sabato 20 agosto 2022

L’impostura Marc Ronceraille

 


La prestigiosa collana Ėcrivains de Toujours delle Éditions du Seuil, che aveva pubblicato dal 1951 una serie di monografie su numerosi poeti e scrittori francesi e stranieri, dedicò il suo centesimo numero, quello del primo aprile 1978, a uno scrittore mai esistito, Marc Ronceraille. 

Il volume si apriva con una piccola rassegna stampa tratta da quotidiani non precisati, nella quale si potevano trovare articoli come questo, datato 19 aprile 1973 
“Il giovane scrittore Marc Ronceraille è morto ieri sul massiccio del Monte Bianco. Esperto alpinista, era partito da solo per una lunga ascesa. Il suo corpo è stato trovato intorno alle tre, ai piedi di una ripida parete. Le cause dell'incidente sono sconosciute ed è probabile che, in assenza di testimoni, saranno difficili da stabilire. Marc Ronceraille, che aveva esordito in modo straordinario con il suo romanzo "l'Architaupe" (con quattro segnalazioni al premio Goncourt), aveva trentadue anni”. 
Secondo la biografia che compare nel volume, Marc Ronceraille era nato nel gennaio 1941 nel piccolo comune di Saint-Jean-d’Angèly, nel dipartimento della Charente-Maritime. Divenne prima celebre con lo sport. Campione di Francia nel 1959 degli 800 metri, fece parte della squadra francese ai giochi olimpici di Roma nel 1960, dove giunse ai quarti di finale. Dopo gli studi di diritto e sociologia, entrò a 22 anni come redattore creativo all’Agenzia Polypublicité, di cui fu nominato direttore artistico nel 1966, lo stesso anno in cui pubblicò la sua prima raccolta di versi, Sol mémorable (Suolo memorabile). Il romanzo l’Architaupe (L’Arcitalpa) uscì nel 1969 e gli valse quattro segnalazioni al premio Goncourt ed ebbe l’apprezzabile tiratura di trentamila copie. Scrisse poi due altre raccolte di poesie: Runes e L'Imagerie mécanique du professeur Batave (L’immaginario meccanico del professor Batave, 1970). Avrebbe anche composto poesie erotiche. Nel 1971 divenne direttore generale aggiunto dell’Agenzia pubblicitaria Delta, dove curò in particolare il lancio di alcuni modelli di una grande casa automobilistica. Gran conquistatore di femmine, ebbe una lunga relazione con l’attrice Fabienne Corot, conclusa nel 1972, che alimentò le cronache mondane. Poi, dopo un silenzio di due anni, la tragica morte sulle Alpi. 

Il libro, ormai introvabile e che è possibile consultare solo parzialmente sul portale Gallica della Biblioteca Nazionale di Francia, conteneva, oltre alle opere fittizie dell’autore e molte belle fotografie, una serie di contributi coordinati dal critico letterario Claude Bonnefoy (1929-1979), noto per aver pubblicato un libro-intervista con Michel Foucault e le biografie letterarie di Eugene Ionesco, Jean Genet e Samuel Beckett e, particolare significativo, alcuni articoli sulla crisi dell’editoria e sul senso delle biografie degli scrittori in un’epoca dominata dallo strutturalismo che contestava questo tipo di approccio. 

Il saggio introduttivo, di cui presento una sintesi, rende bene la grande raffinatezza di questa impostura letteraria: 

La logique du désordre 
Quoi de la mort, 
sinon que l’os porte trace encore un temps 
et que quelques mots demeurent qu’employa le defunt ? 

La logica del disordine 
Che dire della morte, 
se non che l'osso porta ancora tracce per un po' 
e che restano poche parole che usava il defunto? 

Questi emblematici versi di Suolo memorabile assumono improvvisamente una nuova risonanza con la morte di Marc Ronceraille sull’alta montagna che amava e che lo attraeva come tutte le figure dell'impossibile. La poesia che sembrava universale o improvvisamente astratta diventa particolare, illumina un destino. 

La parola del poeta appare premonitrice. Ora, anche se alcuni testi non sono ancora noti, la sua opera è chiusa. Spezzato in pieno svolgimento, ma chiuso. Le poche parole che Ronceraille ha lasciato sono parole che contano e che, possiamo augurarci, rimarranno. 

Ci si poteva aspettare molto da questo giovane scrittore, e prima di tutto che avrebbe continuato - una volta tolto il silenzio che osservava da quasi tre anni - la sua esplorazione delle profondità del linguaggio e del lato inferiore della ragione. Poeta, romanziere, si era ben presto, senza mai cadere in un formalismo gratuito, posto all'avanguardia della sua generazione. La sua evoluzione, con l’audacia e le apparenti contraddizioni a volte sconcertanti, è in realtà molto coerente. 

Marc Ronceraille aveva venticinque anni quando pubblicò il suo primo libro di poesie: Sol mémorable . In questa raccolta, leggermente eterogenea, si sente ancora, qua e là, l'eco dei grandi antenati - del guinzaglio di Saint-John Perse, della nostalgia ontologica di Pierre Oster o, su un registro completamente diverso, i tentativi di Tzara o Breton per liberare la fantasia e far parlare le parole: 
“Non usciamo. Le cifre battono l'ora. Dita tagliate, strade bloccate, fine di fiumi impassibili. Conigli lascivi, laghi, ciglia e lassativi alla sassifraga. Luci al neon nere dopo la rivolta. Metterai, signora, una sanguisuga sulla tua salpingite [infiammazione delle tube, NdR].”. 
Ma già, se accettiamo questi pochi punti gettati nelle direzioni più opposte e che derivano sia da questo gusto per il gioco, da questa passione per gli estremi che ha poi manifestato anche nella sua vita, sia da un naturale desiderio di appropriarsi delle esperienze e le conquiste della poesia moderna, - le sue poesie, già, portavano il suo segno. In una forma forse meno elaborata, meno nuova che nelle raccolte successive, appare un rifiuto del sentimento poetico (“Affare parziale, mi taglio il cuore, / pungo le case con un'erezione di cilindri d'acciaio”), la sua ossessione per un'identità spezzata (“io l'altro / dentro le orecchie / che respiro? / chi mi vede? / Il mio corpo torna da luoghi che non conosco”), e quelli che si potrebbero chiamare i suoi guai con il tempo e con la memoria. Suolo memorabile, il titolo indica abbastanza quale desiderio di radicamento lo abitasse, quale paura di perdere il contatto con la realtà: la terra della sua infanzia o il suolo della tradizione. 

Anche nei suoi testi più rivoluzionari dove poesia e cultura si denunciano e si consumano ("... parole apprese /, lebbra della lingua / parlo maestro, cane, poliziotto / ..."). Ronceraille manterrà la sua preoccupazione di ritrovare le sue radici, la nostalgia di un punto di ancoraggio, di una verità sepolta e criptabile. Così, a questi limpidi versi di Suolo memorabile

"Chemins creux 
ou, mes empreintes dans les leurs, 
j’apprends de mes ancêtres 
le chant du sabotier". 

Cammini sommersi 
dove, le mie impronte nelle loro, 
imparo dai miei antenati 
la canzone del fabbricante di zoccoli. 

fa eco a questa strofa più ruvida di Rune

"De ces graphics la trace habile met l’ 
ardoise glaireuse et le mur au rang des 
pisseux textes sacres oü l’entremel- 
ement des traits porte message mal codé". 

Di queste grafiche la traccia abile mette 
l’ardesia glaciale e il muro nel rango di 
pisciosi testi sacri dove l'intreccio 
dei tratti trasmette un messaggio mal codificato. 

Che questa fosse una domanda essenziale per lui, lo testimonia il suo unico romanzo. L'Architaupe (L’Arcitalpa), apparso tre anni dopo Suolo memorabile e quasi contemporaneamente a Rune, ha proprio come tema l'ossessione per un sapere svanito, una storia perduta, il desiderio di riconnettersi attraverso questo sapere e questa storia con una cultura ancestrale. Se Martial Régnier, l'eroe del romanzo, si impegna a perquisire il giardino, a scavare la cantina e la dispensa della vecchia fattoria dove si è rifugiato dall'alienante trambusto parigino, non è nella speranza di scoprire un tesoro, ma di appropriarsi di tutti i ricordi di questa terra, di questa casa e, così, diventare un uomo di campagna, erede di una tradizione, un uomo che trova finalmente il suo equilibrio in un tempo e in un luogo. Terapia assurda, tentativo affascinante, in apparenza folle e che porta al delirio, ma che trae origine dal bisogno doloroso di trovare un fondamento, anche nell'aldilà della memoria e nell'attraversamento dell'in-esprimere allo stesso tempo la lacerazione dell'essere. Tutto, poi, nell'abisso, diventa segno: 
"Scavando sempre l’argilla strato dopo strato il Cretaceo Oligocene limo strati palinsesti costruttore su costruttore muratura pietra scolpita pietra erosa oggetti dimenticati vecchi segni geroglifici cruciverba promemoria…” 
Lo scavo di Martial è una ricerca e una lettura del passato e allo stesso tempo si perde nella moltitudine delle tracce. Ma forse questo è lo scopo di ogni ricerca. 

Il tema de L'Architaupe, per la sua stessa ampiezza, non è un tema che i giovani autori di solito affrontano con successo. Fin dall'inizio, tuttavia, in questo primo romanzo, Ronceraille ha rivelato la sua maestria, un'arte sorprendente di minare il reale attraverso l'immaginario e di orchestrare le varie forme romantiche. Certo, il suo modo di giocare con tutti i modi di scrivere, di passare dal tono della narrazione classica ai sussulti di una sintassi esplosa, per quanto abile fosse e tanto giustificata dalle necessità della narrazione, gli valse tante critiche quanto elogi. Ma lungi dall'essere, come insinuava Raymond Loubieres, "una festa delle imitazioni, un faticoso inventario delle moderne stravaganze", la storia di L'Architaupe rappresentava, anche nelle interruzioni del ritmo o nel moltiplicarsi dei punti di vista, le avventure di un personaggio ossessionato dal desiderio di unità e tuttavia condannato all'espropriazione. In verità, la scrittura del romanzo, per le sue stesse metamorfosi, obbediva a quella che si potrebbe chiamare la logica del disordine. 

In Runes e, ancor più, in L'Imagerie mecanique du professeur Batave, la sua ultima raccolta, Ronceraille sviluppa questa logica, non senza qualche eccesso volutamente provocatorio. Tuttavia bisogna vedere cosa si nasconde in questa ricerca e in questi eccessi (che ammettevano tutte le contraddizioni). Ronceraille, così facendo, mette in questione la poesia. Ma si è posto solo il problema di trovare nella dissezione del linguaggio, come l'eroe dell'Architaupe nella terra sventrata, una parola primaria, “matrice, dice, del grido e del canto”. Può anche esprimere allo stesso tempo il disagio dell'essere e l'agonia di una retorica troppo ben detta - quanto rimpianta. 

Tuttavia, anche nelle sue ultime raccolte, Ronceraille, coltivando gli estremi, mantenne la presenza di una voce purissima, di un canto quasi limpido, reso confinante, alternato, scontrandosi tra frasi smontate e immagini ipertrofiche con un dire di una semplicità tutta classica. Questo approccio complesso, a volte ambiguo, che lo ha portato a essere paragonato al Jekyll e Hyde della letteratura, rende difficile assegnare a questo poeta un posto preciso nei movimenti contemporanei. I suoi contributi, reali come sono, non sono stati riconosciuti come tali da alcuni autori d'avanguardia apparentemente molto vicini a lui, ma che gli hanno rimproverato le sue piroette, il suo rifiuto dei dibattiti teorici, che hanno ulteriormente irritato la sua celebrità di atleta o di playboy, le sue chiassose e famose relazioni amorose con una star dello schermo o la sua amicizia con scrittori brillanti e spensierati, indifferenti alle tradizioni messe in discussione, nottambuli come lui.


Per creare Marc Ronceraille e renderlo famoso, Claude Bonnefoy aveva bisogno della complicità di Denis Roche, membro del comitato di lettura di Le Seuil e direttore della collana Écrivains de toujours. Fu anche aiutato da altri noti scrittori e critici. Il suo progetto di scrivere un libro interamente dedicato a Marc Ronceraille fu sostenuto da Paul Flamand, allora direttore di Le Seuil. La burla di Bonnefoy e dei suoi complici aveva solide basi: il prestigio della collana, quello stesso del curatore, l’interesse per gli scrittori morti giovani e, a loro modo, maledetti. Gli indizi che potessero svelarla erano tuttavia evidenti: la data di pubblicazione, il primo di aprile, il fatto che di Ronceraille nessuno degli addetti ai lavori avesse mai sentito parlare, la provata inesistenza dei suoi amici e della sua fidanzata attrice, la mancanza di qualsiasi traccia del passato sportivo. 

Quando uscì il volume, lo scrittore e giornalista Bernard Pivot invitò Claude Bonnefoy alla sua trasmissione Apostrophes su Antenne 2 per presentarlo. Ma, alla fine, svelò l’arcano e il successo riscosso dal libro di Claude Bonnefoy fu subito infranto. Sono state fatte varie ipotesi sui motivi dell’impostura di Bonnefoy, ma nessuno li ha mai chiariti definitivamente. Credo fosse solamente il gusto di un bel pesce d'aprile.

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