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giovedì 18 agosto 2011

Le opere e i giorni di Bruno


Il signor Talento è un tipo strano. E’ un gentiluomo ritroso e burbero, che sceglie strade contorte e solitarie, sentieri di montagna invece di vie affollate, e non ama farsi riconoscere da tutti. Possiede però un animo gentile e non si arrabbia se l’hai scoperto, anzi ti sorride educatamente come per dire “e va bene, sono qua!” Il signor Talento ama manifestarsi nei modi e nelle persone più impensate, senza guardare in faccia ai loro credi o alle loro filosofie di vita. Talvolta si è rivelato persino nei criminali, spesso nei folli, quasi mai nei grigi farisei e calcolatori.

Recentemente mi è capitato di riconoscere il signor Talento nel viso rassicurante e barbuto di un amico di Facebook che ha condiviso le sue poesie. Ed eccomi ora, io satanasso infedele, laico razionalista ostinato, a tessere gli elogi dell’opera poetica di un uomo molto credente, addirittura un pastore evangelico: il viareggino Bruno Nencioni Pardini.

Mi ha da subito particolarmente colpito questa Epicentro, dal ritmo circolare:

La palla...il mondo,
l'orbita ovale, galassie a spirale,
legate per sempre a epicentro verbale.
Il cerchio, la ruota, la somma a noi nota,
ch'è scritta precisa su rotoli rosa.
Le onde rotonde i gorghi del mare,
accarezzano e affondano senza pensare.
Il volo, le ali, il vento che sale,
ci porta là in alto con moto centrale
e fa circolare...la palla...il mondo,
nel gran girotondo.

Ho scritto a Bruno proponendogli di redigere queste note su di lui ed egli mi ha risposto di sì con cortesia d’altri tempi, dicendo di sé di essere un architetto non laureato, che si è sempre occupato di immagini grafiche, pittoriche e fotografiche. Ha svolto professionalmente il mestiere di fotografo pubblicitario per più di vent'anni con un suo studio. Alla morte del padre, valente pittore affreschista, si è trovato nella necessità di restaurare la sua opera: un lavoro durato cinque anni, alla fine del quale nacque l'esigenza di scrivere la sua biografia. Così ha scoperto in sè una certa vena letteraria... i ricordi, gli aneddoti, le atmosfere gli odori, da trasporre sulla carta lo hanno spinto naturalmente nella palude della parola e, un po' qui e un po' là, ha pescato quei versi che in tanti, oggi, stanno leggendo su Facebook. Sostiene: “Racconto esperienze vissute con semplicità. La mia vita in campagna i miei lavori, la mia passione per il mare e la pesca, il mio amore per la libertà”. Dei ritmi dell'anno e della vita, di ricordi, parla ad esempio questa toccante La mia stagione:


Son passato attraverso l'inverno materno,
quando l'ombra si allunga sull'erba dell'orto,
ed in casa c'è odore di umido e legna,
quando il fuoco si accende nel forno.
Ho guardato tra vetri appannati
della mia primavera i prati fioriti,
gli alberi tinti a colori assortiti,
e i primi uccelli felici riprendere il volo
tra insetti legnosi.
Attraverso l'estate presente,
che organizza le ombre sul lido lucente,
porto i miei passi sul mare,
a guardare il fondale e nuotare sospeso nell'onda,
perché quando ritorno,
sprofondo in un sogno d'autunno.

Bruno ha già scritto tre raccolte di poesie e si accinge a iniziare la quarta, anche se non ha mai pubblicato nulla e non ha mai vinto premi letterari. Aspetta l’occasione per poter finalmente vedere su carta rilegata, in una veste più degna, quelli che ora sono semplici fogli sparsi, e che ormai invadono ogni anfratto libero in casa.

Non è il caso di improvvisare qui un’analisi stilistica delle poesie che leggete, né sarei in grado di farlo bene (sutor, nec ultra crepidam!, ripetevano i latini, o, come si dice dalle mie parti, offellee, fa’ el tò mestee). Voglio solo sottolineare la capacità di questi versi dalla metrica libera, ma che non rifuggono la rima e il ritmo della canzone, di trasmettere emozioni, di raggiungere il profondo del nostro intimo e farlo vibrare in consonanza, di farci partecipi delle atmosfere, delle situazioni, dei suoni evocativi delle parole. È meglio perciò che lasci allo stesso autore la presentazione di alcune tra le sue poesie più significative:



Al mio Maestro mi ricorda un lungo periodo, indimenticabile, passato come Pastore Evangelico di una piccola comunità familiare contadina”.

Alleluia.
Rincorro un salmo e lascio orme stanche,
inseguo la colomba dalle ali bianche
nel tuo giardino di datteri e di menta,
di acque risplendenti per l'erbe che alimenta,
ma è sabbia rovente quella che mi offri,
è sete estenuante,
pupille abbacinate dalla luce ardente,
occhi chiari innamorati,
mani contorte per spezzare il pane
e ceste aperte ad aspettare il pesce.
Solo Tu nell'oasi cocente,
fai l'ombra lunga che tocca e che mi salva.



Il Giardino Segreto l'ho scritta nel ricordo dei luoghi della mia giovinezza dove si consumavano i primi riti di un amore adolescente con quella che poi sarebbe stata mia moglie”.

C'è un'ombra che accoglie le membra,
tra il noce e l'edera ingombra,
per occhi che sono sognanti,
son sassi già gialli e lucenti,
son siepi di verdi avvolgenti:
ci aleggia il profumo d'aneto,
ci spuntano foglie dall'alloro,
han fatto del luogo un mistero,
da dire a tutti gli amanti.
L'amore ha qui la sua stanza,
tra pini di rossa corteccia,
tra voli e ritorni d'urgenza.
Tutto è riposto tra i fogli,
posati nel nero cassetto
col fiore appassito e uno secco.
Son pagine di scritti e poesie
e ricordano il tempo ch'è immoto,
ritenuto da noi già passati,
l'eterno amore assoluto.


“[Ho scritto Moglie per] Carla, creatura unica, che per amore mio è stata capace di trasformarsi da splendida modella di set fotografici a muratore, quando abbiamo restaurato con le nostre mani la casa di campagna. Perfetta contadina nel fare il formaggio dal latte che mungevo dalle nostre mucche, panificatrice, quando abbiamo deciso di fare il pane per la nostra comunità cristiana, madre di due figli e ora nonna, che oltre a tutto deve anche sopportare i miei acciacchi, grande donna!

Ti guardo con l'innocenza di un bambino,
mentre ti aggiusti il velo al corpo nudo,
sei bella nella luminosità dell'alba,
riscaldi la mattina.
Sei un faro alla finestra,
compagna dei miei sogni realizzati,
i tuoi capelli bianchi si sono trasformati
e splendono di vita e seta nera.
Immersa in quel chiarore delicato c'è tutta la tua storia
di donna, mamma, moglie delicata
e nonna.
Come sei bella.

Penso che qualunque donna vorrebbe poter sentirsi dire queste tenere e splendide parole dal marito dopo una vita passata insieme.


Concludo queste mie righe con un invito al signor Talento a che si faccia riconoscere nelle fattezze e nelle opere di Bruno Nencioni Pardini anche da parte di qualche responsabile editoriale. Lo so, sono decenni questi in cui la poesia non ha molti lettori, ma non mi sembra il caso di privare quei pochi di questa opportunità. Se poi leggono versi come Stelle cadenti magari diventano di più:

Lampada, lume di sole,
muove in ogni universo,
fuso dal fuoco, il calore,
e guida le spire in un verso.
Galassie stellari
si legano ad atomi uguali:
si forma materia,
si forgia la vita,
in spazi e frammenti celesti,
son stelle cadenti,
son stelle morenti,
rinate con nuovi colori,
splendenti esplosivi e lucenti.


Nota: tutte le fotografie, tranne ovviamente il suo ritratto, sono di Bruno.