martedì 2 marzo 2010

I sogni di Einstein


Einstein’s Dreams è un romanzo pubblicato dall’astrofisico e scrittore americano Alan Lightman nel 1992, di cui ha parlato (bene) anche Keplero qualche tempo fa. Pretesto del racconto sono i sogni che il giovane Albert Einstein, allora impiegato all’Ufficio Brevetti di Berna, avrebbe avuto sulla natura del tempo nella primavera del 1905, l’annus mirabilis in cui egli avrebbe cambiato il corso della fisica con tre articoli fondamentali. In uno di questi, Zur Elektrodynamik bewegter Körper (“Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento”), Einstein propose la teoria della relatività speciale sull’interazione fra corpi carichi in movimento ed il campo elettromagnetico, vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. Nel suo lavoro il fisico rigetta l’idea di un tempo assoluto e propone invece che lo scorrere del tempo e persino l’ordine degli eventi dipendono dalla velocità con la quale un osservatore si muove relativamente ad essi.

In realtà quello di Lightman non è un romanzo su Einstein, che compare solo saltuariamente, ma è una riflessione sul tempo e sull’esistenza degli uomini. Einstein’s Dreams è scandito dalla trentina di date in cui il protagonista avrebbe fatto i suoi sogni, ciascuno dei quali prende in un considerazione un modo diverso di concepire il tempo. I sogni sono preceduti da un prologo e un epilogo, ambientati nelle due ore della mattina del 29 giugno 1905 in cui Einstein consegna al dattilografo il manoscritto del suo lavoro per sottoporlo poi agli Annalen der Physik . Ecco l’elenco dei sogni in ordine cronologico, ciascuno con la concezione del tempo immaginata:

14 Aprile: Il tempo è un cerchio, l’esperienza individuale ripete se stessa senza fine.
16 Aprile: Il tempo è come l’acqua che scorre, talvolta all’indietro.
19 Aprile: Il tempo ha tre dimensioni, ciascuna delle quali porta a diverse conseguenze.
24 Aprile: Esistono due tempi: quello meccanico e quello corporeo.
26 Aprile: Il tempo scorre più lentamente quanto più si è lontani dal centro della Terra.
28 Aprile: Il tempo è assoluto, un infinito padrone.
3 Maggio: Causa ed effetto sono fortuiti, talvolta gli effetti precedono la causa.
4 Maggio: Il tempo passa, ma succede poco.
8 Maggio: Il tempo si afferra nei suoi ultimi momenti, alla fine del mondo.
10 Maggio: Chi vive nel tempo è solo e nessuno è felice.
11 Maggio: Il passare del tempo porta ordine crescente.
14 Maggio: Il tempo non passa.
15 Maggio: Il tempo non esiste, ci sono solo immagini.
20 Maggio: La gente non ha ricordi.
22 Maggio: Il mondo è un mondo di propositi cambiati, che lascia incomplete molte cose.
29 Maggio: Il tempo passa lentamente per chi è in moto, perciò tutto si muove.
2 Giugno: Il tempo scorre all’indietro.
3 Giugno: Gli uomini vivono solo un giorno, ma quel giorno può essere eterno.
5 Giugno: Il tempo è un senso, come il gusto.
9 Giugno: Gli uomini vivono per sempre, dividendosi in due gruppi: i piùtardi e gli ora.
10 Giugno: Il tempo è una qualità e non può essere misurato.
11 Giugno: Non c’è futuro, il tempo è una linea che termina oggi.
15 Giugno: Il tempo è visibile, si può saltare nel futuro o rimanere nel presente.
17 Giugno: Il tempo è discontinuo, con vuoti e pause.
18 Giugno: C’è un Grande Orologio nel Tempio del Tempo.
20 Giugno: Il tempo è locale, orologi distanti segnano il tempo a velocità diverse.
22 Giugno: Il tempo è rigido, tutte le azioni e i pensieri sono determinati.
25 Giugno: Il tempo e gli eventi possono essere copiati infinitamente con differenti futuri.
27 Giugno: In un mondo di passati instabili, il passato può essere fermo o dimenticato.
28 Giugno: Il tempo è un usignolo.

Einstein’s Dreams ha avuto un grande successo in tutto il mondo ed è stato tradotto in trenta lingue diverse, tra cui l’italiano. Purtroppo un Einstein nel titolo di un romanzo incuriosisce assai poco il lettore medio italiano digiuno di scienza, e l’edizione di Guanda, pubblicata nel 1999 con il titolo I sogni di Einstein, è fuori catalogo. Ho provato perciò a tradurre tre dei capitoli dell’opera, con la speranza che questo mio sforzo venga apprezzato e i miei errori perdonati.


14 aprile 1905

Supponiamo che il tempo sia un cerchio, che si avvolge su se stesso. Il mondo si ripete con esattezza, senza fine.

In gran parte, la gente non sa che vivrà la sua vita più volte. I commercianti non sanno che faranno lo stesso affare ripetutamente. I politici non sanno che urleranno dalla stessa tribuna un infinito numero di volte nei cicli del tempo. I genitori serberanno il ricordo della prima risata del loro figlio, come se non la dovessero udire mai più. Gli amanti che fanno l’amore la prima volta si spogliano timidamente, mostrando sorpresa alla coscia flessuosa, al delicato capezzolo. Come possono sapere che ogni sguardo segreto, ogni tocco, sarà ripetuto di nuovo e ancora di nuovo, esattamente come prima?

Sul Marktgasse è lo stesso. Come potrebbero sapere i negozianti che ogni maglione fatto a mano, ogni fazzoletto ricamato, ogni dolce al cioccolato, ogni bussola o orologio complicato torneranno alle loro vetrine? All’imbrunire, i negozianti tornano a casa alle loro famiglie o a bere birra nelle taverne, chiamando felicemente gli amici lungo i vicoli a volta, accarezzando ogni momento come uno smeraldo in affidamento temporaneo. Come potrebbero sapere che nulla è temporaneo, che tutto accadrà di nuovo? Non più di quanto una formica che cammina intorno al bordo di un candeliere di cristallo sa che ritornerà dove aveva iniziato.

Nell’ospedale sulla Gerberngasse una donna dice arrivederci a suo marito. Egli giace a letto e la fissa con sguardo vuoto. Negli ultimi due mesi il suo cancro si è diffuso dalla gola al fegato, al pancreas, al cervello. I suoi due bambini siedono su una sedia all’angolo della stanza, spaventati alla nel vedere il padre, le sue guance scavate, la sua pelle impallidita da vecchio. La donna si avvicina al letto e bacia con dolcezza suo marito sulla fronte, sussurra arrivederci e se ne va in fretta con i piccoli. È sicura che è stato l’ultimo bacio. Come fa a sapere che il tempo ricomincerà di nuovo, che di nuovo nascerà, studierà di nuovo al ginnasio, esporrà i suoi dipinti nella galleria di Zurigo, incontrerà di nuovo suo marito nella piccola biblioteca di Friburgo, andrà di nuovo con lui in barca a vela sul lago di Thun in un caldo giorno di luglio, partorirà di nuovo, che suo marito lavorerà di nuovo per otto anni nell’industria farmaceutica e tornerà a casa una sera con un gonfiore in gola, vomiterà di nuovo, diventerà debole e finirà in questo ospedale, questa stanza, questo letto, questo momento. Come fa a saperlo?

In un mondo in cui il tempo è un cerchio, ogni stretta di mano, ogni bacio, ogni nascita, ogni parola saranno ripetute con precisione. Così anche ogni momento in cui due amici cessano di essere amici, ogni volta che una famiglia si spacca a causa del denaro, ogni commento maligno in una discussione tra marito e moglie, ogni opportunità negata per la gelosia di un superiore, ogni promessa non mantenuta.

E proprio perché tutte le cose nel futuro saranno ripetute, tutte le cose che accadono oggi sono accadute un milione di volte in precedenza. Poche persone in ogni città, nei loro sogni, sono vagamente coscienti che tutto ciò è accaduto nel passato. Questo sono le persone con vite infelici, e esse colgono che i loro errori di giudizio, le azioni sbagliate e la cattiva fortuna hanno avuto luogo nel precedente giro del tempo. Nel cuore della notte questi cittadini maledetti lottano con le loro lenzuola, incapaci di quiete, colpiti dalla consapevolezza di non poter cambiare una singola azione, un singolo gesto. I loro errori saranno ripetuti con precisione in questa vita come in quella precedente. E sono questi doppi infelici a dare l’unico segno che il tempo è un cerchio. Perché in ogni città, a notte tarda, le strade vuote e i balconi si riempiono dei loro lamenti.

19 aprile 1905

È un freddo mattino di novembre ed è caduta la prima neve. Un uomo in un lungo cappotto di pelle si trova sul suo balcone al quarto piano sopra Kramgasse, che si affaccia sulla fontana Zähringer e sulla strada bianca al di sotto. A est egli può vedere la fragile guglia della Cattedrale di San Vincenzo, a ovest il tetto ricurvo della Torre dell’Orologio. Ma l’uomo non sta guardando a est o a ovest. Sta fissando un minuscolo cappello rosso lasciato nella neve là sotto, e sta pensando. Deve andare alla casa della donna a Friburgo? Le sue mani afferrano la ringhiera di metallo, la lasciano, la afferrano di nuovo. Deve andarla a trovare? Deve andarla a trovare?

Decide di non vederla di nuovo. Lei è manipolatrice e critica e può rendere la sua vita miserabile. Forse lei non è per niente interessata a lui. Così decide di non vederla di nuovo. Invece, gli piace la compagnia degli uomini. Lavora duro nel ramo farmaceutico, dove difficilmente nota l’assistente donna del manager. Alla sera va con i suoi amici a bere birra alla brasserie sulla Kochergasse, impara a fare la fonduta. Poi, in tre anni, incontra un’altra donna in un negozio di abbigliamento a Neuchâtel. Lei è carina. Fa l’amore con lui molto lentamente, per alcuni mesi. Dopo un anno viene a vivere con lui a Berna. Vivono tranquillamente, passeggiano insieme lungo l’Aar, sono compagni uno dell’altra, invecchiati e soddisfatti.

Nel secondo mondo l’uomo con il lungo cappotto di pelle decide che deve andare a trovare di nuovo la donna di Friburgo. La conosce a malapena, lei potrebbe essere manipolatrice, e i suoi movimenti alludere all’incostanza, ma il modo in cui il suo viso si ammorbidisce quando sorride, quella risata, quell’abile uso delle parole... Sì, deve vederla di nuovo. Si reca alla casa di lei a Friburgo, siede con lei sul divano, certi momenti sente il proprio cuore battere forte, si illanguidisce alla vista del candore delle sue braccia. Fanno l’amore, forte e con passione. Lei lo persuade a trasferirsi a Friburgo. Lui lascia il suo lavoro a Berna e comincia a lavorare alla Posta di Friburgo. Egli brucia d’amore per lei. Ogni giorno torna a casa a mezzogiorno. Mangiano, fanno l’amore, discutono, lei si lamenta di aver bisogno di più soldi, lui la implora, lei gli lancia stoviglie, fanno di nuovo l’amore, lui torna alla Posta. Lei minaccia di lasciarlo, ma non lo fa. Egli vive per lei, ed è felice con la sua angoscia.

Anche nel terzo mondo lui decide che deve assolutamente vederla dio nuovo. La conosce a malapena, lei potrebbe essere manipolatrice, e i suoi movimenti alludere all’incostanza, ma il modo in cui il suo viso si ammorbidisce quando sorride, quella risata, quell’abile uso delle parole... Sì, deve vederla di nuovo. Si reca alla casa di lei a Friburgo, la incontra sulla porta, prende il tè con lei sul tavolo della cucina. Parlano del lavoro di lei alla biblioteca, di quello di lui nel ramo fartmaceutico. Dopo un’ora lei dice che deve partire per aiutare un amico, gli dice arrivederci, si stringono la mano. Lui percorre i trenta chilometri di ritorno a Berna, si sente vuoto durante la corsa del treno verso casa, va nel suo appartamento al quarto piano sulla Kramgasse, sta sul balcone e fissa un minuscolo cappello rosso lasciato nella neve là sotto.

Queste tre catene di avvenimenti accadono davvero tutte simultaneamente. Perché in questo mondo il tempo possiede tre dimensioni, come lo spazio. Proprio come un oggetto può muoversi in tre direzioni perpendicolari, corrispondenti all’orizzontale, alla verticale e alla trasversale, così un oggetto può condividere tre futuri perpendicolari. Ogni futuro si muove in una diversa direzione del tempo. Ogni futuro è reale. A ogni punto di decisione, se visitare una donna a Friburgo o comprare un nuovo cappotto, il mondo si divide in tre mondi, ciascuno con le stesse persone ma con destini differenti per quelle persone. Nel tempo esistono infiniti mondi.

Alcuni sottovalutano l'importanza delle decisioni, sostenendo che avvengono tutte le decisioni possibili. In tale mondo, come si può essere ritenuti responsabili delle proprie azioni? Altri ritengono che ciascuna decisione deve essere esaminata e impegnata, che senza impegno c’è il caos. Quelle persone sono soddisfatte di vivere in mondi contraddittori, a condizione di conoscere la ragione di ciascuno di essi.


11 maggio 1905

Camminando lungo il Marktgasse si gode di una vista meravigliosa. Le ciliegie nelle bancarelle della frutta sono ordinate in file, i cappelli nel negozio di modisteria sono accuratamente impilati, i fiori sui balconi sono disposti in perfette simmetrie,sul pavimento del fornaio non ci sono briciole, neanche un goccio di latte è caduto sull’acciottolato della fabbrica di burro. Niente è fuori posto.

Quando un’allegra comitiva lascia il ristorante, i tavoli sono più in ordine di prima. Quando il vento soffia delicatamente lungo la strada, la strada è scopata alla perfezione, lo sporco e la polvere trasportati ai margini della città. Quando le onde del lago s’infrangono sulla riva, la riva si ricostruisce. Quando le foglie cadono dagli alberi, le foglie si schierano come uccelli in una formazione a V. Quando le nuvole danno forma a dei volti, i volti permangono. Quando una pipa libera fumo in una stanza, la fuliggine si dirige verso un angolo della stanza, lasciando l’aria pulita. I balconi esposti al vento e alla pioggia diventano più brillanti con il tempo. Il rumore del tuono fa sì che un vaso rotto si ripari da solo e i cocci frantumati balzino alle precise posizioni in cui si sistemano e si legano. L’aroma fragrante di un carretto di cannella che passa si intensifica, non si disperde, con il tempo.

Sembrano strani questi fatti?

In questo mondo lo scorrere del tempo porta a un ordine crescente. L’ordine è la legge della natura, la tendenza generale, la direzione cosmica. Se il tempo è una freccia, quella freccia punta verso l’ordine. Il futuro è struttura, organizzazione, unione, intensificazione; il passato [è] casualità, confusione, disintegrazione, dissipazione.

I filosofi hanno dedotto che, senza una tendenza all’ordine, il tempo sarebbe privo di significato. Il futuro sarebbe indistinguibile dal passato. Le sequenze di eventi sarebbero così solamente tante scene fortuite prese da mille racconti. La storia sarebbe indistinta, come la nebbia lentamente raccolta dalle cime degli alberi nella sera.

In tale mondo le persone con case disordinate stanno sdraiate nei loro letti e aspettano che le forze della natura spingano via la polvere dai loro davanzali e lucidino le scarpe nei loro armadi. Le persone con affari disordinati possono fare picnic mentre le loro agende si organizzano, i loro appuntamenti sono presi, i loro conti correnti portati in pareggio. Rossetti e spazzole e lettere possono essere mescolati nelle borse con la soddisfazione che essi usciranno da soli automaticamente. I giardini non dovranno mai essere potati, le erbacce mai strappate. Le scrivanie diventano ordinate entro la fine della giornata. I vestiti sul pavimento alla sera sono posati sulle sedie al mattino. I calzini perduti si ritrovano.

Se si visita una città in primavera, si gode di un’altra vista meravigliosa. Infatti in primavera gli abitanti si disgustano dell’ordine nelle loro vite. In primavera la gente furiosamente lascia rifiuti in casa. Scopano lo sporco all’interno, rompono sedie, rompono finestre. Sulla Aarbergergasse, o qualsiasi viale residenziale in primavera, si odono i rumori di vetri rotti, grida, urla, risate. In primavera, la gente si incontra in orari non prestabiliti, brucia le proprie agende, getta via gli orologi, beve per tutta la sera. Questo abbandono isterico continua fino all’estate, quando le persone riacquistano il senno e ritornano all’ordine.

12 commenti:

  1. Una massima dei Traduttori:
    Many critics, no defenders, translators have but two regrets: when they hit, no one remembers, when they miss, no one forgets.
    Non ho letto l'originale in Inglese ma la tua mi pare molto più che una semplice traduzione ....

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  2. Wow! Quasi quasi lo leggo. Anche perché i titoli dei sogni sono considerazioni filosofiche mica male, ad es.:

    Il tempo passa, ma succede poco.
    [Ma io sto invecchiando]
    Chi vive nel tempo è solo e nessuno è felice.
    [È chiaro che parlano di me]
    Non c’è futuro, il tempo è una linea che termina oggi.
    [Ovvio, o no?]

    Mi immagino Brocco Uttiglione, mons. Ravacci, Vito Mancuso e Maurizio Gasparri che ne discutono da Vespa (quando sarà finito l'embargo elettorale).

    @ Peppe
    hai la fonte?

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  3. @juhan
    http://vita-agra.blogspot.com/

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  4. Peppe: anche i comuni mortali oggi possono far traduzioni decenti se utilizzano la funzione "trova sinonimi" di Word.

    Juhan: c'è un'altra ipotesi, proposta mi pare da Borges: Gli uomini sono stati creati ieri con i falsi ricordi di un passato inesistente.

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  5. No, mi correggo: Borges ha citato un passo de L'analisi della mente di Bertrand Russell, in cui questi "suppone che il pianeta sia stato creato da pochi minuti, fornito di un'umanità che `ricorda' un passato illusorio".

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  6. Credo proprio che leggerò questo libro. Grazie grazie.

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  7. Bellissimo. Ci vorrebbe un capitolo (o un mondo) dove c'è tempo per leggere tutti questi capolavori. Dai passi che hai tradotto mi ricorda non so perché "Le città invisibili" di Calvino, forse per il tono sottilmente surreale, filosofico e allo stesso tempo (allo stesso tempo?) poetico dei racconti.

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  8. Melassa: benvenuta. :) Si tratta davvero di un bel libro, che si legge tutto d'un fiato (se si può farlo nella propria lingua, accidenti!).

    Profeta: in effetti tutti i critici americani hanno riconosciuto l'influenza delle Città invisibili di Calvino e di una decina di racconti di Borges.

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  9. - Il tempo è assoluto, un infinito padrone.
    - Il mondo è un mondo di propositi cambiati, che lascia incomplete molte cose.
    - Gli uomini vivono per sempre, dividendosi in due gruppi: i più tardi e gli ora.
    - Il tempo è un usignolo

    Per me, questi i migliori :-)
    g

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  10. Per me:

    Al lavoro: Il tempo non passa.
    A casa: Il tempo è discontinuo, con vuoti e pause.
    In vacanza: Il tempo è un senso, come il gusto.

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  11. ..."un Einstein nel titolo di un romanzo incuriosisce assai poco il lettore MEDIO italiano DIGIUNO di scienza"... E aggiungerei anche che l'italiano RETTO metterebbe all'INDICE un romanzo sulla scienza, poiché preferisce guardare la televisione a 40 POLLICI e continuare ad essere un CRASSO ignorante.

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