mercoledì 27 gennaio 2010

Piccola antologia, ecc. (5): il caso Spallanzani


Elia Spallanzani

Le notizie che è possibile raccogliere sul ravennate Elia Spallanzani sono disperse in una miriade di rivoli cartacei ed elettronici, al punto che il lavoro di restituire loro forma organica è tale da scoraggiare anche i più volenterosi. Hanno un bel dire quelli della Fondazione Elia Spallanzani, dedicata all'informazione e alla promozione dello scrittore e della letteratura d'inganno, combinatoria, interattiva e ricorsiva, che “in omaggio alle idee e allo stile di Elia Spallanzani, [si è] deciso di non raccogliere le informazioni su questo autore in un unico luogo [e di proporre] invece un percorso combinatorio e ipertestuale tra diverse pagine Internet”. In realtà fanno buon viso a cattivo gioco, perché su molti aspetti della vita e dell’opera dello Spallanzani grava ancora una fitta nube elettronica nella quale lo scrittore cercò sempre di occultare i particolari più intimi e basilari del suo essere e che costituisce forse il capolavoro più grande che ha lasciato.


Ritratto alternativo di Elia Spallanzani

Sappiamo che Spallanzani nacque nel 1920 da una benestante famiglia di origini contadine. In Raccontalo alla cenere afferma di essere un discendente di Lazzaro Spallanzani, lo scienziato settecentesco affossatore della teoria della generazione spontanea dei viventi e autore della prima fecondazione artificiale tra batraci. Le ricerche genealogiche intraprese con zelo dal Filicori, durate più di un lustro, non sono tuttavia riuscite a stabilire la verità di quanto affermato dal nostro, per cui rimane il dubbio che tale parentela fosse solo un’invenzione, forse stimolata dal fascino di uno Spallanzani per uno Spallanzani in bilico tra cielo e terra, tra l’essere gesuita e l’occuparsi di vita microscopica.

Durante gli studi liceali emersero i primi interessi letterari dello scrittore, particolarmente evidenti, secondo qualcuno, nel quaderno dalla copertina nera risalente agli anni 1936–37 che egli dichiara di possedere. Tra le varie poesie citate sarebbero interessanti i tredici componimenti di tre versi ciascuno che figurano sotto il titolo complessivo di Enigmata (sic), che rivelano il precoce interesse di Spallanzani per gli enigmi e i giochi con le parole :

Io stesso, nella vita.

Da familiari unioni
Dura necessità sospinge l’uomo
Nascosto su una nave che lo ignora.

La cui chiave è:

Da familiari unioni = clan
Dura necessità sospinge l’uomo = destino
Nascosto su una nave che lo ignora = clandestino

Così come lo è il settimo:

La musa del mattino

Alta, forte, coronata di pietra,
Opposta ad altre, ed in continua lotta
Da lei spira, eccitante, un profumo di terre conquistate .

Che nasconde la seguente soluzione:

Alta, forte, coronata di pietra = torre
Opposta ad altre, ed in continua lotta = fazione
Da lei spira eccitante un profumo di terre conquistate = torrefazione

Dopo gli studi liceali, quelli accademici in lettere furono interrotti dai tragici avvenimenti della guerra: Spallanzani fu inviato come fante a spezzare le reni ai greci. Di quel periodo nulla ci è dato sapere, se non qualche voce non controllabile che parla delle conseguenze di un tradimento all’alba. In nessuno dei suoi scritti compaiono informazioni su quel periodo drammatico. Quel che si può indovinare è il rifiuto angosciato per ogni forma di violenza, tale da non lasciare dubbi sull’importanza di quegli anni nella sua formazione di scrittore e di uomo.



Campagna di Grecia

Tornato a casa, Spallanzani disertò inaspettatamente la sessione in cui avrebbe dovuto laurearsi in Lettere, per iscriversi invece, il giorno stesso, a Fisica. Tale scelta ha spinto alcuni commentatori a ravvisare il sintomo di una profonda disillusione verso la letteratura, vista come eccessivamente effimera: nella scienza egli avrebbe cercato solide basi sulle quali costruire l’edificio della sua vita. La scoperta di incertezze, paradossi, indeterminazioni nella meccanica quantistica e nella relatività avrebbe presto minato il suo entusiasmo. Altri interpreti sostengono invece che lo Spallanzani non si illudeva sulla possibilità di accedere alla verità attraverso la scienza, ma che semplicemente era alla ricerca di una sintesi tra le due culture o, come aveva detto Coleridge, voleva "arricchire il suo bagaglio di metafore”. Comunque sia andata, lo Spallanzani terminò il corso col massimo dei voti, riprendendo parallelamente gli studi di lettere, con una nuova tesi. Per un caso del destino, si laureò nello stesso giorno sia in Lettere sia in Fisica, rispettivamente con una dissertazione sul ruolo del lettore nella letteratura e con una ricerca sui paradossi della fisica relativistica. Questi elementi si sarebbero intrecciati inestricabilmente nella sua poetica.

Negli anni successivi diventò insegnante di materie scientifiche presso il Liceo Galvani di Bologna, professione che gli lasciava sufficiente tempo libero per dedicarsi alle lettere. Verso la fine degli anni '50 sposò Alice Degli Esposti. La vita di coppia non avrebbe lasciato tracce nella sua produzione, se non quando il rapportò si sarebbe rotto, nel 1979, portando alla separazione.

Spallanzani iniziò l’attività di scrittore pubblicando articoli di saggistica e racconti brevi sulle riviste letterarie della fine degli anni ’50. Solo più tardi decise di cimentarsi con la narrativa lunga. Scrisse così, nel 1963 o nel 1964, Crocevia, un romanzo organizzato su una rete di diversi pezzi brevi a sfondo fantastico. Le copie dattiloscritte che circolarono presso gli amici del Gruppo '63 suscitarono per il romanzo numerosi consensi. Calvino lodò l’opera in una delle lettere che scambiò con il nostro, Arbasino ne citò due frasi nella prima stesura de L’anonimo lombardo, per poi decidere che il riferimento era troppo evidente, Balestrini ne apprezzò le tecniche che anticipavano la letteratura ipertestuale. Purtroppo la sorte dei romanzi non dipende solo dalla bravura del loro autore: spesso direttori editoriali ciechi e motivi economici fanno sì che anche opere di pregio giacciano dimenticate o neglette nel cassetto di qualche ufficio editoriale. Crocevia era troppo sperimentale per quei tempi e tutte le case editrici interpellate negarono la pubblicazione.


Riunione del Gruppo '63

Sempre sicuro del valore della propria opera, Elia Spallanzani sparì da un giorno all'altro senza dare notizie di sé. In realtà aveva preso il primo treno per Parigi, dove voleva conoscere da vicino i membri dell'Oulipo e migliorare le sue tecniche combinatorie. Pare che Queneau lo abbia presentato una sera a una riunione di quel gruppo dopo aver letto l’adattamento italiano che il nostro aveva preparato dei suoi Cent mille milliards de poèmes. Il caso ha purtroppo voluto che siano scomparsi sia il verbale di quella riunione (sembra con Queneau, Le Lionnais, Bens, Ducheteau, Anquetil, Lescure e Queval) sia i Centomila miliardi di poemi di Spallanzani.

Minacciato di licenziamento dal preside del Galvani, che, chissà come, era riuscito a rintracciarlo telefonicamente, Spallanzani tornò in Italia dopo tre mesi, più sicuro di sé e molto più sereno: iniziò a collaborare con la Feic di Bologna, che pubblicò nel 1969 l'antologia Altri crocevia, insistendo per questo titolo nonostante Crocevia risultasse ancora inedito, forse come auspicio. L'antologia raccoglieva cose comparse qua e là in precedenza e conteneva diversi racconti e saggi inediti, tra i quali Il corsivo di Dvigrad, quattro paragrafi di un testo incompiuto di ambientazione nordica, nel quale si intrecciano eventi mondani e altri chiaramente fantastici, Interpretazione quantistica del delitto della camera chiusa, un classico della letteratura d’indagine rivisto alla luce del paradosso di Schroedinger, e Trittico circolare, un triplice racconto basato sulla lettura in ordine differente degli stessi tre paragrafi. Degno di nota è inoltre Dietro un sipario nero, saggio dedicato al teatro, in cui il nostro espone le sue idee sulla contaminazione tra finzione e realtà, sulla necessità di confrontarsi con una scienza relativistica e sulla molteplicità. Altri crocevia fu il primo vero successo letterario di Spallanzani, che coincise con i giorni più felici della sua vita. Firmò anche un contratto con la Hoax di Arezzo per la plaquette di 16 poesie di metrica diversa intitolata Piazza con fontana. La strage del 12 dicembre 1969 indusse gli editori a sospendere la pubblicazione. Spallanzani interpretò l’evento come un segno del destino, pensando che forse era meglio così, e gettò contratto e poesie nel caminetto acceso.

Spinto dall’improvviso e insperato successo, Spallanzani decise, improvvisamente come suo solito, di fondare una propria casa editrice, la Bomarzo dal nome vagamente misterico, per poter finalmente pubblicare Crocevia. Con grande sacrificio economico e qualche amicizia perduta riuscì nel 1970 a dare alle stampe alcune migliaia di copie del romanzo. Le ali dell’Icaro Spallanzani furono però improvvisamente bruciate da un sole che si chiamava Guardia di Finanza. Inadempimenti fiscali portarono alla chiusura della Bomarzo e molte copie di Crocevia finirono al macero. Il romanzo aveva comunque fatto in tempo a circolare in una piccola cerchia di amici e ammiratori, che si passavano le poche copie esistenti creando un effimero e sotterraneo caso letterario. Nel 2003 si parlò sui giornali di una nuova edizione del testo, ma a tutt'oggi nulla si sa di certo. Sono solo in grado di riprodurre l’incipit del romanzo, dai toni che ricordano il Calvino di quegli anni:

Le storie sono, principalmente, vie di comunicazione.
In quanto tali si possono presentare in infinite varietà, proprio come infinitamente varie sono le strade. Ci sono percorsi rettilinei, che vanno senza svolte da un punto A a un punto B; ci sono sentieri perduti nel bosco, che si limitano a indicare vagamente una direzione per uscire dalla vegetazione, mentre nel contempo invitano il frequentatore a soffermarsi ad ammirare ciò che si offre agli occhi e, ancor più, all'immaginazione; ci sono strade che in realtà sono anelli, e dopo un tragitto accidentato riportano al punto di partenza. Ci sono strade in salita, strade in discesa; ci sono strade che non portano in alcun luogo. Poi ci sono gli incroci. Molti incroci, in realtà.
Ogni storia non è altro che l'incrociarsi del lettore con una possibilità.


Da Il resto del Carlino

Spallanzani tornò al quotidiano lavoro di docente, con qualche saltuaria collaborazione a riviste. Nel 1972 Luciano Anceschi lo cercò per una collaborazione al Verri, ma il nostro cortesemente rifiutò per motivi che non si sono mai saputi, sembra per l’opposizione della moglie. Per qualche tempo si parlò di un possibile adattamento televisivo di Santo in 19 mosse (racconto da Altri crocevia, ripubblicato separatamente nel 1974), ma il progetto si perse nei meandri intricati della sede RAI.

Alla fine degli anni '70 uscirono, sempre per FEIC, due opere fondamentali: Promesse mantenute (1978), un saggio-romanzo che riprende La Promessa di Friedrich Durrenmatt, studiando sei scenari alternativi su chi sia il vero colpevole, e Raccontalo alla cenere (1979) una sorta di zibaldone dove lo scrittore raccoglie materiale disomogeneo (pagine di diario, racconti, poesie, sceneggiature, annotazioni, addirittura formule chimiche e derivate parziali), ma venato da una amara visione della vita, cui aveva contribuito la separazione da Alice.

Spallanzani continuò a insegnare fino al giorno della pensione, in occasione del quale il “suo” Liceo Galvani volle festeggiarlo con una medaglia. Oramai aveva perso interesse per lo scrivere. La pubblicazione di un'antologia di poesia sperimentale, I fiori di loto, prevista per i primi mesi del 1980, fu interrotta per sua volontà. Il caso ci ha restituito fortunatamente una delle sue opere, forse l’ultima, dall’accentuata costruzione permutatoria:

Girotondo della maturità

Non sappiamo il nostro inizio
che quando siamo alla metà.
Vediamo profilarsi la fine
assai più vicina alla metà
di quanto lo sia all’inizio.

Inizio della fine, alla metà
sembra più vicina la fine
di quanto sia l’inizio.
La meta, il fine della fine,
inizia alla sua metà.

Di una troppo odiosa fine
rimpiangiamo il suo inizio
o lamentiamo la sua metà.
Se invece è un buon inizio
meno amara sarà la fine.



Sparì per l'ennesima volta e si ritirò in un podere nel ravennate. Morì il 10 maggio 1997 per un infarto mentre passeggiava per i sentieri della sua campagna, proprio nel mezzo di un crocevia. E chi ha conosciuto Elia Spallanzani sa che in un crocevia “il vero e il falso sono ancora la stessa identica cosa”.

2 commenti:

  1. Ok, mi hai convinto. Spallanzani mi ha convinto. Era lui che cercavo. Sono ebbro di convinzione.

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  2. Ho quasi la sensazione che Crocevia e lo Spallanzani stesso siano un fake, un esperimento per burloni... Il libro non si trova da nessuna parte e le notizie sono sempre vaghe.

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