Tempo fa ho proposto un gioco di parodie letterarie a Stefano Bartezzaghi, che aveva pubblicato sul portale di Repubblica online i miei adattamenti di Ogden Nash per Lessico e Nuvole, ma lui non mi ha mai risposto. Forse non gli è piaciuto, ma voglio pensare che non sempre la posta elettronica funziona come dovrebbe. Adesso che ho un blog e sono padrone del mio destino, nella buona come nella cattiva sorte, ci riprovo.
Il gioco l’ho chiamato fintipit, perché si tratta di scrivere, nell’arco di un certo tempo, ad esempio uno o due giorni, il maggior numero di finti incipit nello stile di (o con i riferimenti a) autori conosciuti. Il fintipit è incatenato alla contrainte (costrizione formale) della frase successiva (la stessa per tutti gli autori), inventata dal capo-gioco, con la quale deve concordare in qualche modo. Si gioca a partire da tre persone in su, con il capo-gioco che si astiene nella mano di cui ha inventato la frase di riferimento. Il punteggio per ogni partecipante viene determinato dal numero di autori riconosciuti da almeno uno degli altri membri del gruppo di giocatori. Perciò, se l’imitazione non è individuata, la colpa è comunque del giocatore, che non è stato un bravo plagiario oppure ha scelto compagni di gioco ignoranti (in campo letterario).
Ho controllato sul prezioso e attendibile Il Dado e l’alfabeto. Nuovo dizionario dei giochi con le parole di Giampaolo Dossena (Zanichelli, 2004) e pare che l’idea sia originale. Di simile esiste un gioco in scatola che si chiama Plagio®, in cui bisogna indovinare la parola mancante in una citazione letteraria tra quelle proposte sulla carta pescata, oppure c’è il gioco giapponese uta garuta (“poesia” e “carta”), nel quale i giocatori devono saper abbinare il più rapidamente possibile le carte di due mazzi, il primo dei quali contiene il testo delle cento poesie colà più conosciute, mentre il secondo contiene solo l’ultima frase. Forse, per lo spirito che lo anima, il fintipit può essere avvicinato con maggior ragione agli esilaranti fincipit di Alessandro Bonino. La mia idea nasce piuttosto dagli Esercizi di stile di Raymond Queneau, oppure dalle parodie di poeti nelle quali, ad esempio, eccelleva il futurista Luciano Folgore negli anni ’30 e ’40.
Come esempio considero la frase:
“Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero”.
alla quale cerco di anteporre il maggior numero di finti incipit nello stile di autori noti. Se li riconoscete, fatemelo sapere. In un post di commento poi renderò noti i nomi di coloro che volevo imitare. Naturalmente invito chi mi legge a cimentarsi anche nella sfida di scrivere altri fintipit. Se il gioco piace, si può ripetere con una seconda frase, magari inventata da qualcuno che non sia io. Ecco i miei fintipit:
1- Un immondo giardino di rovi ed edere marce si era impossessato del patio e delle colonne della vecchia casa georgiana di Hill Street, da cui proveniva un fetore disgustoso. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
2 - Sulla terza di copertina della copia delle Investigaciones de la sevolla di Alejandro Raimondi conservata alla biblioteca comunale di Belgrano una mano anonima aveva chiosato che la cipolla è una, ma i suoi strati sono infiniti. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
3 - La grassa padrona del bistrot guardò incuriosita lo strano abbigliamento del giovane che era entrato portandosi dentro alcuni fiocchi di neve gelata, sicuramente un fiammingo. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
4 - Vladek chiuse l’ufficio e corse da Anna, attraversando il ponte vecchio con una fretta che risultò sospetta ai funzionari in borghese della polizia politica seduti a fumare sul parapetto. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
5 - Il primo paziente che dovevo visitare quella mattina aveva perso una mano sulle Ardenne, ma il suo sguardo denunciava, eccome se lo denunciava, hen, che il vero motivo per il quale si trovava nel mio studio era diverso e ben più grave. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
6 - Le regolarità economiche che la scienza marxista individua nelle fasi strategiche dello sviluppo imperialista mostrarono da subito che la crisi delle borse asiatiche non era strutturale. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
7 - Nel suo studio sulla simbologia della Sfinge, Ossendowski omise deliberatamente di fare cenno agli aspetti iniziatici dell’enigmistica alla luce di un’interpretazione del testamento di Nicolas Flamel, che era fonte sicuramente nota ai tempi in cui scriveva. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
8 - Quel giorno si sentiva tanticchia tristi e macari incazzato, perché quell’ammazzatina di Ferragosto proprio non se la digeriva. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
Il gioco l’ho chiamato fintipit, perché si tratta di scrivere, nell’arco di un certo tempo, ad esempio uno o due giorni, il maggior numero di finti incipit nello stile di (o con i riferimenti a) autori conosciuti. Il fintipit è incatenato alla contrainte (costrizione formale) della frase successiva (la stessa per tutti gli autori), inventata dal capo-gioco, con la quale deve concordare in qualche modo. Si gioca a partire da tre persone in su, con il capo-gioco che si astiene nella mano di cui ha inventato la frase di riferimento. Il punteggio per ogni partecipante viene determinato dal numero di autori riconosciuti da almeno uno degli altri membri del gruppo di giocatori. Perciò, se l’imitazione non è individuata, la colpa è comunque del giocatore, che non è stato un bravo plagiario oppure ha scelto compagni di gioco ignoranti (in campo letterario).
Ho controllato sul prezioso e attendibile Il Dado e l’alfabeto. Nuovo dizionario dei giochi con le parole di Giampaolo Dossena (Zanichelli, 2004) e pare che l’idea sia originale. Di simile esiste un gioco in scatola che si chiama Plagio®, in cui bisogna indovinare la parola mancante in una citazione letteraria tra quelle proposte sulla carta pescata, oppure c’è il gioco giapponese uta garuta (“poesia” e “carta”), nel quale i giocatori devono saper abbinare il più rapidamente possibile le carte di due mazzi, il primo dei quali contiene il testo delle cento poesie colà più conosciute, mentre il secondo contiene solo l’ultima frase. Forse, per lo spirito che lo anima, il fintipit può essere avvicinato con maggior ragione agli esilaranti fincipit di Alessandro Bonino. La mia idea nasce piuttosto dagli Esercizi di stile di Raymond Queneau, oppure dalle parodie di poeti nelle quali, ad esempio, eccelleva il futurista Luciano Folgore negli anni ’30 e ’40.
Come esempio considero la frase:
“Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero”.
alla quale cerco di anteporre il maggior numero di finti incipit nello stile di autori noti. Se li riconoscete, fatemelo sapere. In un post di commento poi renderò noti i nomi di coloro che volevo imitare. Naturalmente invito chi mi legge a cimentarsi anche nella sfida di scrivere altri fintipit. Se il gioco piace, si può ripetere con una seconda frase, magari inventata da qualcuno che non sia io. Ecco i miei fintipit:
1- Un immondo giardino di rovi ed edere marce si era impossessato del patio e delle colonne della vecchia casa georgiana di Hill Street, da cui proveniva un fetore disgustoso. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
2 - Sulla terza di copertina della copia delle Investigaciones de la sevolla di Alejandro Raimondi conservata alla biblioteca comunale di Belgrano una mano anonima aveva chiosato che la cipolla è una, ma i suoi strati sono infiniti. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
3 - La grassa padrona del bistrot guardò incuriosita lo strano abbigliamento del giovane che era entrato portandosi dentro alcuni fiocchi di neve gelata, sicuramente un fiammingo. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
4 - Vladek chiuse l’ufficio e corse da Anna, attraversando il ponte vecchio con una fretta che risultò sospetta ai funzionari in borghese della polizia politica seduti a fumare sul parapetto. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
5 - Il primo paziente che dovevo visitare quella mattina aveva perso una mano sulle Ardenne, ma il suo sguardo denunciava, eccome se lo denunciava, hen, che il vero motivo per il quale si trovava nel mio studio era diverso e ben più grave. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
6 - Le regolarità economiche che la scienza marxista individua nelle fasi strategiche dello sviluppo imperialista mostrarono da subito che la crisi delle borse asiatiche non era strutturale. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
7 - Nel suo studio sulla simbologia della Sfinge, Ossendowski omise deliberatamente di fare cenno agli aspetti iniziatici dell’enigmistica alla luce di un’interpretazione del testamento di Nicolas Flamel, che era fonte sicuramente nota ai tempi in cui scriveva. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
8 - Quel giorno si sentiva tanticchia tristi e macari incazzato, perché quell’ammazzatina di Ferragosto proprio non se la digeriva. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos’era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
Per il tuttologo è troppo difficile, al massimo potrei tentare una risposta su due o tre. Ma hai detto che comunque la colpa è tua o non abbastanza bravo o perchè hai scelto un compagno di gioco ignorante e propendo per la seconda. Al massimo posso buttar lì, ma tanto per far vedere che non si rinuncia mai : Poe, Kafka, Camilleri (ma questo era troppo facile anche per il tuttologo).
RispondiEliminaPremesso che io sono scarsissimo e che condivido le soluzioni date da Enrico agli incipit 7, 4 e 8, provo a dare qualche soluzione per conto mio.
RispondiEliminaL'incipit numero 1 potrebbe essere nello stile di Raymond Chandler oppure... boh?
L'incipit numero 2 potrebbe essere nello stile di Manuel Vasquez Montalban, ma dopo aver visto che Belgrano è un quartiere di Buenos Aires mi viene da dire Borges.
L'incipit numero 3 sembra proprio Simenon.
E poi niente, mi rendo conto che è ben poco e spero che sarai indulgente con la mia ignoranza.
Colapesce
P.S.: il gioco è proprio bello, peccato che io non sappia giocare.
c'è un simenon almeno giusto?
RispondiEliminaFinora ho fatto 3 punti:
RispondiElimina2. J. L. Borges
3. G. Simenon
8. A. Camilleri
Il 6 ve lo dico io perché in realtà non è un autore singolo: è il linguaggio di Lotta Comunista
Quanto ti manca alla pensione, Pop? Non per farmi i fatti tuoi in piazza, ma mi pare che ti prepari una vita bell'intellettualmente intensa...
RispondiEliminaHo i bollini dal gennaio 1978, meno un anno di stage all'estero. Andrò a informarmi alla fine dell'anno. La mia vita intellettuale è molto libresca: non so se è un bene. Comunque grazie per l'apprezzamento, Zeb.
RispondiEliminaProvo ad indovinare l'incipit n.4. Sergiusz Piasecki.
RispondiEliminaColapesce
Colapesce, è evidente che non sono stato bravo io. Per il n.4 ho cercato di imitare, ora capisco in modo approssimativo, Milan Kundera.
RispondiEliminaMancano 5 e 7. Entrambi francesi, entrambi considerati, a torto o a ragione, scrittori (o saggisti) di destra.
Beh, alla fine 3 erano i miei punti e 3 sono rimasti. Ecco che cosa avevo in testa:
RispondiElimina1. H.P. Lovecraft
2. J.L. Borges
3. G. Simenon
4. M. Kundera
5. J.F. Cèline
6: Lotta Comunista
7. R. Guénon
8. A Camilleri
Sono soddisfatto al 50% dell'esito dell'esperimento e penso che il gioco necessiti di qualche correzione. Auspico suggerimenti. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato.
Cacchio, no! A Lovecraft ci potevo arrivare! Noooooooooooo!
RispondiEliminaColapesce
insisto, devi sceglierti compagni di gioco meno ignoranti.
RispondiEliminaNo, Enrico. I miei compagni di gioco sono di cultura, anche letteraria, al di sopra della media. Il mio errore è stato presumere che i miei lettori abbiano letto i miei stessi libri. Ad esempio io non ho mai letto nulla di Chandler o Piasecki, citati da Colapesce. Comunque l'idea dei fintipit non l'abbandono, devo trovare il modo di renderli più attuabili. Ciao e grazie.
RispondiEliminaPop prova un po' se questo ti piace:
RispondiEliminaUna mattina G. si svegliò come trasformato da quello che apparentemente sembrava un brutto incubo.
Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos'era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
Eheheh
Oppure questo:
Un massimo di nervosismo stazionava dalle parti del nostro tutto intento a comprendere le remote cause di quel trambusto. Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos'era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
Bye
Il primo, penso, è il Gregor K. della Metamorfosi di Kafka (bravo!). Il secondo lo ignoro; è senza virgole: Saramago? No, non sono sue parole. Chi è che chiama "il nostro" il suo protagonista? E utilizza quello strano "un massimo di nervosismo"?
RispondiEliminaPaopasc, se G. sta per Gregor allora il tuo incipit è alla maniera di Kafka.
RispondiEliminaColapesce
Gregor Samsa, mi pare che fosse, Popinga.
RispondiEliminaColapesce
Beh, per forza, Colapesce: pensavo troppo a Kafka, ecco perché è uscita la K.!
RispondiEliminaPop,
RispondiEliminapensa a un minimo barometrico...uno scrittore in lingua tedesca amante della matematica...il terzo indizio sarebbe troppo chiarificatore;
l'altro è ovviamente Franz Kafka
o' mitiche
bye
Mi... Musil!
RispondiEliminabingo! dopo avrei detto: un uomo...con poche qualità.
RispondiEliminaE adesso prova questo:
Il tizio di fronte a me disse: "Cos'è successo?" Lo guardai di sfuggita e dissi: "Ora lo vedremo."
Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos'era successo, ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
bye
Prova questa:
RispondiEliminaL'arteria principale del traffico, passante tra due valichi continui di monti, era stata deviata, così che dal lato opposto della carreggiata si vedeva la lunga fila ininterrotta delle auto.Non ci sarebbe stato bisogno di molto tempo per capire cos'era successo,ma una serie di circostanze accrebbe il mistero.
Bye
Paopasc, provo a risponderti domani. Adesso vado a nanna (preceduta da qualche pagina di La filosofia del dr. House (ogni tanto leggo cose assurde). Ciao.
RispondiEliminaIl tizio di fronte a me disse: "Cos'è successo?" Lo guardai di sfuggita e dissi: "Ora lo vedremo.": non ne ho la minima idea.
RispondiEliminaL'arteria principale del traffico, passante tra due valichi continui di monti, era stata deviata, così che dal lato opposto della carreggiata si vedeva la lunga fila ininterrotta delle auto. Prima osservazione: i monti si distribuiscono in valichi o sono da essi attraversati? Seconda osservazione: non ho la minima idea sul possibile autore. Qualcuno sta raggiungendo un posto da dove in molti fuggono. Sembra the Day After, boh.
Pop, al posto di valichi metti 'catene' guarda lo stile di scrittura non al senso, ci sono elementi trigger che appartengono a famosissimi incipit, questo per il secondo, per il primo nota il minimalismo sintattico disse... dissi...ho mirato a ricostruire più che il significato lo stile di scrittura, cioè...ho provato!
RispondiEliminabye
Paopasc: non mi dirai che il secondo è il Manzoni sotto l'effetto del crack?
RispondiEliminaLui!
RispondiEliminabye
Paopasc: chi è il minimalista sintattico?
RispondiElimina