alcuni sostengono che essa fosse goer, termine che può indicare una donna che gode sessualmente in modo esagerato. Il giornale riporta l’intero poema, sostenendo che i Jethro Tull avevano deciso di usarlo come testo del loro album (recensito nelle pagine interne). Ecco i versi della prima parte:
Thick As A Brick
Really don't mind if you sit this one out.
My words but a whisper – your deafness a SHOUT.
I may make you feel but I can't make you think.
Your sperm's in the gutter – your love's in the sink.
Your sperm's in the gutter – your love's in the sink.
So you ride yourselves over the fields
and you make all your animal deals
and your wise men don't know how it feels
to be thick as a brick.
and you make all your animal deals
and your wise men don't know how it feels
to be thick as a brick.
And the sand-castle virtues are all swept away
In the tidal destruction – the moral melee.
The elastic retreat rings the close of play
as the last wave uncovers the newfangled way.
But your new shoes are worn at the heels
And your suntan does rapidly peel
And your wise men don't know how it feels
to be thick as a brick.
And the love that I feel is so far away:
I'm a bad dream that I just had today
and you shake your head
and say it's a shame.
Spin me back down the years
and the days of my youth.
Draw the lace and black curtains
and shut out the whole truth.
and the days of my youth.
Draw the lace and black curtains
and shut out the whole truth.
Spin me down the long ages:
let them sing the song.
let them sing the song.
See there! A son is born
and we pronounce him fit to fight.
There are black-heads on his shoulders,
and he pees himself in the night.
We'll make a man of him
put him to trade
teach him
to play Monopoly
and to sing in the rain.
and we pronounce him fit to fight.
There are black-heads on his shoulders,
and he pees himself in the night.
We'll make a man of him
put him to trade
teach him
to play Monopoly
and to sing in the rain.
The Poet and the painter
casting shadows on the water
as the sun plays on the infantry
returning from the sea.
The do-er and the thinker:
no allowance for the other
as the failing light illuminates
the mercenary's creed.
the kettle almost boiling
but the master of the house is far away.
The horses stamping – their warm breath clouding
in the sharp and frosty morning of the day.
And the poet lifts his pen
while the soldier sheaths his sword.
And the youngest of the family
is moving with authority.
Building castles by the sea,
he dares the tardy tide
to wash them all aside.
The cattle quietly grazing
at the grass down by the river
where the swelling mountain water
moves onward to the sea:
the builder of the castles
renews the age-old purpose
and contemplates the milking girl
whose offer is his need.
The young men of the household
have all gone into service
And are not to be expected for a year.
The innocent young master –
thoughts moving ever faster –
has formed the plan to
change the man he seems.
And the poet sheaths his pen
while the soldier lifts his sword.
And the oldest of the family
is moving with authority.
Coming from across the sea,
he challenges the son
who puts him to the run.
What do you do
When the old man's gone
– do you want to be him?
And your real self sings the song.
Do you want to free him?
No one to help you get up steam –
and the whirlpool turns you `way off-beam.
Duro come un mattone
Davvero non m’importa se a questa non fate caso.
Le mie parole non sono che un sussurro – la vostra sordità un URLO.
Posso farvi percepire, ma non posso farvi pensare.
Il vostro sperma è nello scarico – il vostro amore è nel lavandino.
E così vi cavalcate per i campi
e concludete le vostre faccende animalesche
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
ad essere duri come un mattone.
E le virtù fatte di castelli di sabbia sono tutte spazzate via
nella distruzione della marea – la mischia morale.
L’elastico riflusso annuncia la fine del gioco
mentre l’ultima onda svela la via troppo nuova.
Ma le vostre scarpe nuove hanno i tacchi consumati
e la vostra abbronzatura si spela rapidamente
e i vostri saggi non sanno come ci si sente
ad essere duri come un mattone.
E l’amore che provo è così lontano:
sono un brutto sogno che ho avuto proprio oggi
e scuotete la testa,
e dite che è una vergogna.
Fatemi girare indietro negli anni
e nei giorni della mia giovinezza.
Tirate il cordone e le tende nere
e chiudete fuori tutta la verità.
Giratemi verso età antiche:
che siano loro a cantare la canzone.
Guardate! Un figlio è nato
e lo dichiariamo pronto per la battaglia.
Ci sono punti neri sulle sue spalle,
e di notte si fa la pipì addosso.
Faremo di lui un uomo
Lo metteremo nel commercio
gli insegneremo
a giocare a Monopoli
e a cantare sotto la pioggia.
Il Poeta e il pittore proiettano ombre sull’acqua
mentre il sole gioca sulla fanteria che ritorna dal mare.
L’uomo d’azione e l’uomo di pensiero: non c’è altra scelta
mentre la luce calante illumina il credo del mercenario.
Il fuoco a casa brucia: il bollitore quasi bolle
Ma il padrone di casa è lontano.
I cavalli scalpitano – il loro alito caldo si addensa
nel mattino freddo e pungente del giorno.
E il poeta alza la penna mentre il soldato ripone la sua spada nella guaina.
E il più giovane della famiglia si muove con autorevolezza.
Costruendo castelli in riva al mare,
egli sfida la lenta marea
a spazzarli tutti via.
Il bestiame pascola quieto
sull’erba giù al fiume
dove impetuosa l’acqua di montagna
avanza verso il mare:
chi ha eretto i castelli rinnova l’antico intento
e contempla la ragazza mentre munge, la cui offerta è il suo bisogno.
I giovani della famiglia si sono tutti arruolati
e non ritorneranno prima di un anno.
L’innocente giovane signore – i pensieri corrono troppo veloci –
ha deciso di cambiare l’uomo che sembra.
E il poeta rinfodera la penna mentre il soldato sguaina la spada.
E il più vecchio della famiglia
si muove con autorevolezza.
Venendo da attraverso il mare,
sfida il figlio
che lo mette in fuga.
Che cosa farai quando il vecchio se ne sarà andato – vuoi diventare (come) lui?
E il vero te stesso canta la canzone.
Vuoi liberarlo?
Nessuno ad aiutarti a raccogliere le forze –
e il vortice ti spazza via, lontano dalla meta.
Qui il video, con l’interpretazione di Ian Anderson e dei Jethro Tull:
La pagina interna del giornale riportava poi un articolo intitolato “Little Milton e le voci sulla gravidanza di una studentessa”, che riferiva delle accuse per il suo stato rivolte a Gerald Bostock dalla quattordicenne Julia Fealey (a sinistra di Gerald nella foto di copertina), anche se il suo medico dichiarava che la ragazza “stava ovviamente mentendo per proteggere il vero padre". È proprio vero che quando si cade in disgrazia si attirano gli avvoltoi.
A Gerald Bostock, che dopo questa vicenda non ha più prodotto alcuna opera ed è scomparso dalla scena poetica, va la mia grande comprensione perché anch’io a otto anni scrivevo poesie (anche se aliene da certe problematiche e meno mature) e anche perché, pettinatura a parte, un poco gli assomigliavo, occhialini compresi.
Eh no, questo non lo dovevi fare!
RispondiEliminaI colpi di nostalgia, a questa età, son peggio dei colpi della strega.
Ma dove avrò messo mai quella storica cassetta? (ehm, volevo dire: quell'MP3...)
Versi commuoventi, emozionanti.
RispondiEliminaCosì pure il video.
grazie Pop
g
Acc. che nostalgia!
RispondiEliminaIo faccio di tutto per far conoscere l'opera di Gerald Bostock e tutti mi parlano di nostalgia. Vecchi ingrati.
RispondiEliminaIo, allora il disco ce l'aveva il fratello grande della mia fidanzata, di allora, ma non si poteva toccare perché se ne accorgeva. Però adesso che l'ho rivisto in questo post, ecco, insomma, anch'io... Adesso ci mando una mail, sigh!
RispondiEliminaMa Popinga, ma davvero assomigliavi a Gerald Bostock, da piccolo? Altrettanto impudente e precoce? Naaah, io non ci credo. Sai, la memoria spesso deforma i ricordi, forse tu eri educatissimo invece e con un caschettino biondo proprio come il suo e certi pensieri non ti sfioravano la mente poetica proprio per niente. Certo che la quattordicenne infida, con quella posa, mi fa un po' quel film inesistente dove c'è un'attrice inesistente e una scena-cult inesistente. E un rompighiaccio, forse l'unico elemento esistente.
RispondiEliminaB
Sono amedeo gaetani e rispondo ad una tua domanda fattami su un forum, forse fisicamente.net, nel febbraio 2008, meglio tardi che mai. L'ho capito all'età di sette anni. E ci sono entrato a 30 anni perchè era il momento adatto per smascherare tutti gli imbrogli da santa romana chiesa. Spero che questa risposta soddisfi anche chi ma ha giudicato senza sapere nulla di me. mi trovi
RispondiEliminaanche su facebook allo stesso nome e cognome
Alla prossima
Amedeo Gaetani
No no, B. Ho detto che assomigliavo fisicamente a Gerald (biondo, occhiali, giacchino coloniale, ma con i capelli a spazzola e non il caschetto) ma la mia poesia era tipica dell'infanzia, o meglio di quell'infanzia paracula che scrive di buoni sentimenti per ingraziarsi i grandi. Il sesso per me era di là da venire e le mie coetanee mi stavano proprio antipatiche, quelle smorfiose.
RispondiEliminaPer chi volesse sapere di più sulla mia perfida domanda a Amedeo Gaetani, coraggioso ex-prete impegnato contro i sepolcri imbiancati del Cattolicesimo, inserisco il collegamento alla pagina di Fisicamentedel maggio 2008 che contiene un suo breve articolo e, nei commenti, la mia domanda alla quale oggi egli fornisce chiara risposta.
RispondiEliminapensa che nel 72,a 12 anni, il primo LP che ho comprato è stato "aqualung!!!!"
RispondiEliminaAldo, non ricordo il mio primo LP perché a casa mia ne circolavano tanti (mio fratello maggiore ha sempre lavorato nell'industria discografica). Ricordo invece il mio 45": Rain and tears degli Aphrodite's Child.
RispondiEliminaNon voglio sembrare il solito pistino ma _di_ Aphrodite's Child, che poi sarebbe Demis Roussos. E visto che si parla di somiglianze io assomiglio a Demis, ultimamente come massa, la voce è diversa.
RispondiEliminaMa devo dirlo a qualcuno e qui si revivalizza di musica di quel periodo: sono quattro giorni che ascolto solo Françoise Hardy.
Io ero innamorato di Françoise Hardy e ancor più di Silvie Vartan. Da pre-adolescente sentivo il fascino delle francesine. Ma basta ricordi, sembriamo dei vecchi.
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