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mercoledì 8 marzo 2023

In Europa cova il fuoco

 


«Sento odore di guerra». «E io di primavera,
la terra che formicola, Signore, sotto la neve. Sgela».
«Appena via la neve si scatena l’inferno».
«Monsieur, mentre lo dite, non sembrate toccato».
«Atarassia? O Crisippo, sarebbe bello. Ma ti fidi tu
di questa natalizia pace e quiete? Quando fu l’Europa
mai il grembo di Abramo? Nei miei lunghi viaggi
sui muri dei granai ho visto i segni. Già l’inverno puzzava
di polvere da sparo. La bestia s’avvicina.
Solo io sono qui a morir di freddo». «Non vi state ammalando?»

«In Austria, in Boemia ed in Polonia pareva l’orizzonte 
                                                      sigillato da un solo cielo grigio.
Fremeva soltanto dove in lontananza era punto dal campanile.
Sapeva il vino dell’incoronazione d’amara medicina,
puzza la selvaggina, ed ammuffito il pane.
A Danzica, agli scacchi, mi presero la dama non so come.
A Praga mi gridò un nano malvagio: brutto cattolico!
Sulle strade fango, movimento - passano truppe e truppe.
C’era una donna a Vienna che mi fece il malocchio.
Era ovunque, metalliche le sue scaglie di drago,

il dio delle battaglie. Affusti, asce, cuoio di corazze.
E un rimestio, un rumore per le campagne e i boschi.
E barconi e argini di tronchi, ogni fiume e torrente
largo abbastanza chiama fanteria, con lance dritte in piedi.
Ovunque salmerie e staffette a cavallo. Al vederle era chiaro:
qualcosa sta accadendo nelle terre romane».
Mi spaventate. Che ci faccio io qui?» «Questo buco è protetto.
E l’inverno è nemico della guerra.
non busserà alla porta prima che il merlo canti».
«Voi pensate sul serio di raggiunger l’esercito?»
Era contrito. Ancora così tronfio a San Martino -
ora, appena sfornato, l’io si affloscia.
Odia la luna piena e, con la febbre, va a coricarsi presto,
È come sempre quasi mezzodì quando Descartes si alza.
Si rade e dallo specchio la sua faccia gli dà del perdigiorno.
Lui rimbecca: che il diavolo ti porti... Vuoto davanti
ma già con le righe, già predisposti gli x, y, z -
incognite alle variabili di ogni nuova equazione.
Il futuro è un alfiere che galoppa.
Che gli importa la guerra ? Non varca la sua soglia!

«E cos’altro sapete?» «Scusami, ero distratto -
su che, Gillot ?» «La vostra guerra: ma verrà in Germania?»
«Sarà tremenda - e soprattutto qui».
«Sembra che sotto sotto vi rallegri».
«S’inganna chi si culla in sicurezze, la guerra ti trascina.
E non rimane mai pietra su pietra.
Il raccolto che brucia, città e campi sommersi.
Coi pifferi e le trombe si desta nell’infante l’istinto primordiale,
l’ha nel sangue la guerra: e un passatempo. Aspetta, non c’è dubbio:
o contro o pro si prende poi partito».

Cova il fuoco in Europa. Vien buio. Il fumo sale
dal lacerato panno sull’altare. Introitus... Finito il medioevo.
Miserabile ciò che dall’infanzia, non appena ragiona
porta con sé un cristiano, in quella sua coscienza
di sedotto, provato, sovvertito: una pappa il cervello
in cui su questa terra va guadando. E che profano è il cuore,
questo lacchè della sua carne debole.
Gerusalemme e Wittenberg, San Pietro e Notre Dame -
la rosa gira. Cigola la guerra, macchina per far soldi.
E all’empio sopravvive la vergogna.

«Guarda là. Ruggine. E mozziconi orridi, come fossero ossa.
La fiamma lecca e strappa quell’umida corteccia.
Cova e fuma dapprima, poi avvampa e crepita,
proprio come gli spari, a tradimento. Da ogni lato all’assalto:
questo regno di Cristo vien spartito, gli si scava la tomba.
Violenza al calor bianco: di ben dura moneta si ripaga
ciò ch’era focolare e amor del prossimo.
Il fuoco abbaglia, mangia l’intelletto.
La guerra paga, salario e onori attendono
chi salta in piedi e appicca il fuoco in grande».

da Della neve, ovvero Cartesio in Germania, di Durs Grünbein, traduzione di Anna Maria Cappi, Einaudi, Torino, 2005


René Descartes trascorse l’inverno tra il 1619 e il 1620 in Germania come soldato a proprie spese (“gentiluomo volontario”) al servizio del Duca di Baviera. Era in corso dal 1618 la Guerra dei Trent’anni. Rimase per mesi bloccato dai rigori stagionali in una confortevole casa ben riscaldata, probabilmente a Neuburg an der Donau, nel nord della Baviera, assieme al suo maggiordomo Gillot. Fu in questa località che iniziò a fissare i principi del suo "sistema", osservando come il sapere delle scuole risultasse meno vicino alla verità' di quanto non lo fossero "i semplici ragionamenti che può fare spontaneamente un uomo di buon senso riguardo alle cose che si offrono alla sua attenzione". Fu allora che decise di sbarazzarsi di tutte le nozioni acquisite, con l'intenzione di recuperarle eventualmente solo dopo "averle controllate e ordinate secondo le esigenze della ragione". Spirito dei tempi, questo sistema “razionale” gli sarebbe stato ispirato da un sogno. In primavera la Guerra riprese con tutto il suo portato di violenza, morte e distruzione.

giovedì 29 settembre 2022

L’affare dei "Grievance Studies", o "Sokal al quadrato"

 


Dildos. Passare dalla porta sul retro: Problematizzare l’omoisteria e la transfobia degli uomini eterosessuali attraverso l’uso ricettivo e penetrativo dei Sex Toys”. Forse il fatto che gli uomini si penetrino solo raramente per via anale mediante l’uso di sex toys è connesso alla paura di fare pensieri omosessuali (“omoisteria”) e intolleranti verso i trans (transfobia). Incoraggiarli dunque a penetrarsi analmente ripetutamente farà calare la transfobia e aumentare i valori femministi.

Hooters. Una etnografia della mascolinità nei ristoranti con cameriere seminude: ragioni della reificazione, conquista sessuale, controllo maschile, durezza mascolina nei ristoranti sessuali reificanti”. Gli uomini che frequentano quei ristoranti con cameriere seminude come Hooters lo fanno in quanto nostalgici della dominazione patriarcale e godono a dare ordini alle donne attraenti che gli girano attorno. L’ambiente offerto da questi ristoranti incoraggia gli uomini a perpetuare la reificazione e la conquista sessuale, ad uno con la durezza mascolina e la dominazione maschile finalizzata alla “mascolinità autentica”.

Parco per cani. Reazioni umane alla cultura dello stupro e performatività queer nei parchi per cani della città di Portland, Oregon”. I parchi per cani sono luoghi dove la cultura dello stupro è tollerata e dove vige una sistematica oppressione dei “cani vittima”. Mediante ciò è possibile misurare l’attitudine umana nei confronti del medesimo problema. L’analisi della situazione fornisce elementi sul come addestrare gli uomini per portarli fuori dalla violenza sessuale e dal bigottismo cui sono soggetti.

Questi sono tutti articoli reali, pubblicati in giornali accademici (poi ritirati), scritti sotto pseudonimo da un gruppo di tre persone: la giornalista Helen Pluckrose, il matematico James Lindsay e il filosofo Peter Boghossian. Suonano come parodie di un certo stile di ricerca accademica. Infatti lo erano. Pluckrose, Lindsay e Boghossian hanno scritto e pubblicato gli articoli come parte di una campagna di bufale durata un anno che prendeva di mira campi come gli studi di genere o sulle discriminazioni razziali.

I tre scrissero in poco più di un anno venti articoli e li sottoposero a un certo numero di giornali accademici. Quando terminarono l'esperimento, all'inizio di ottobre del 2018, sette dei venti erano stati accettati per la pubblicazione.

In un lungo articolo che spiegava il raggiro, gli autori descrissero la loro bufala come prova che i campi incentrati sull'identità - studi di genere, studi queer, studi critici sulla razza, ecc. - erano "corrotti" fino in fondo. I Grievance Studies ("studi sul risentimento"), come scelsero di definire questi campi, elevavano le sciocchezze politicamente alla moda a studi accademici rigorosi; gli autori li vedevano come un cancro nell'università che deve essere asportato.

Non era la prima volta che i giornali accademici erano presi in giro per dimostrare una tesi. Ma questa volta, lo scherzo provocò un contraccolpo contro gli stessi burloni. Alcuni studiosi provenienti da campi estranei ai Grievance Studies criticarono lo scherzo, rifiutando i metodi di Pluckrose et al. come non scientifici e le conclusioni che traevano sull'intero campo degli studi sull'identità come non supportate dalle loro stesse prove.

I burloni avevano ragione sul fatto che esistono problemi negli studi sull'identità e che uno di questi problemi è il pregiudizio politico. Ma il loro esperimento non era una prova convincente che questi problemi siano necessariamente peggiori di quelli che interessano altri campi, compresi quelli che sembrano più "scientifici" come la psicologia o l'economia.

La vera posta in gioco non era una disputa sul metodo accademico ma invece l'apertura di un altro fronte nella grande guerra culturale americana di questi ultimi anni. Pluckrose, Lindsay e Boghossian non sono studiosi neutrali: tutti loro sono da tempo critici della cosiddetta politica dell'identità e della giustizia in senso lato.

Il loro obiettivo, in breve, era di mostrare che le idee che si sentono dagli intellettuali liberal, dagli attivisti di MeToo e Black Lives Matter e da alcuni parlamentari democratici sono nella migliore delle ipotesi vacue.

Pluckrose et al. guardano a questa come una guerra per salvare il liberalismo da se stesso. Ma in realtà hanno rivelato un cambiamento nel dibattito politico moderno, in cui l'ideologia e l'identità hanno soppiantato alcune delle vecchie divisioni sinistra/destra, allineando un certo tipo di sedicenti liberali con le forze della reazione.

La bufala dei Grievance Studies è iniziata con la preoccupazione che le persone venissero ingiustamente accusate di razzismo e sessismo, illustrando la posta in gioco politica di tutto questo praticamente dall'inizio.

Boghossian (professore di filosofia alla Portland State University) e Lindsay (che ha un dottorato di ricerca in matematica, ma lavora al di fuori dell'accademia) erano entrambi coinvolti nella comunità di scrittori atei-scettici. Negli ultimi anni, entrambi erano allarmati da quella che vedevano come un'ondata di critiche ingiuste rivolte alle persone all'insegna della giustizia sociale e della discriminazione "sistemica" del politicamente corretto. Uno di questi esempi, secondo Lindsay, era James Damore, l'ingegnere di Google licenziato nel 2017 dopo aver scritto un promemoria in difesa dell'idea che gli uomini siano intrinsecamente più adatti al campo tecnologico rispetto alle donne.

"Abbiamo notato una tendenza che includeva persone che rispettavamo che venivano messe alla berlina, in diversi casi, con accuse di razzismo e sessismo", disse Lindsay. "Quando li abbiamo esaminati più da vicino, ci siamo resi conto che stavano usando definizioni particolari di sessismo e razzismo, in particolare, stavano usando il razzismo e il sessismo" sistemici".

La teoria della discriminazione "sistemica" sostiene che non si tratta semplicemente una questione di atteggiamenti individuali, ma piuttosto di strutture e idee sociali più ampie. Secondo Lindsay e Boghossian, la nozione di razzismo sistemico e sessismo è usata per attaccare le persone per tutti i tipi di comportamenti che non sono motivati ​​da ostilità razziale personale. Essi incolpano una particolare applicazione della teoria post-strutturalista che è diventata popolare in campi come gli studi di genere, che si concentra fortemente sul ruolo del linguaggio nel mantenimento delle strutture oppressive.

"La correttezza politica è una manifestazione pubblica di una forte attenzione all'idea che il linguaggio costruisce la società attraverso la creazione e il mantenimento di squilibri di potere, che è un'idea molto [post-strutturalista]", ha detto Lindsay.

L'idea della “bufala” nacque come un modo per testare la qualità della ricerca alla base di questa teoria. Se la teoria post-strutturalista era radicata in una rigorosa ricerca accademica, i suoi studiosi avrebbero dovuto essere in grado di scovare documenti falsi durante la revisione tra pari. Ma se riuscivano a giustificare un argomento del tutto privo di senso in gergo post-strutturalista e farlo pubblicare, ciò avrebbe indicato che l'intero edificio è corrotto.

Il primo tentativo di Lindsay e Boghossian non andò bene. Nel 2017 pubblicarono un articolo intitolato "The Conceptual Penis as a Social Construct" sulla rivista Cogent Social Sciences. Il finto studio sosteneva che il pene è meglio compreso come una sorta di identità maschile che come un organo biologico e che il "pene concettuale" era responsabile, tra le altre cose, del cambiamento climatico.

Il problema, come sottolineano i critici, è che Cogent Social Sciences non è una delle principali riviste di studi di genere, e nemmeno accademicamente rispettabile. È una pubblicazione di qualità estremamente bassa che richiede una commissione di 625 dollari per la pubblicazione. In effetti, quando Lindsay e Boghossian cercarono di presentare "The Conceptual Penis" a una vera rivista di studi di genere, NORMA, esso fu respinto.

In un primo momento, i loro articoli furono respinti. Il contenuto era ovviamente troppo sciocco. Ma poi si impegnarono a studiare i tipi di articoli che erano stati scritti sull'argomento in passato e migliorarono la loro capacità di imitare gli argomenti in essi contenuti. Questo fu un lavoro a tempo pieno per Lindsay, che ottenne finanziamenti da un gruppo di donatori di cui non avrebbe rivelato i nomi per dedicare, nelle sue parole, "novanta ore a settimana" a questo progetto.

Per questi motivi, disse Lindsay, dopo l'esperimento "per lo più fallito", coinvolsero la britannica Helen Pluckrose, editor della rivista Areo, come collaboratrice; migliorarono anche la metodologia, che prevedeva la presentazione di più articoli, ciascuno dei quali sarebbe stato sottoposto a "riviste di rango superiore"; se veniva rifiutato, il feedback del processo di revisione tra pari veniva utilizzato per rivedere il documento prima che fosse inviato a una rivista di livello inferiore. Questo processo era ripetuto fino a quando il documento non era accettato, o fino a quando i tre autori non ritrattavano quel documento. La paternità di ogni articolo era di fantasia o di persone reali disposte a prestare il proprio nome, come Richard Baldwin, professore emerito di storia al Gulf Coast State College.


Il risultato fu che, alla fine, sette dei 20 articoli furono accettati per la pubblicazione su riviste scelte come bersaglio. Come osserva Daniel Engber di
Slate, tre dei sette sono gli esempi più assurdi e quelli che hanno ricevuto più attenzione: il dildo, il parco per cani e i ristoranti sexy evidenziati in precedenza.

Questi tre articoli accettati contengono ricerche inventate, come diecimila ore di falsa osservazione di cani che montano delle cagne nei parchi. Sono anche pieni di frasi come "a causa della mia posizione di essere umano, piuttosto che di cane, riconosco i miei limiti nel poter determinare quando un caso di monta di cani si qualifica come stupro".

E gli articoli giungevano a strane conclusioni. Quello del dildo rilevava, sulla base di "interviste semi-strutturate con tredici uomini", che esiste "un potenziale valore socialmente correttivo per incoraggiare l'erotismo anale maschile con i giocattoli sessuali". In parole povere, il documento sosteneva che gli uomini che si masturbano penetrandosi in modo anale potrebbero essere di conseguenza meno omofobici e transfobici.

Il fatto che queste assurde argomentazioni siano state accettate del tutto, secondo Lindsay, confermava la loro ipotesi iniziale: che gran parte della teoria post-strutturalista alla base delle moderne argomentazioni su razza e genere è corrotta, se non del tutto vacua.

"Se basiamo la politica su queste cose e l'attivismo su quella ricerca, penso che l’accademia stessa abbia il dovere nei confronti del pubblico di essere affidabile", disse. “Ho perso la mia capacità di fidarmi".

Lindsay è andato anche oltre. Se i vari sottocampi degli studi sull'identità non possono essere riformati, ha detto, allora quei dipartimenti - alcuni dei relativamente pochi in cui le donne e le minoranze hanno una presenza significativa - dovrebbero essere chiusi. "Questi dipartimenti possono continuare a fare quello che vogliono, ma al di fuori del sistema universitario".

La reazione alla bufala dei Grievance Studies è stata variegata. Alcuni studiosi, come il politologo Yascha Mounk, hanno celebrato la loro impresa. dicendo che mentre gli autori non hanno ricevuto favori per la preparazione della bufala, hanno dimostrato padronanza del gergo postmoderno e non solo hanno ridicolizzato le riviste in questione, ma, cosa più importante, hanno mostrato i doppi standard degli studi di genere che accolgono felicemente bufale contro campi "moralmente sospetti" come l’economia, ma non sono in grado di accettare una critica ai propri metodi. Mounk ha anche notato "l'enorme quantità di solidarietà tribale che ha suscitato tra la sinistra e gli accademici" e il fatto che molte delle reazioni sono state puramente ad hominem, mentre pochi hanno effettivamente notato che esiste un problema reale evidenziato dalla bufala: "alcune delle principali riviste in settori come gli studi di genere non sono riuscite a distinguere tra il vero studio accademico e le cazzate intellettualmente vacue e moralmente preoccupanti”. Altri erano più critici. James Stacey Taylor, professore di filosofia libertaria al College of New Jersey, ha sottolineato che due delle riviste a cui avevano presentato gli articoli - Afflia e il Journal of Poetry Therapy - "non sono affatto veri e proprie pubblicazioni accademiche, ma sembrano rivolte ai praticanti", intendendo assistenti sociali e terapisti.

Sembra chiaro che gli imbroglioni abbiano fatto emergere il problema di queste riviste. Gli studi accademici sull'identità sono impegnati in una visione politica progressista. L'esperimento della bufala mostra che è possibile che venga pubblicato un cattivo lavoro che lusinghi quei pregiudizi, il che è certamente qualcosa di cui i revisori che lavorano nei giornali del settore dovrebbero preoccuparsi maggiormente di quanto sembrino fare.

Allo stesso tempo, tuttavia, qualsiasi campo può essere ingannato se si mente sui dati raccolti e si nascondono le vere intenzioni: l'intero sistema dipende dalla buona fede e dall'onestà. Quando le persone lo infrangono, presentando argomenti in malafede o producendo dati falsi, il sistema non è ben attrezzato per accorgersene.

Brian Resnick e Julia Belluz, ad esempio, hanno svolto un resoconto approfondito sui problemi relativi alla ricerca statistica rispettivamente in psicologia e salute. Una percentuale incredibilmente alta di articoli, anche nelle riviste più importanti, non può essere replicata negli esperimenti di follow-up. Parte del problema è che i ricercatori riportano selettivamente i risultati della loro ricerca per far sembrare le loro conclusioni rigorose quando non lo sono, un trucco reso possibile da una sorta di trucco statistico chiamato p-hacking.

I revisori tra pari non possono dire se un documento statistico è difettoso in questo modo, perché per definizione non hanno accesso ai risultati della ricerca che sono esclusi dal documento. Devono confidare nel fatto che i ricercatori siano giunti onestamente alle loro conclusioni; l'intero sistema di revisione tra pari dipende dall'instaurazione di un certo livello di fiducia.

Questo è il motivo per cui è importante, come osserva Engber, che i documenti più sorprendenti della bufala abbiano effettivamente inventato interviste e dati dall'osservazione. "Sappiamo da una lunga esperienza che la revisione tra pari di esperti non offre quasi nessuna protezione contro la frode dei dati vera e propria", scrive. "Questi esempi non hanno ingannato nessuno con sofismi o satira, ma con una semplice fabbricazione di risultati".

Per trarre le grandi conclusioni ideologiche sugli studi di genere e identità che Pluckrose et al. dovevano poter dimostrare che ciò è qualcosa di diverso dai problemi standard dell'editoria accademica.

Ma la bufala non mostra che è più probabile che i documenti falsi vengano accettati rispetto ai documenti veri, né mostra che gli studi di genere e le riviste di teoria post-strutturalista hanno maggiori probabilità di accettare documenti falsi rispetto a quelli in qualsiasi altro campo. Senza questo tipo di confronto, è difficile sapere se gli studi di genere siano errati in modo univoco o se c'è un difetto più grande nel sistema di revisione tra pari.

Lindsay, ha espresso irritazione per questo ragionamento. Per prima cosa, sarebbe stato logisticamente impossibile per il suo team imparare tutti i tipi di diverse discipline accademiche e sottoporsi a riviste in esse contenute. Inoltre, sostiene, è irrilevante: il fatto che potrebbero esserci problemi in altri campi non significa che non ci siano problemi con la ricerca su argomenti di identità.

Per dimostrare che le idee alla base degli studi sull'identità sono corrotte rispetto alle idee che dominano nelle scienze più tradizionali, bisogna dimostrare che quelle idee rendono i loro giornali più manipolabili di quelli di altri campi. E non sembra essere così.

Pluckrose et al. non sono riusciti a dimostrare che l'indagine qualitativa informata dalla teoria post-strutturalista è particolarmente incline a essere manipolata, o che le affermazioni fondamentali nelle varie discipline degli studi sull'identità non sono valide.

"Sappiamo già che tutti i tipi di sciocchezze vengono pubblicati perché le persone sono disposte a mettere un pollice sulla bilancia", ha twittato il sociologo Kieran Healy. “Se odi abbastanza un'area, puoi inventare un giornale falso e farlo pubblicare da qualche parte se ci provi. La domanda è: che cosa odi?"

Per capire la risposta alla domanda di Healy, bisogna davvero capire l'accademia degli anni '90. Come oggi, l'accademia era ossessionata dai dibattiti su "politica dell'identità" e "correttezza politica". Nel mondo della ricerca accademica, questo si è manifestato in qualcosa chiamato "guerre della scienza": un dibattito, per semplificare molto, sul fatto che la ricerca scientifica stabilisca davvero "verità oggettive" sul mondo.

Gli scienziati sociali e i loro alleati in discipline come la filosofia hanno difeso l'idea tradizionale di obiettività, mentre i critici in campi come gli studi scientifici e tecnologici hanno sostenuto che gli scienziati stavano ignorando i limiti intrinseci all'obiettività creati dalla prospettiva e dai pregiudizi umani. Molti dei critici erano preoccupati per il modo in cui le strutture di potere, come il razzismo e il sessismo, avevano storicamente distorto l'indagine scientifica (l'eugenetica e la scienza della razza nazista, per esempio).

In quel contesto, Alan Sokal presentò il suo famoso articolo burla per mostrare che si poteva dire qualsiasi cosa se fosse stata presentata con il giusto linguaggio di moda in quel contesto sociale e politico.

La bufala di Sokal era consapevolmente più limitata di quella di Pluckrose et al. (che alcuni osservatori hanno chiamato “Sokal al quadrato”). Ma rivelava cosa sta succedendo: queste bufale non riguardano tanto l'igiene dell'accademia quanto lo screditare i propri oppositori politici.

Ora, tutti e tre gli autori dei Grievance Studies si dicono politicamente liberali. Ma sono liberali di un tipo molto particolare: quelli che si oppongono con veemenza all'attuale ondata di organizzazione liberale di sinistra che circonda la razza e il genere. Pluckrose ha scritto un articolo nel 2016 intitolato "Perché non mi identifico più come femminista", sostenendo che "il femminismo occidentale deve smettere di concentrarsi su stronzate banali" e che "non ho molta simpatia per le donne che si sentono traumatizzate ed escluse dalle magliette degli scienziati o dai videogiochi”.

Nel settembre del 2018, Pluckrose e Lindsay sono stati co-autori di un articolo che denunciava i praticanti della "politica dell'identità" come traditori dell'eredità liberale del movimento per i diritti civili, polarizzando il mainstream americano contro le cause progressiste. "La politica dell'identità sotto forma di giustizia sociale ... potrebbe annullare decenni di progresso sociale e fornire una motivazione per una rinascita di razzismo, sessismo e omofobia".

Questo tipo di idea è apparentemente progressista, ma in realtà è più comunemente recepita oggi dai conservatori moderati. Ciò porta ad alcune strane alleanze. Boghossian, ad esempio, è un collaboratore di lunga data di Stefan Molyneux, una star di YouTube e presunto "leader di una setta" noto soprattutto per la sua convinzione che "i neri sono collettivamente meno intelligenti". Boghossian è un frequente interlocutore di Molyneux e ha persino scritto la prefazione di uno dei suoi libri.

Il fatto che le bufale di Pluckrose et al. siano piaciute particolarmente alla destra americana a dice lunga sulle conseguenze che ha effettivamente determinato il progetto, e forse anche sulle sue intenzioni.

Nel 2018, la Portland State University ha avviato un'indagine su Boghossian per cattiva condotta di ricerca relativa alla vicenda dei Grievance Studies. Secondo il Chronicle of Higher Education, il comitato di revisione istituzionale (IRB) dell'università ha concluso che Boghossian ha violato le linee guida etiche conducendo ricerche su soggetti umani senza approvazione. L'Università ha anche detto di essere in procinto di "considerare un'ulteriore accusa di aver falsificato i dati".

Dopo la diffusione della notizia dell'indagine sulla conduzione della ricerca, un certo numero di eminenti accademici ha scritto lettere in difesa di Boghossian, tra cui il biologo evoluzionista Richard Dawkins, lo psicologo di Harvard Steven Pinker, il matematico e fisico Alan Sokal, il filosofo Daniel Dennett, lo psicologo sociale Jonathan Haidt e lo psicologo Jordan Peterson. Pinker ha scritto che l'indagine della Portland State University ha colpito lui e i suoi colleghi "come un tentativo di colpire un importante [principio] di etica accademica per punire uno studioso per aver espresso un'opinione impopolare". Dawkins ha suggerito che l'indagine potrebbe essere motivata politicamente: "Se i membri della vostra commissione d'inchiesta si oppongono all'idea stessa della satira come forma di espressione creativa, dovrebbero dichiararsi onestamente e dirlo. Ma fingere che sia una questione di pubblicazione dati falsi è così ovviamente ridicolo che non si può fare a meno di sospettare un secondo fine". Peterson ha affermato che coloro che lanciavano accuse a Boghossian, e non lo stesso Boghossian, erano colpevoli di cattiva condotta accademica.

D'altra parte, gli esperti dell'IRB hanno insistito che Boghossian avrebbe dovuto chiedere l'approvazione dell'IRB per lo studio.

Nel dicembre 2018, la Portland State University ha stabilito che Boghossian aveva "violato le linee guida etiche sulla ricerca su soggetti umani". Di conseguenza, gli è stato vietato di fare ricerca fino a quando non avesse "completato la formazione e potuto dimostrare di aver capito come proteggere i diritti dei soggetti umani".

Nel settembre 2021, Boghossian ha rassegnato le dimissioni dalla Portland State University. Nella sua lettera di dimissioni, ha definito l'università una "fabbrica di giustizia sociale" e ha affermato di aver subito molestie e ritorsioni per aver parlato. La lettera accusava anche l'università di creare una cultura in cui gli studenti hanno "paura di parlare apertamente e onestamente", di addestrare gli studenti a "imitare la certezza morale degli ideologi" e di "[generare] l'intolleranza verso credenze e opinioni divergenti".

Il 17 febbraio 2022 Boghossian ha tenuto una conferenza al Mathias Corvinus Collegium a Budapest sul "wokismo", il comportamento e gli atteggiamenti sensibili alle ingiustizie sociali e politiche, termine oggi utilizzato principalmente dai conservatori per denigrare il politicamente corretto e l'ortodossia di sinistra. Sì, in Ungheria, da Orban.

martedì 21 giugno 2022

Whoroscope, l’esordio modernista di Samuel Beckett

 


Whoroscope è una parola portmanteau, cioè formata dall’unione di altre due parole. Le parole in questione sono whore (puttana) e horoscope (oroscopo). Pertanto, il titolo di questo componimento in versi scritto di getto il 15 giugno 1930 dal poeta, scrittore, saggista e drammaturgo irlandese Samuel Beckett (1906-1989), è stato reso in italiano sia come Puttanoroscopo sia come Oroscopata. Si tratta di un poemetto volutamente arcano, esageratamente intellettuale, pieno di citazioni erudite, turpiloquio e accostamenti blasfemi. Innegabili le ascendenze joyciane di questo centinaio di versi modernisti. 

Il poeta Andrew Goodspeed, in Contemporary Poetry Review, lo definì "Obliquo, resistente e complesso per lo studioso come lo è per il lettore inesperto... squallore per amore dello squallore, indulgenza nell'oscurità, oscurità infinita, oscurantismo inutile, erudizione incomprensibile, riferimento all'introvabile personale e l'occasionale inspiegabile diversione verso ciò che sembra un degrado senza motivo dell'umanità... tentacolare, brusco, divertente, oscuro, disgustoso, fantasticamente referenziale e, soprattutto, annotato. Tradisce l'erudizione provocatoria, il ghigno intellettualistico e il confronto verbale che Beckett adottò presto"

Nel 1930 Beckett stava leggendo la Vita di Cartesio di Adrien Baillet, il quale aveva scritto la prima biografia del filosofo nel 1691. Un aneddoto fornì lo spunto per il tema previsto da un concorso indetto da alcuni intellettuali inglesi residenti a Parigi: il Tempo. Pare infatti che Cartesio fosse restio a dichiarare la sua data di nascita, temendo che qualche astrologo potesse da essa ricavare la data di morte. Un altro fatto che fece da spunto fu la disgustosa abitudine del filosofo di mangiare uova covate a lungo. 

Il poemetto si apre con Cartesio che dà al suo servitore Gillot un uovo affinché glielo cucini. Ma l’uovo è troppo fresco e Cartesio si raccomanda a Gillot affinché aspetti che sia abbastanza guasto e vecchio prima di prepararglielo. Si alternano così versi in cui Cartesio chiede a che punto è l’uovo ad altri in cui si lascia andare a ragionamenti più o meno oscuri. 

Forse perché gli altri partecipanti avevano inviato opere piuttosto scadenti, o per l’audacia stilistica dell’opera, lo scrittore Richard Aldington, che aveva l’incarico di selezionare i testi, non ebbe dubbi nell’assegnare al giovane Beckett l’alloro del vincitore e un premio di dieci sterline. 

Whoroscope venne pubblicato in un’edizione limitata di 300 copie in ottavo a Parigi da The Hours Press (una di queste oggi costa una fortuna). Fu la prima opera di Beckett ad uscire autonomamente in volume. E, di fatto, aprì la strada alla sua carriera. 

L’originale si può trovare in rete in diversi indirizzi, ad esempio qui, dove compaiono le note originali fornite dall’autore. Personalmente ho azzardato un adattamento, aggiungendo in corsivo alle note di Beckett alcuni chiarimenti che ritengo utili per la comprensione dell’opera, sempre che sia possibile capirla del tutto. 


Oroscopata 

Che cos'è? 
Un uovo?1 
Per i fratelli Boot2 puzza di fresco. 
Datelo a Gillot3

Galileo come stai? 4 
e i suoi terzi consecutivi! 
lo schifoso vecchio copernicano pendolatore di pesi, figlio di una vivandiera! 
Ci stiamo muovendo, disse ce ne andiamo - Porca Madonna!
come un nostromo o un sacco di patate 
impostore alla carica 
Non si sta muovendo, sta commuovendo

Che cos'è? 
Un po' di fritto di verdure o uno ai funghi? 
Due ovaie frustate con prosciutto*? 
Per quanto tempo l'ha uterato, quella piumata? 
Tre giorni e quattro notti? 
Datelo a Gillot 

Faulhaber, Beeckmann e Pietro il Rosso5
arrivano ora nella valanga nuvolosa o nella nuvola cristallina rosso sole di Gassendi 
e vi prenderò a sassate tutte le galline e mezzo 
o in mezzo alla giornata metterò una lente a collo di bottiglia sotto la coperta 
Pensare che era mio fratello6, Pierre il Colosso, 
e non un sillogismo fuori da lui 
non più che se ci fosse dentro ancora papà. 
Ehi! Passa sopra quelle monetine 
dolce sudore macinato del mio fegato ardente! 
Erano i giorni in cui sedevo nella stanza bollente. 
gettando Gesù fuori dal lucernario. 
Chi è quello? Hals7
Fatelo aspettare. 

La mia strabica suonata8
Io mi nascondevo e tu cercavi. 
E Francine, mio prezioso frutto di feto casalingo! 
Che esfoliazione! 
La sua piccola grigia epidermide scorticata e le tonsille scarlatte!9 
La mia unica bambina 
Flagellata da una febbre a ristagnare sangue torbido-Sangue! 
Oh Harvey10 amato 
Come potranno il rosso e il bianco, i molti nei pochi, 
(caro Harvey turbinoso di sangue) 
vorticare attraverso quel battitore incrinato? 
E il quarto Enrico venne alla cripta della Freccia11
Che cos'è? 
Per quanto tempo? 
Sieditici sopra. 

Un vento diabolico scagliò la mia ricerca disperata di pace 
contro le aguzze guglie dell'unica signora: 
non una o due volte ma... 
(Corpo di Cristo, covalo!) 
in un solo annegamento di sole 
Gesuitastri per favore copiate). 
Quindi avanti con le calze di seta 
il completo in maglia e la pelle morbida... 
che dico, il tessuto morbido... 
E avanti verso Ancona, sul luminoso Adriatico12
e addio per un attimo alla chiave gialla dei Rosacroce. 

Non sanno cosa fece il maestro di ciò che fanno, 
che il naso sia toccato dal bacio di tutti 
aria marcia e dolce, 
e i tamburi, e il trono dell'entrata fecale, 
e gli occhi dai suoi zig-zag 
Quindi Lo beviamo e Lo mangiamo13 
e il Beaune acquoso e i pezzetti stantii di pane Hovis
perché Egli può danzare 
più vicino o più lontano dal Suo Sé Danzante 
e un triste o vivace come chiede il calice o il vassoio 
Com'è, Antonio? 
Nel nome di Bacon mi tirerai fuori quell'uovo. 
Devo ingoiare i fantasmi delle caverne? 

 Anna Maria!14 
Legge Mosè e dice che il suo amore è crocifisso. 
Purtroppo! Purtroppo! 
È fiorita e appassita, 
un pallido parrocchetto abusivo in una finestra di maggio. 
No, credo a ogni sua parola, te lo assicuro 
Sbaglio, ergo sum
Il timido vecchio struscione! 
suonò e diede le gambe15 
e si abbottonò il gilet redentorista. 
Non importa, che passi. 
Sono un ragazzo audace lo so 
quindi non sono mio figlio 
(se mai fossi un portinaio) né quello di Joachim mio padre 
ma la scheggia di un bastone perfetto16 che non è né vecchio né nuovo, 
il petalo solitario di una grande rosa alta e brillante. 

Sei maturo finalmente, 
il mio stronzetto pallido in doppiopetto 
Quanto odora forte, 
questo aborto di un neonato! 
Lo mangerò con una forchetta da pesce. 
Bianco e tuorlo e piume. 
Poi mi alzerò e mi muoverò commosso 
verso Raab delle nevi, 
l'amazzone assassina confessata dal papa di mattina, 
Cristina lo squartatore17
Oh Weulles18 
risparmia il sangue di un Franco 
Che ha salito i gradini amari, 
(René du Perrron...!) 
e concedimi la mia seconda 
imperscrutabile ora senza stelle. 


Note

1. René Descartes, Seigneur du Perron, amava la frittata di uova covate da otto a dieci giorni; di più o di meno sotto la gallina e il risultato, dice, è disgustoso. Teneva per sé la data del proprio compleanno in modo che nessun astrologo potesse prevedere la data della sua morte. La Spola di un uovo puzzolente pettina l’ordito dei suoi giorni. 

2. Nel 1640 i fratelli Boot rifiutarono Aristotele a Dublino. 

Beckett aveva trovato questo dettaglio in un libro dello storico e filosofo John Pentland Mahaffy, che racconta di come i fratelli Boot furono incoraggiati dall’erudito arcivescovo anglicano James Ussher a pubblicare la loro refutazione di Aristotele, “che avevano pensato da tempo e costruito in reciproca conversazione”. Il testo fu pubblicato nel 1642 (e non nel 1640) a Dublino. 

3. Descartes passava i problemi più facili di geometria analitica al suo cameriere Gillot. 

L’ugonotto Jean Gillot, aiutante di Cartesio, risolveva i problemi di matematica giudicati troppo banali dal suo padrone. 

4. Fare riferimento al suo disprezzo per Galileo Jr., (che confuse con il più musicale Galileo Sr.), e ai suoi opportuni sofismi riguardo al movimento della Terra. 

Beckett fa riferimento a Vincenzo Galilei, padre di Galileo, grande liutista e teorico musicale, che aveva riscoperto la proporzione tra le frazioni di numeri interi e le scale armoniche. Da qui l’accento ai “terzi consecutivi” della riga successiva. Galileo apparteneva alla generazione precedente a quella di Cartesio, ma il francese sosteneva di aver scoperto per primo la legge quadratica inversa della caduta dei corpi e, in una lettera a Mersenne del 1638, criticava il metodo scientifico del pisano. Cartesio concepiva il movimento solo in un mezzo e rifiutava di ammettere che le astrazioni, fisicamente irrealizzabili, possono servire al progresso della scienza. Gli mancava il senso delle condizioni dell'applicazione della matematica a questioni diverse da quelle dei numeri, delle forme e delle grandezze geometriche, sentimento che Galileo possedeva, al contrario, al massimo grado. 

* In italiano nel testo. Nel secondo caso è probabile un gioco di parole Prosciutto/Prostata. 

5. Risolse i problemi presentati da questi matematici. 

L’olandese Isaac Beeckman, che aveva conosciuto a Breda, il tedesco Johann Faulhaber, conosciuto a Ulm, e Peter Roten di Norimberga (Pietro il Rosso) furono colpiti dalle abilità matematiche di Cartesio. Pierre Gassendi fu un oppositore della teoria della conoscenza di Cartesio perché non basata sull’esperienza dei sensi. 

6. Il tentativo di truffare la parte del fratello maggiore Pierre de la Bretaillière - Il denaro che aveva ricevuto come soldato. 

Pierre Descartes, signore de la Bretaillière, magistrato e deputato al parlamento di Bretagna, era il fratello maggiore di Cartesio. I due ebbero delle dispute sul possesso e la vendita di alcuni terreni appartenuti alla famiglia. Troppo dedito agli studi e in cerca di mezzi di sostentamento, Cartesio invidiava la sicurezza economica dei parenti più prossimi, ottenuta grazie ad accurati investimenti immobiliari e all’ottenimento di cariche. 

All’età di 25 anni, ottenne un'eredità dalla defunta madre e si assicurò il permesso di suo padre di vendere alcune fattorie e case nel Poitou, forse con l'intesa che avrebbe utilizzato il ricavato per acquistare un redditizio ufficio di rifornimento dell'esercito francese. Ma non fece nulla del genere, e il reddito di 40.000 lire realizzate dalle proprietà del Poitou e da altri immobili venduti nel corso degli anni - forse da sei a settecento lire all'anno - furono usati per assicurare a Cartesio quella "modesta indipendenza" che significava che poteva scrivere filosofia per il resto della sua vita. 

Come orgogliosamente scrisse nel Discorso, "non ero, grazie al cielo, in una condizione che mi obbligasse a fare merce di scienza per il miglioramento della mia fortuna". Rifiutandosi di acquistare un ufficio, non mostrando alcun interesse a sposare un'ereditiera, divenne, un parassita di famiglia. Forse, nel 1628, ne aveva avuto abbastanza di tutta quella disapprovazione familiare e, all'età di 32 anni, prese il denaro e corse in Olanda, per non rivedere mai più suo padre, o per non avere più a che fare con il fratello maggiore, tranne quando aveva bisogno di più soldi. 

7. Franz Hals. 

Frans Hals (1580 – 1666) fu un pittore olandese contemporaneo di Rembrandt, come lui protagonista del Secolo d’Oro della pittura olandese. Eseguì il più famoso ritratto di Cartesio. 

8. Da bambino giocava con una ragazzina strabica. 

I biografi sostengono che Cartesio considerava positivamente questo difetto dell'amica di poco più grande di lui. 

9. Sua figlia morì di scarlattina all'età di sei anni. 

Figlia illegittima di Cartesio e di Helena van der Strom, Francine morì di scarlattina nel 1641 ad Amersfoort, nei Paesi Bassi. Poco dopo morì anche la madre, liberando il filosofo da accuse presenti e future di immoralità. 

10. Onorava Harvey per la sua scoperta della circolazione del sangue, ma non ammetteva che egli avesse spiegato il movimento del cuore. 

11. Il cuore di Enrico IV fu portato al collegio dei Gesuiti di La Flèche mentre Descartes vi era ancora studente. 

Cartesio fu, tra il 1604 e il 1612, tra i primi studenti dell’istituzione voluta dal sovrano. 

12. Le sue visioni e il pellegrinaggio a Loreto. 

Cartesio visse all’estero la maggior parte della sua vita da adulto, soprattutto in Olanda. Anche la vita militare (era un volontario non retribuito, avendo propri mezzi e un valletto) era per lui l’occasione per viaggiare e conoscere persone, luoghi, usi e costumi. Come racconta egli stesso nel Discorso sul metodo, “Perciò, appena l'età mi permise di uscire dalla soggezione de' miei precettori, lasciai interamente lo studio delle lettere; e deciso a non cercare più conoscenza di quella che si potrebbe trovare in me o nel grande libro del mondo, impiegai il resto della mia giovinezza a viaggiare, a vedere corti ed eserciti, ad associarmi con persone di vari stati d'animo e condizioni, per raccogliere varie esperienze, per mettermi alla prova negli incontri che la fortuna mi proponeva, e ovunque per fare tali riflessioni sulle cose che si presentavano da cui potevo trarne profitto”

La notte del 10 novembre 1619 Cartesio fece tre sogni. Si era all'inizio della Guerra dei Trent'anni ed egli approfittò di una tregua per rinchiudersi per l'inverno in una stanza riscaldata da una stufa in Baviera. Questi tre racconti di sogni, cui Beckett fa cenno (come il “vento diabolico" che soffia nel secondo di essi) sono riportati, in francese, dal Baillet, che li aveva tradotti da un documento autografo di Descartes, scritto poco dopo questi sogni, in latino. 

Tra i molti paesi che Cartesio visitò c’era l’Italia, dove si recò per esaudire un voto fatto dopo i sogni che gli ispirarono la sua filosofia e l’abbandono della vita militare. Si recò infatti in pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto. Durante il soggiorno in Germania, cercò invano di mettersi in contatto con qualche membro della misteriosa setta dei Rosacroce. 

13. La sua sofisticheria eucaristica, in risposta al giansenista Antoine Arnauld, che lo sfidava a conciliare la sua dottrina della materia con la sua dottrina della transustanziazione. 

Questa parte è una evidente parodia del rito eucaristico sotto le due specie del pane del vino. Beaune è una località della Borgogna nota per i suoi eccellenti vini. Insomma, pane intinto nel buon vino di Borgogna. Hovis è una nota marca di pane e biscotti. I giochi verbali continuano con Bacon, che può essere il filosofo naturale Francis Bacon o la pancetta da friggere con le uova. 

14. Schurmann, l'intellettuale olandese, pia allieva di Voetius, avversario di Cartesio. 

Anna Maria van Schurman fu una pittrice, poetessa e studiosa, nota soprattutto per la sua eccezionale cultura e la sua difesa dell'educazione femminile. Era una donna altamente istruita, che eccelleva in arte, musica e letteratura, e divenne esperte in quattordici lingue, tra cui latino, greco, ebraico, arabo, siriaco, aramaico ed etiope, oltre a varie lingue europee contemporanee. Fu anche la prima donna a studiare non ufficialmente in un'università olandese. Fu amica del teologo calvinista Gisbertus Voetius (Gijsbert Voet), che continuò a polemizzare con Cartesio per tutta la vita. 

15. Sant'Agostino ha una rivelazione nel boschetto e legge San Paolo. 

Un altro gioco di parole: “He tolle'd and legge'd” (suonò e diede le gambe), che richiama le parole latine tolle, lege (prendi e leggi), che sant’Agostino udì nella macchia prima di convertirsi. 

16. Egli prova Dio per esaustione. 

Il metodo di esaustione è un procedimento geometrico, attribuito ad Eudosso di Cnido, per calcolare aree di varie figure geometriche piane. Consiste nella costruzione di una successione di poligoni che convergono alla figura data. L'area della figura risulta essere quindi il limite delle aree dei poligoni. Ad esempio, all'aumentare del numero dei lati dei poligoni le figure tenderanno ad avvicinarsi alla forma del cerchio, considerato il poligono con infiniti lati e quindi il più perfetto. Cartesio adottò un metodo simile per dimostrare l’esistenza di Dio, Secondo il filosofo, infatti, l’esistenza di Dio può essere conosciuta mediante una semplice considerazione della sua natura e Cartesio cercò di dimostrare questa tesi partendo dalla premessa che dire che qualcosa è contenuto nella natura o nel concetto di un ente equivale a dire che quel qualcosa è vero dell’ente in questione aggiungendo che un’esistenza necessaria e perfetta è contenuta nel concetto di Dio. E se Dio è perfetto, allora esiste. Un’altra versione un po’ deboluccia dell’argomento ontologico. 

17. Cristina, regina di Svezia. A Stoccolma, in novembre, chiedeva a Cartesio, che era rimasto a letto fino a mezzogiorno per tutta la vita, di essere con lei alle cinque del mattino. 

Una delle teorie più accreditate riguardo alla morte di Cartesio alla corte svedese spiega che morì di polmonite perché le stanze dove lo riceveva la Regina prima dell'alba erano troppo fredde. Qui Beckett paragona Cristina a Raab, la locandiera (o prostituta?) biblica che accolse e protesse a Gerico due spie israelite prima dell’assalto degli Ebrei, fu risparmiata con la sua famiglia durante la conquista e avrebbe poi sposato uno dei progenitori di Cristo. 

18. Weulles, medico peripatetico olandese alla corte svedese, nemico di Cartesio. 

Johan van Weulles era un medico di corte a Stoccolma, che alcuni accusarono di aver avvelenato il filosofo francese. Il miglior medico della regina, il suo «protomedico», era francese. Si chiamava du Ryer, ed era amico di Cartesio, di cui ammirava le opere, ma il caso volle che, quando Cartesio cadde malato, du Ryer fosse lontano da Stoccolma. La regina, perciò, inviò al filosofo il suo «secondo dottore», l’olandese Weulles. Secondo Baillet, Weulles era “nemico giurato di Cartesio fin dai tempi dell'offensiva sferrata contro di lui dai pastori e dai teologi di Utrecht e di Leida”. Weulles era stato alleato dei membri anticartesiani dell'ambiente accademico olandese, e per di più, stando sempre a Baillet, voleva “vedere Cartesio morto”. Baillet menziona la voce che cominciò a circolare subito dopo il decesso del filosofo: che fosse stato avvelenato da Weulles d'intesa con altri personaggi della corte, gelosi del suo posto nel cuore della regina; altri odiavano la sua filosofia e lo consideravano un ateo. Cartesio era un cattolico e la regina, come la maggior parte dei suoi sudditi, era luterana. Molti temevano l'influenza di un cattolico sulla sovrana, la quale, ironia della sorte, si sarebbe poi convertita al cattolicesimo, abdicando e stabilendosi poi a Roma (“confessata dal papa di mattina”).

giovedì 16 giugno 2022

Bloomsday! Ulysses, o della complessità

 


The gift you gave is desire 
The match that started my fire 

(The Style Concil. The Paris Match, 1984)


C’è passaggio dell'Ulysses, nell'episodio Eolo, dedicato alla retorica, che ha suscitato diversi commenti sulla evidente parodia di Joyce delle convenzioni della stampa, del linguaggio forense e della narrativa vittoriana. 
“Pausa. J.J. O'Molloy prese l’astuccio delle sigarette. 
Quiete apparente. Qualcosa di abbastanza ordinario. 
Il messaggero prese la scatola di fiammiferi con fare pensieroso e accese il suo sigaro. 
Da allora ho spesso pensato, riconsiderando quel tempo strano, che sia stato quel tale atto minimo, banale in sé, l’aver acceso quel fiammifero, a determinare interamente il successivo corso di entrambe le nostre vite”. 
(Traduzione di Enrico Terrinoni) 
Nel contesto in cui si trova, la frase finale è enigmatica, e i lettori potrebbero essere tentati di dimenticarla come semplicemente assurda. La parodia è certamente coinvolta (parte della prosa di Charles Dickens è ripetuta testualmente), ma a un esame più attento la frase dice molto su ciò che Joyce una volta chiamava "il significato delle cose banali" e sui suoi audaci esperimenti narrativi. Questa interpolazione del "messaggero", tuttavia, ha per l’Ulysses un significato interessante. Ad esempio, si potrebbero interpretare i cambiamenti della narrazione come un ulteriore movimento nel flusso di coscienza di Stephen Dedalus. Allo stesso modo, Stephen, all'interno del passaggio stesso, si difende dalle seduzioni della retorica, prima preparandosi a sentire "qualcosa di abbastanza ordinario" e poi fornendo questo "qualcosa di ordinario": un portentoso cliché narrativo, la sua banalità rafforzata dal suo stile goffo. 

Questa intrusione testuale ci ricorda tre fatti fondamentali della nostra esistenza: (1) cause minute possono avere conseguenze molto grandi, (2) gli eventi sembrano essere puramente accidentali e contingenti nel momento in cui si verificano, e (3) questi stessi eventi, una volta spostati nel passato e rivisti, sembrano essere stati completamente deterministici, per “determinare interamente il successivo corso di entrambe le nostre vite”.

In Ulysses, James Joyce anticipa in modo inquietante la prospettiva dei teorici della complessità e condivide le implicazioni filosofiche della loro visione del mondo. Inoltre, comprendere l’Ulysses alla luce della teoria della complessità può migliorare sostanzialmente il nostro senso di come il romanzo dovrebbe essere letto e interpretato. 


Ma che cosa intendiamo per complessità? In generale, tutte le sostanze in natura che sperimentiamo attraverso i nostri organi sensoriali sono sistemi costituiti da un gran numero di particelle, atomi o molecole. In tali sistemi con molte particelle, interazioni appropriate tra i componenti provocano i cosiddetti fenomeni cooperativi e danno origine a proprietà collettive dell'intero sistema, che potrebbero non essere ridotte alle proprietà dei singoli componenti del sistema. 

Sebbene non esista una definizione precisa di complessità, essa è solitamente caratterizzata da una grande variabilità derivante dalle interazioni non lineari tra i componenti. Più precisamente, un sistema complesso è spesso descritto dalle seguenti tre caratteristiche: 

1) è un sistema con un gran numero di componenti. Le interazioni non lineari tra i componenti portano all'emergere di proprietà collettive irriducibili ai singoli componenti. Pertanto, osservando il sistema complesso con un’analisi microscopica oppure macroscopica, si trovano nuovi dettagli e diversità presenti in ogni fase e strutture autorganizzate di tutte le dimensioni; 
2) è un sistema aperto (una “opera aperta” avrebbe detto Eco). Di conseguenza un sistema complesso continua a scambiare energia e/o informazioni con l'ambiente circostante e mostra l'emergere di nuovi stati, mentre un sistema chiuso e isolato dal mondo esterno dovrebbe raggiungere un equilibrio; 
3) implica una grande variabilità al confine tra ordine e disordine. Ciò significa che il sistema complesso costruisce una struttura moderatamente stabile tra ordine e disordine e possiede flessibilità verso nuove possibilità. 

La grande variabilità può portare a imprevedibilità, nel senso che piccole differenze nelle condizioni iniziali possono portare a risultati totalmente diversi. Un sistema complesso con una variabilità così ampia mostra flessibilità nell'adattamento ai cambiamenti della situazione, come l'ambiente, e cerca costantemente altre possibilità scambiando influenze con l'ambiente circostante. In breve, la complessità implica nuove possibilità. 


A questo proposito, tre aspetti importanti della teoria hanno fondamentalmente modificato il modo in cui gli esperti affrontano lo studio di fenomeni vari come il tempo, i mercati delle materie prime, la tettonica a placche, l'evoluzione, l'epidemiologia, la dinamica delle popolazioni negli ecosistemi, la distribuzione delle galassie, e così via. Queste caratteristiche sono (1) il principio di dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali e il ruolo correlato del feedback (retroazione) nei sistemi dinamici, (2) l'enfasi sulla spiegazione scientifica, piuttosto che sulla previsione, e (3) il concetto di schema, innato o emergente, nei sistemi caotici. Si possono disegnare anche correlazioni con gli equivalenti letterari di questi principi in Ulisse (e in altre opere totali, come ad esempio Cent’anni di solitudine di Garcia Marques o I detective selvaggi di Bolaño), certamente non pensando che Joyce fosse consapevole della teoria della complessità circa quarant'anni prima dei suoi primi sviluppi, ma dalla constatazione che egli anticipa l'obiettivo ricercato dai contemporanei nella scienza: un'immagine più accurata del mondo in tutta la sua complessità e apparente casualità. I recenti sviluppi della critica di Joyce, e della teoria critica in generale, offrono alcuni illuminanti parallelismi con il cambio di paradigma che si sta verificando nelle scienze. 

La visione del mondo cartesiana e newtoniana dipingeva il cosmo come guidato da forze piuttosto semplici e tre secoli di tradizione cartesiana hanno applicato il "rasoio di Occam" alla ricerca, supponendo che tutti i fenomeni possano, e alla fine saranno compresi come risultato di semplici regole, o leggi. Negli studi letterari il termine "convenzione" ha la stessa forza delle "leggi" della scienza, per cui non sembra essere un caso che, all’inizio del secolo XX, contemporaneamente all'indebolimento della convinzione dello scienziato di un cosmo spiegabile e prevedibile, l'adesione dello scrittore alle convenzioni come assolute cominciò a vacillare. Tuttavia, ancora generalmente fiduciosi che tutti gli eventi fossero riducibili alla semplicità, gli scienziati ignoravano sistematicamente quei fenomeni complessi che sembravano intrattabili per la modellazione matematica e l'analisi scientifica. Si consideri ad esempio il principio meccanico che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria; due logiche conseguenze di questa idea sono l'assunto che piccole cause abbiano piccoli effetti e che grandi cause abbiano grandi effetti. Una delle prime conclusioni della teoria della complessità, tuttavia, era lo studio di molti eventi reali in natura in cui piccole cause producono enormi conseguenze. Spesso, differenze anche minime nelle condizioni iniziali di un sistema dinamico, infatti, portano a grandi differenze nel tempo, differenze sia imprevedibili che apparentemente non analizzabili. Questo principio di dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali è stato soprannominato "effetto farfalla", dalla descrizione della dinamica dei sistemi meteorologici fatta dal meteorologo Edward Lorenz. A meno che i meteorologi non dispongano di informazioni infinitamente precise per ogni millimetro cubo dell'atmosfera - la temperatura esatta, la velocità del vento, la pressione atmosferica e così via - istante per istante, non saranno in grado di prevedere il tempo futuro con assoluta certezza. Lorenz dimostrò che la "prevedibilità", l'obiettivo amato da Laplace, se non da Newton, e da generazioni di scienziati da allora in poi, è irraggiungibile in termini globali. Non c'è da stupirsi, quindi, che gli scienziati chiamano “caotici” questi sistemi sensibilmente dipendenti da piccole variazioni delle condizioni iniziali. 


In realtà, l'effetto farfalla di Lorenz non è una formulazione del tutto originale; il matematico francese Poincaré aveva osservato all’inizio del Novecento qualcosa di molto simile nelle equazioni non lineari, e lo scozzese Maxwell, aveva anticipato Joyce in una lettera, illustrando una simile sproporzione tra causa ed effetto: "Il fiammifero è responsabile dell'incendio boschivo, ma il riferimento a un fiammifero non basta per capire il fuoco". Allo stesso modo, le fantasticherie di Stephen secondo cui l'accensione del sigaro da parte del messaggero, "l’aver acceso quel fiammifero", potrebbe determinare "il successivo corso di entrambe le nostre vite", non sembra una profonda intuizione metafisica; anzi, suona molto come un cliché. E se è un cliché, è perché Stephen riflette, attraverso uno stile narrativo convenzionale, qualcosa che spesso si pensa e si riconosce nell'esperienza quotidiana: la sensibile dipendenza dei nostri destini da condizioni iniziali apparentemente piccole e accidentali. Nonostante il suo status di luogo comune, Joyce in effetti costruisce il suo intero romanzo proprio su un "piccolo atto, di per sé banale", l’incontro di Stephen e Bloom. La stessa formulazione di Lorenz del suo effetto farfalla illustra il principio di cui parla, perché la reiterazione di un'idea familiare ha generato, attraverso una serie di conseguenze, un massiccio orientamento del pensiero contemporaneo verso la complessità, l'irregolarità e l'imprevedibile confusione del mondo come lo viviamo. La teoria dei sistemi complessi spinge la scienza verso la descrizione del mondo reale e indica che la complessità è radicata nel semplice, in un modo molto diverso dalla concezione tradizionale della semplicità.

Comprendiamo il passaggio del messaggero perché tutti noi a volte abbiamo ripensato a una serie di eventi che abbiamo vissuto e ci siamo chiesti: se non avessi fatto quella cosa in quel momento, e poi quell’altra, eccetera, verso qualche calamità o fortuna, incontrata o mancata. Allo stesso modo, in Circe, Bloom osserva: "Però non puoi salvarti sempre. A superare la vetrina di Truelock quel giorno due minuti più tardi, mi avrebbero sparato”. Tale riflessione è semplicemente la disposizione retrospettiva di una catena di effetti moltiplicatori che emerge da un'unica causa ultima. Attraverso questa catena, un certo effetto risultante da una causa precedente viene "alimentato" nel collegamento causale successivo, portando all'effetto successivo che, a sua volta, viene reimmesso nel collegamento successivo. In effetti, questo principio di feedback caratterizza tutti i fenomeni sensibilmente dipendenti, intensificando esponenzialmente gli effetti anche della più umile delle cause. 

Se dovessimo rappresentare graficamente la relazione di azione e reazione in un sistema dinamico caratterizzato da tale feedback, non otterremo la retta diagonale di un classico sistema newtoniano, dove cause equivalenti creano effetti equivalenti: quindi, gli scienziati chiamano tali sistemi "non lineari". Le nostre vite, il nostro mondo e "quasi tutto il resto che ci interessa" sono decisamente non lineari. 


Un classico esempio di sistema non lineare, caratterizzato da feedback, è la fluttuazione irregolare delle popolazioni negli ecosistemi. Una varietà di circostanze influenzerà la crescita e il declino di una popolazione, per esempio di insetti in un particolare ambiente: tassi di riproduzione, disponibilità di cibo, popolazioni di predatori, ecc. Una delle più importanti di queste condizioni, ovviamente, è la popolazione della generazione precedente, i genitori della generazione successiva. I biologi delle popolazioni talvolta usano ancora la vecchia (1838) equazione logistica di Verhulst, per proiettare i tassi di crescita; l'equazione differenziale di Verhulst include un fattore che stima la popolazione attuale. Questo modello assume che il tasso di riproduzione è proporzionale alla popolazione esistente e all'ammontare di risorse disponibili. 

Questa equazione è così sensibilmente dipendente che un errore di solo un decimo di biliardesimo (uno seguito da sedici zeri) nella stima del numero di insetti nello stagno renderà il calcolo della popolazione, dopo cinquanta cicli (o iterazioni dell'equazione), totalmente inaffidabile. Per accertare la probabile crescita o il declino della popolazione nell'arco di diversi anni, si dovrebbe avere una cifra incredibilmente esatta per la popolazione del primo anno; qualsiasi errore verrà restituito ogni volta che l'equazione viene ricalcolata (iterata) per un anno successivo. Quindi, se il nostro margine di errore non può essere maggiore di 1 x 10-16, un'accuratezza di gran lunga superiore alla capacità umana, perché dovremmo anche tentare la previsione nell'analizzare il comportamento di tali sistemi non lineari? Una risposta ovvia è che questi sistemi sono, dopo tutto, i più caratteristici della vita come la conosciamo; non possiamo semplicemente abbandonare lo studio della non linearità. Tuttavia, se non possiamo proiettare il loro comportamento, quale dovrebbe essere il nostro obiettivo nell'esaminare i sistemi non lineari? Questa è precisamente la domanda affrontata dalle scienze della complessità. Una delle conseguenze più importanti del cambio di paradigma verso la ricerca sulla complessità è che gli scienziati hanno riconosciuto di non poter avventurarsi nella previsione, ma di dover accontentarsi della spiegazione. In breve, nelle parole “relativistiche” di Joyce nel capitolo del Finnegans Wake, gli scienziati della complessità hanno trovato nel cosmo un "caosmo" (un neologismo che avrà una certa fortuna nella filosofia contemporanea, da Deleuze a Derrida). 
“every person, place and thing in the chaosmos of Alle anyway connected with the gobblydumped turkery was moving and changing every part of the time”. 

“ogni persona, luogo e cosa nel caosmo del Tutto comunque connesso con la turcheria mal digerita si muoveva e cambiava ogni parte del tempo” 
(traduzione mia) 
Esiste un’analogia in letteratura per il fenomeno del feedback che rende il comportamento dei sistemi dinamici imprevedibile e irrimediabilmente complesso. Nell'atto stesso della lettura, la risposta del singolo lettore altera il comportamento del "sistema", del libro, ad ogni "iterazione" o lettura. Gli stessi e molti lettori aggiuntivi eseguono successive iterazioni/letture: in tutti i casi, i prodotti dell'esperienza saranno diversi, a volte con cambiamenti imprevedibili e vasti nei risultati. Il comportamento di Joyce, spesso notato, come lettore del proprio lavoro, trasmettendo nel testo la sua precedente esperienza del testo, intensifica questa caotica complessità. La crescita esponenziale di Ulisse dal suo primo stato come racconto destinato a essere incluso nei Racconti di Dublino ai metodi di composizione incrementali ben documentati di Joyce sia per Ulysses che per Finnegans Wake, è parallela al comportamento dei sistemi dinamici non lineari che si avvicinano alla turbolenza caotica. Le condizioni iniziali apparentemente semplici del testo di Joyce si avvicinano e mantengono un precario equilibrio sul cosiddetto "limite del caos", quella regione dove risiede la più grande diversità e creatività in natura. 

Come ha scritto Umberto Eco, “è superfluo qui richiamare alla mente del lettore, come esemplare massimo di opera " aperta " - intesa proprio a dare una immagine di una precisa condizione esistenziale e ontologica dcl mondo contemporaneo - l'opera di James Joyce. In Ulysses un capitolo come quello delle Wandering Rocks costituisce un piccolo universo riguar­dabile da vari angoli prospettici, dove l'ultimo ricordo di una poetica di stampo aristotelico, e con essa di un decorso univoco del tempo in uno spazio omogeneo, è del tutto scomparso. Come si è espresso Edmund Wil­son : “La sua forza (di Ulysses), invece di seguire una linea, espande se stessa in ogni dimensione (inclusa quel­la del Tempo) intorno a un singolo punto. Il mondo di Ulysses è animato da una vita complessa e inesauri­bile: noi lo rivisitiamo come faremmo per una città, dove torniamo più volte per riconoscere i volti, comprendere le personalità, porre relazioni e correnti di interessi. Joyce ha esercitato una considerevole ingegnosità tecnica per in­trodurci agli elementi della sua storia in un ordine tale che ci rende capaci di trovare da noi le nostre vie (...) E quando lo rileggiamo, noi possiamo incominciare da qualsiasi punto, come se fossimo di fronte a qualcosa di solido come una città che esista veramente nello spazio e nella quale si possa entrare da qualsiasi direzione - così come Joyce ha detto, componendo il suo libro, di aver lavorato contemporaneamente alle varie parti". 


La nuova enfasi sulla descrizione piuttosto che sulla previsione come obiettivo della scienza, il recente allontanamento dal sogno di Laplace di risolvere i misteri della macchina universale, significa, tra l'altro, che le arti e le scienze stanno nuovamente camminando su un terreno parallelo. Da un lato, la descrizione è sempre stata l'attività delle arti letterarie e visive. D'altra parte, i ritratti del caos generati al computer, ad esempio l’insieme di Mandelbrot, una rappresentazione grafica del comportamento di un'equazione non lineare reiterata molto semplice, sono diventati una nuova forma d'arte, che adorna copertine di libri, t-shirt e manifesti; il successo dei volumi con tali "ritratti del caos" suggerisce che il confine tra arte generata dal computer e arte non rappresentativa è davvero sottile. I fisici teorici, come Stephen Hawking nella sua Breve storia del tempo, hanno previsto la riunificazione di fisica e metafisica nel prossimo futuro; i ricercatori del Santa Fe Institute for the Study of Complexity affrontano la loro materia nello stesso modo in cui alcuni critici praticano l'analisi della letteratura. Questo non è del tutto casuale, dal momento che uno dei fondatori del Santa Fe Institute era Murray Gell-Mann, che si era rivolto al Finnegans Wake per trovare un nome per una particella elementare nella fisica quantistica, il "quark". 


Se la teoria del caos ci mostra che un sistema dinamico non lineare apparentemente semplice può generare fenomeni di straordinaria complessità, vale anche il contrario: che le semplici radici di fenomeni estremamente complessi possono essere scoperte da un'analisi minuziosamente dettagliata, che il caos ha un disegno profondamente radicato. I ritratti del caos, resi possibili dai progressi tecnologici, dai computer in grado di reiterare equazioni non lineari centinaia di migliaia di volte in poche ore, hanno dato agli scienziati le prime intuizioni che il caos potrebbe rivelare qualche forma di ordine. Così anche le statistiche erratiche come le distribuzioni della popolazione, che fino a poco tempo fa potevano essere studiate solo per pochi cicli alla volta, sembrano ordinate in modo intricato quando abbiamo a disposizione molte migliaia di dati e computer molto potenti. L'implicazione più notevole della teoria del caos, infatti, è la reintroduzione del concetto di struttura nei fenomeni naturali, una dinamica di natura antientropica e auto-organizzativa (Prigogine), ma che comunque è al di là dell'influenza o del controllo del singolo osservatore.

L’Ulysses, un romanzo che molti lettori hanno percepito come caotico e incomprensibile, illustra bene la distinzione tra struttura immanente ed emergente in un sistema non lineare. Come tutti sappiamo, Joyce stesso ha inserito nel suo romanzo una serie di strutture organizzative: il mito omerico, le allusioni all'Amleto, alla storia irlandese, e così via. Questi rappresentano il disegno immanente del romanzo, le strutture deterministiche del creatore, del legislatore. La struttura emergente di Ulysses, tuttavia, comprende quelle caratteristiche casuali del romanzo, come i messaggeri o gli accenditori di fiammiferi, ognuno di loro apparentemente privo di intenzioni. Tuttavia, questi dettagli apparentemente casuali e gradualmente emergenti si combinano progressivamente in una comunità di comportamenti mentre il romanzo assume una mente e una vita propria. Solo in rari momenti Stephen intuisce vagamente di abitare nel sistema ordinato di un romanzo. Bloom non ha idea di ricapitolare le peregrinazioni di Ulisse. Allo stesso modo, nessun neurone cerebrale ha alcuna "idea" di agire collettivamente con altri neuroni, fornendo a un'altra entità l'esperienza molto più ampia e complessa di un'idea. Vivendo all'interno di un sistema, come un romanzo, Stephen e Bloom e tutti gli altri personaggi del libro non riescono a cogliere il disegno che li contiene. 

Anche l'opera letteraria contemporanea nasce da una concezione semplice, un "fiammifero acceso", ma si sviluppa in un sistema complesso, come l'incendio boschivo, o come il tempo, o meglio ancora come quei sistemi adattativi complessi come il mercato azionario, o la comunità internazionale, dove la mente dell'uomo, una specie di ali di farfalla, può generare fluttuazioni di comportamento ancora più imprevedibili. Un romanzo dinamico non lineare come Ulysses si autoalimenta, adattandosi e influenzando i suoi molteplici contesti, e assimila il lettore nella sua complessità. Ulysses si allontana dal mondo ordinato e statico del sistema stabile, non nel caos, ma verso il limite della complessità, l'orlo del caos, dove le piccole cause hanno grandi effetti e dove si trovano sia la vita stessa sia le grandi opere letterarie. 

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Fonti principali:
 
Umberto Eco, Opera aperta, Bompiani, 1962
Thomas Jackson Rice, Ulysses, Chaos, and Complexity, University of Illinois Press, 1997