Alcuni brevi trafiletti su Le Soir, la Gazet van Antwerpen e L'Équipe sono le uniche testimonianze rimaste dello strano ritiro del ciclista fiammingo Jan Vermuyten dal Giro delle Fiandre del 1967, che segnò anche la fine della sua breve carriera (per la cronaca, la gara fu vinta dall’italiano Dino Zandegù). Mentre pedalava a centro gruppo, il giovane passista belga, professionista da un anno, si lasciò sfilare da tutti e, rimasto solo, girò la bicicletta e tornò indietro di un centinaio di metri. Dall’ammiraglia gli chiesero che cosa stesse accadendo, ma lui, come in trance, continuò a pedalare contromano tra gli improperi del tecnico.
Giunto in corrispondenza di una curva, dove la strada era circondata da un fitto boschetto, abbandonò la bicicletta e si immerse tra gli alberi. Le testimonianza delle tre persone del pubblico che si trovavano sul posto dicono che Vermuyten aveva gli occhi fissi verso un punto in mezzo alle fronde, e non rispondeva alle domande.
Tornò dopo una buona mezzora, recando tra le braccia un gattino bianco e nero. Lo aveva sentito piangere mentre pedalava e si era detto che non poteva continuare la gara senza andare in soccorso di quella bestiola. Fu licenziato dalla squadra, e tornò a lavorare nel laboratorio di falegnameria del padre, in un villaggio nei pressi di Anversa.
Il gattino bianco e nero fu il primo di una lunga serie, che Vermuyten alimentava girando il Brabante in bicicletta, grazie alla particolare sensibilità che aveva scoperto di possedere per i pianti dei micini. De ruiter van katten, il ciclista dei gatti, è morto oggi all’età di 67 anni a causa di un infarto. Piace pensare che il suo Giro delle Fiandre l’abbia vinto in quell’aprile del 1967, prima ancora di scalare il muro di Grammont.