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mercoledì 20 febbraio 2013

Quattro biografie di grandi della scienza

Insomma c’era un tizio polacco, che era anche stato in Italia come Boniek o il papa, che, a furia di calcolare epicicli su epicicli, si era messo in testa che un’ipotesi più ragionevole poteva essere quella che al centro del mondo (da intendersi come noi diciamo universo) ci doveva essere il Sole e non la Terra. Non che avesse grandi prove e lui aveva una paura matta di finire arrosto, però scrisse un libro in cui diceva che magari, forse, poteva anche darsi che, la bibbia, chissà, poteva essere interpretata in maniera diversa. Probabilmente proprio perché anche lui faceva oroscopi per tirare la fine del mese, lo lasciarono in pace, e io non me la sento di dar contro il mio amico che dice che ebbe l'astuzia di morire prima che uscisse il libro. Alla fine si scoprì che aveva ragione. 

E poi c’era quello che non voleva portar la toga e vedeva macchie dappertutto, persino sulla Luna e sul Sole. Conoscendo bene i pisani (lui lo era), andò a insegnare a Padova, dove arrotondava vendendo compassi agli studenti. Esperto di moto, provocò cadute gravi. Amico dei medici? Col binocolo! Difese il sistema eliocentrico, attirandosi le ire dei dottori peripatetici e del clero, come sempre impegnato a difendere gli errori millenari salvo chiedere scusa dopo secoli. Lo processarono due volte: la seconda gli tolsero la condizionale e finì ai domiciliari. Scriveva in un ottimo italiano, il che lo rende ostico a buona parte delle matricole. Viene considerato il padre della scienza moderna, nonostante Zichichi gli abbia dedicato un libro.

Il tedesco era invece figlio di una vecchia che vendeva intrugli inutili tipo Boiron. A quei tempi la processarono per stregoneria, mentre oggi le avrebbero chiesto delle interviste per il Corriere. Non che il figlio fosse un campione del razionalismo, perché il Sacro Romano Imperatore da lui voleva oroscopi, meglio se favorevoli. Invece di una rubrica sul Fatto Quotidiano lui ebbe il posto che era stato di Tycho Brahe. Come astronomo scoprì una supernova, come matematico prima disse che l’universo era stato creato prendendo a modello i solidi regolari, poi scoprì le leggi che regolano i moti dei pianeti attorno al Sole, impelagandosi però in una serie di considerazioni musicali e numeriche degne del primo Battiato. Con lui le orbite dei pianeti diventarono delle ellissi. Per contrappasso si occupò di impacchettamento delle sfere, formulando una congettura utilissima quest’anno per i portieri dell’Inter. Morì in miseria in quanto ricercatore a contratto. 

L’inglese infine. Massone e alchimista, invece di tesser complotti si dedicò alla scienza: fisica, matematica, astronomia, filosofia e persino teologia. Fosse stato cattolico, gli avrebbero proposto il rettorato all'università dei Legionari di Cristo e magari la vicepresidenza del CNR, ma lui era anche bravo. Fu uno dei padri del calcolo integrale, dovendo condividere questo merito con Leibniz: coppie dello stesso sesso possono avere grandi figli, anche se con molti limiti. In effetti, a pensarci bene, fu una relazione piena di litigi. Formulò le leggi di gravitazione universale, fondando la meccanica classica. Finalmente gli uomini seppero perché i pianeti orbitano intorno al Sole invece di vagare tristi e solitari nel cosmo infinito come candidati di sinistra. Quando volle occuparsi di ottica, ispirò una bellissima copertina dei Pink Floyd e fu il primo a pensare che la luce possa essere formata da particelle. Da vecchio divenne direttore della zecca reale, impegnandosi nella lotta ai falsari e ai ciarlatani che giravano le contee dell’isola promettendo l’abolizione delle tasse e un reddito minimo per tutti i sudditi. Fu sepolto a Westminster come un re inglese qualsiasi.

venerdì 17 febbraio 2012

Altre biografie essenziali


Sapevo che Peppe Liberti prima o poi le avrebbe ripescate. L’ha fatto ieri sul blog Quantum Beat, che gestisce sul portale di Focus. Sto parlando delle biografie essenziali degli scienziati (in particolare dei fisici), ispirate da quelle più generaliste e altrettanto belle che da anni costituiscono una delle perle della collana di Barabba, la cosa editoriale del Many, Marco Manicardi, ultima delle tante glorie di Carpi. Si tratta di biografie di poche righe, talvolta scherzose, talaltra amare, che cercano di cogliere l’essenza della vita e dell’opera di un grande personaggio.

A quel gioco giocammo, nell’aprile del 2010, Peppe, io e il fisico delle particelle Tommaso Dorigo, e lo facemmo proprio sul blog di quest’ultimo, in inglese perché sui blog degli scienziati si scrive in inglese. Giunsero contributi anche dagli Stati Uniti e ci si svagò in modo intelligente sulle due sponde dell’Atlantico. Sapevo che Peppe ne aveva scritte altre, che infatti ha pubblicato nell’articolo di Focus. Anch’io avevo proseguito a scriverne da solo, ma aspettavo di renderle note perché l’idea iniziale era stata sua e suo era il diritto di parlarne per primo. Ora posso pubblicare le mie, scritte e pensate in italiano, che allargano il campo ad altre discipline oltre alla fisica e forse possiedono un pizzico di maggiore irriverenza (ergo: sono più sceme). Sono state concepite per puro divertimento (“e lasciatemi divertire!”), che spero di trasmettere al lettore.


William Gilbert provò nel De Magnete che la Terra è una grande calamita, attaccata sullo sportello del frigo dell’universo.

Secondo un biografo fiorentino, James Clerk Maxwell morì prima dei cinquant'anni in seguito al suo viaggio a Pisa.

L’abate Gregor Mendel scoprì le leggi dell’ereditarietà studiando piselli odorosi. Anche in quel caso la Chiesa cercò di mettere tutto a tacere.

Quando Volta inventò la pila, finalmente si capì come utilizzare le radioline a transistor.

Solo a Torino Avogadrò poté determinare il numero di molecole contenute nella mole.

Giordano Bruno fu una delle figure più luminose degli inizi del Seicento.

La leggenda vuole che Gerberto di Aurillac, in seguito divenuto papa Silvestro II, possedesse una testa meccanica in grado di parlare come Celentano.

Arthur Eddington fu il primo a osservare la deviazione della luce di una lampada accesa dietro a Giuliano Ferrara.

Secondo la Legge di Liebig, la crescita di una pianta è controllata dalla disponibilità della risorsa più scarsa, ma alcuni preferiscono aggiungere un pezzo di manzo e gli odori per il brodo.

Se l'istituto di fisica fosse stato in via Garibaldi, nessuno oggi ricorderebbe i ragazzi di via Panisperna.

Su L'uomo a una dimensione di Marcuse anche i matematici possono azzardare una linea di commento.

Grande esperto di geometrie non euclidee, Aldo Moro inventò le “convergenze parallele”. Il compromesso storico avvenne nell’equilibrio precario su una superficie sferica.

Storia di un’ossessione: dopo aver disegnato un pidocchio ingrandito dal microscopio, Robert Hooke non riusciva a toglierselo dalla testa.

Giuseppe Peano complicò la matematica semplificando il latino.


Le immagini che corredano questo articolo sono dell’artista russo Sergey Tyukanov, il nuovo Hyeronimus Bosch surrealista, con un po’ di Jacovitti.