sabato 7 marzo 2009

Poesie monovocaliche



La poesia monovocalica è uno dei giochi letterari più noti e non occorre essere oulipiani per conoscerla. In Italia il suo maestro indiscusso è Giuseppe Varaldo. Di professione dermatologo, virtuoso prestigiatore di parole, enigmista, Varaldo è autore di alcuni tra i più lunghi palindromi in italiano: uno sul tema di Penelope (1041 lettere), uno sulla scoperta dell’America (630 lettere), uno sulla vittoria italiana ai Mondiali del 1982, di 4587 lettere (!). Varaldo ha pubblicato All'alba Shahrazad andrà ammazzata (Vallardi, 1993), con una divertita prefazione di Umberto Eco e di un’illuminante post-fazione di Stefano Bartezzaghi. Si tratta di quaranta sonetti, di metrica e prosodia regolari, ognuno dedicato al riassunto di un capolavoro della letteratura universale. Ogni sonetto è composto usando una sola delle cinque vocali. Ecco il Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand:

Confronto ognor lo sbocco forforoso
col corno, col trombon, col vòto dosso,
o l’osso con l’omologo Colosso.
Non sopporto sfottò o motto ontoso:

lo stolto (provocò l’onor focoso!)
lo tocco con lo stocco, lo fo rosso.
Col moccolo fo colmo pozzo o fosso,
lo scrosto con lo scovolo ‘sto coso.

Col nostro – non lo nomo – soffro molto:
troppo grosso lo mostro... mostro sono:
lo zoccolo sformò l’ombroso volto!

Non complotto, non mormoro, non stono,
collotorto non sono, sono colto...
Sposo non son, sto solo, non corono!


Così Varaldo ha riassunto il Vangelo:

Dalla casa natal (capanna? stalla?)
all'annata fatal, dal mar a Cana,
Satana scansa, campa alla spartana,
va tra la massa scalza, spalla a spalla.

Ama parlar d'amar, l'amar avalla:
ma la gamba malata, la mattana,
l'anca ch'arranca - abracadabra - sana.
La sacra saga al dramma s'accavalla:

data la bastardata mal pagata,
fatta dal tal ch'avrà dannata l'alma,
data la tanta calca scalmanata

ch'all'affrancar Barabba starà calma,
l'ammazzan; ma alla bara spalancata
manca (fantasma par!) la cara salma.


Una certa fama hanno ottenuto le monovocaliche del gruppo di poesia ludico sperimentale "Bufala Cosmica" (Marco Ardemagni, Alessandra Berardi, Gianni Micheloni, Antonio Pezzinga), autori di Rime tempestose (Sperling & Kupfer, 1992). Due di queste (I ciclisti, Ho l’orto) hanno avuto l’onore del teleschermo, quando le ha recitate Ugo Dighero, ospite del suo ex socio Broncoviz, Maurizio Crozza (qui l’esilarante interpretazione della seconda):

Ho l’orto
Non sono solo, sono con otto.
Con otto? Non so...
Solo solo lo poso, solo lo sgobbo.
Con loro otto lo colgo.
Con loro otto, porco mondo, lo godo.
Solo pongo orzo, sorgo, porro, pomodoro.
Non con loro!
Solo lo poto, lo sgombro, lo coccolo,
lo contorno col fosso
sgombro lo scolo, lo sormonto col dosso,
fo l’orco con lo storno o col topo col corvo,
col colombo o col tordo...
Oh, non lo scordo.
Sono stronzo?
No! Lo sono loro...
Lo so, ho torto
non ho polso con costoro
o non ho bon ton:
provo con Dodo, con John,
con Romolo, con Rodolfo, con Ron.
Propongo l’orto
cos’ho: conforto?
No, ho solo ‘sto coro:
"Non posso, non posso...
Non posso, son sotto concorso
non dormo, non sono pronto
ho lo scolo, non sono solo,
sono solo col nonno, son morto!"
Sporco mondo corrotto!
Non ho conforto....
Sopporto lo scotto
obtorto collo, tonto...

Poco dopo controllo l’orto:
ho troppo rovo
troppo poco pomodoro
non scorgo sorgo
l’orzo non lo trovo.
Solco toppo profondo?
Troppo poco posto?
Posto con troppo sol
o troppo fosco?
Boh!
Do lo zolfo? No, son contro!

Pomodoro...
lo sogno rosso, grosso, rotondo,
odoroso no,
lo trovo storto,
mollo, morso, bolso, corroso
Con foro!
T’ho colto mostro morboso!
Oh, non l’ho colto solo,
poco dopo lo scopro:
sono otto!
Corrono tondo tondo
col loro corpo rotondo
color oro.
Sono otto, sono loro!
Non controllo lo sconforto:
do lo zolfo
lo soffoco col cloro
col cromo, col bromo solforoso
lo sporco morbo morboso!

O lo soffoco,
o l’orto lo scordo
morso dopo morso
foro dopo foro
mostro dopo mostro!
Do lo zolfo!
Comodo, poco costoso...

No, non lo do, son contro!


Si parva licet, anch’io mi sono cimentato con il genere. Ecco il risultato: ditemi che cosa ne pensate.

Sì, li vidi

Li vidi distinti,
mitici, cinici, tristi.
Sì,
in primis vidi
i lividi visi
di invitti militi ittiti.
Vidi i tipici ciprinidi
di libici lidi,
gli indicibili mitili
di idrici infiniti.
I vini di Brindisi,
i tini di sidri citrini.
I brividi di pii stiliti,
intirizziti, di riniti intrisi;
i cilici di mistici
discinti, intimiditi.
I ciclici giri
di pitici riti,
gli spiriti frigi,
cinti di mirti divini.
I finitimi Lidi
infidi, i ricci tinti,
i sistri ritmici,
i fittili triclini.
Gli invisibili siti
di virili ginnici siri,
gli ippici sinistri
di ricchi principi sciti.
I mirifici inni, i distici
gli ibridi stili
di tristi lirici irpini,
Finiti i limiti civili,
vidi i plinti incisi
di piritici triliti
di Pitti, i visi dipinti,
gli insistiti gridi di Cimbri,
gli schivi primi Vichinghi
di climi rigidi.
Sì, li vidi.


Indi finii. Il gin? Smisi.

Vidi in infimi TG
crisi di listini, indici piccini,
primi ministri 
ricchissimi, disinibiti,
vili.
Crimini, cimici, 
missini sifilitici,
strilli di grilli,
divi, miss in slip.
Finii in tilt.

I gin? Mi ci rimisi: tripli.

10 commenti:

  1. Si potrebbe poetare anche senza vocali,
    prendendo ad esempio i codici fiscali?

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  2. Forse in sloveno. Da bambino, quando seppi che il nome slavo di Trieste è Trst, pensai che imparare quella lingua fosse facilissimo: basta togliere le vocali. Si può poetare senza vocali anche nelle lingue semitiche, particolarmente in ebraico: il Cantico dei Cantici forse nell'originale è il Cntc d cntc.
    Colgo l'occasione per chiederti come inviare commenti sul tuo blog senza iscriversi. Si può?
    C.
    Ppng

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  3. Anche lo slang giovanile degli sms è generalmente avaro di vocali.
    Ho paura che non si possa commentare sul mio blog senza iscriversi, ma un giorno traslocherò da Spaces.Live in un posto che gli sloveni non potrebbero pronunciare: un'aia.
    C!
    Clpsc

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  4. Popinga, io ho fatto questo, ispirandomi a una recente mia scorribanda al Centro Unico Prenotazioni dell'ospedale vicino a casa mia. Ci vorrebbero impiegati-traduttori, certe volte, vero? Comunque questo è un dialogo, che tu devi immaginare. Uno straniero deve prenotare una visita specialistica di natura particolarmente "intima", essendogli occorso un incidente, e l'impiegato zelante e super occupato del CUP è curioso, ma soprattutto deve capire in quale reparto indirizzarlo, se il paziente è sofferente e quindi necessita di una prenotazione celere, e intanto, perchè no, ne ricava volentieri un aneddoto per la famigliola:
    CUP (titolo)
    Zulù : "Bus blu. Cucu?! Bum! Zum zum zum d'un cul!"
    Cup : "Tu...? Fu lux, pur dur!"
    Zulù : "Uhm"

    Va bene così, con la U, secondo te?

    B

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  5. Con la U è molto difficile. Sinora la più bella che ho trovato è del grande ludolinguista Giorgio Weiss:

    Lulù, un tutù blu
    Ursus, un sub zulù.
    -«Lulù, tu!»
    -«Tu, Ursus!»
    -«Un rum?»
    -«Un brut.»
    (sorseggiando) –«Glu glu... »
    -«Glu glu...»
    Lulù Krupp und Ursus
    fûr un tutt'un sul puff d'un bus.

    l'autore così commenta:

    Date le difficoltà, quasi insuperabili, di scrivere con la sola vocale U qualsiasi testo di senso compiuto, il poeta ha usato l'accorgimento di inserire un dialogo e di dare a Lulù il cognome di Krupp, per poter usare il vocabolo tedesco "und" - al posto di "e" - al fine di configurare la "congiunzione" con Ursus.

    È da notare che l'ultimo verso è un esempio (rarissimo) di novenari monosillabici.

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  6. Dai che bella questa, Popinga! Era difficile davvero con la U, senza dialoghi secondo me diventa impossibile. Da piccola andavo sempre in vacanza in Friuli e mi ricordo anch'io l'emozione della parola Trst, come anche Split (per Spalato) quando ci siamo andati (da Ancona a Zara in traghetto e poi risalendo fino al Friuli, come sempre). Gli sloveni non pronuncerebbero mai aiuola, forse. Come hai fatto a costruire la tua, con le I? E' bellissima e ci sono tanti aggettivi e la musicalità è divertente. Io ho sbagliato anche perchè pensavo di costruire una storia, invece dovevo fare prima un elenco di parole tutte con la U, e dopo costruire una storia. Tu hai fatto così?

    B

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  7. B.: no, per la I non ho dovuto fare un repertorio. L'ho scritta quasi di getto, poi ho corretto, limato, distillato. Sono contento che ti piaccia. :)

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  8. Le due sul gin sono riuscitissime e molto "spritose", tra l'altro efficaci nel loro essere così "concentrate". Visto l'argomento, non mi sorprende che tu abbia "corretto" e "distillato". Una delizia!

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  9. ho composto un sonetto monovocalico in onore di Giuseppe Varaldo, che ha già magistralmente scritto un sonetto sul tema del diluvio universale.

    Da Cam varata, l'arca par adatta
    a star a galla, l'han calafatata!
    L'altra arzza d'Adam, malnata, matta,
    da Satana bacata, andrà dannata.

    Allagata sarà l'alma savana,
    la masnada pagana andraà ammazzata.
    Apax salva sarà la barca strana,
    stalla al caval, al can, alla sbadata
    vacca, al chat, al rat, alla salangana.

    Passata la bagnata, la gran landa
    sarà arata, amalgamata, sana.

    Ballarà all'Ararat la sarabanda
    d'Adam la razza affrancata, arcana,
    dal gran navarca fatta santa, amanda.

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  10. Strano che non vedo una poesia con la A. È così difficile? Oppure è in un altro link?

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