lunedì 24 giugno 2013

Lyell, il serpente marino, e il ritorno dei grandi rettili

Ritratto senile di Charles Lyell
Viviamo talmente immersi nelle conoscenze del nostro presente da ignorare o dimenticare quanto esse debbano allo sforzo teorico e sperimentale degli uomini del passato. Uno di questi giganti sulle spalle dei quali noi nani ci innalziamo fu Charles Lyell (1797-1875), il padre della moderna geologia, che gli studi avevano indirizzato verso la carriera di avvocato, ma che la passione alla fine convertì in un grande scienziato, autore di un testo fondamentale come i Principi di Geologia (1830-33).

Siamo poi abituati a considerare così assodate certe conoscenze da ignorare o dimenticare quanto queste nascano da un lungo processo di tentativi ed errori, da uomini per loro natura incoerenti e viventi in società e tempi contraddittori, così ci stupiamo di come uomini di grande valore potessero elaborare le loro straordinarie scoperte e contemporaneamente credere in idee sbagliate, coltivare passioni bizzarre, auspicare la realizzazione di sogni messianici. Non solo Galileo, Copernico e Keplero facevano oroscopi, o Newton alternava i suoi studi di ottica e di meccanica con quelli alchimistici, o Nepero (John Napier), inventava i logaritmi ma li considerava un passatempo di fronte alla sua grande missione di rovesciare il papa di Roma. Anche Lyell, pur avendo elaborato alcuni dei concetti fondamentali per lo sviluppo della geologia, aveva il torto di essere più anziano di Darwin (che poi conobbe e incoraggiò) e quindi di avere idee sullo sviluppo della vita sulla terra che oggi ci sembrano sbagliate o infantili. Una di queste era la passione per i serpenti marini giganti.

Lyell dedicò ai serpenti marini e ai loro avvistamenti l’intero capitolo VIII del suo libro Second Visit to the United States of North America (1849), una miscellanea di relazioni di viaggio, memorie, considerazioni su usi e costumi e osservazioni scientifiche che faceva seguito al fortunato Travels in North America pubblicato nel 1845.

Nell'ottobre del 1845, il geologo scozzese si trovava a Boston, quando notò che le strade erano tappezzate di manifesti pubblicitari che annunciavano che un certo Dr. Albert C. Koch, collezionista di fossili tedesco, avrebbe mostrato al pubblico pagante lo scheletro lungo 114 piedi di “quel colossale e terribile rettile che è il serpente marino”. Esso, chiamato Hydrarchos, re dell’acqua, “era il Leviatano del Libro di Giobbe”. Subito Lyell pensò a un frode, perché lo scheletro era in realtà assemblato unendo opportunamente alcune colonne vertebrali di una specie estinta di balena, lo Zeuglodon, descritto da Richard Owen appena pochi anni prima.

Il famigerato Hydrarchos di Albert Koch in mostra a New York. Non solo si trattava di un fake, ma  in questa illustrazione anche la grandezza del presunto scheletro è esagerata. Da Fowler (1846): “The American Phrenological Journal and Miscellany”.

Al pari di molti altri naturalisti dell’epoca vittoriana, Lyell nutriva un grande interesse per la presunta esistenza di grandi mostri marini. Un suo buon amico, il geologo canadese John William Dawson, lo informò di un avvistamento nell’agosto 1845 a Merigomish, nel Golfo di San Lorenzo. In quel luogo due testimoni “intelligenti” avevano visto per circa mezz’ora, a una distanza di circa 200 piedi dalla costa, un serpente marino lungo 100 piedi con gobbe sulla schiena e la testa simile a quella di una foca. Secondo Lyell questi incontri stavano diventando frequenti lungo la costa degli Stati Uniti e nelle acque della Norvegia. Un mostro simile era stato avvistato nell’ottobre precedente presso Arisaig, all’estremità orientale della Nuova Scozia e altri avvistamenti erano segnalati in quegli anni nell’Atlantico, dalla Virginia alle Isole Ebridi.


Il primo importante avvistamento di quella serie era avvenuto nell’agosto 1817 nel porto di Gloucester, Massachusetts, al punto che la Società Linneana di Boston istituì una commissione di indagine che lavorò per sette anni. Lyell, che aveva conosciuto coloro che stesero la relazione finale, riporta ciò che i numerosi testimoni dissero: “Il mostro era lungo dagli ottanta ai novanta piedi, con la testa, di colore marrone scuro, che sporgeva di due piedi dall’acqua. Il corpo aveva una trentina di protuberanze (…). Il suo movimento era rapido, più veloce di quello di una balena, capace di coprire un miglio in tre minuti, lasciando una scia dietro di sé. (…) Un abile tiratore gli sparò da una barca e si sentì sicuro di averlo colpito alla testa, ma la creatura si girò verso di lui, poi si tuffò sotto la barca per riapparire un centinaio di iarde dalla parte opposta”.


Lyell fa cenno anche a un ridicolo incidente di cui fu protagonista la stessa Società Linneana, che dal 1817 aveva conservato sotto spirito un giovane “serpente di mare” nel Museo di New Haven. Lyell, tuttavia, avendo visto il campione, concordò con altri scettici che esso non era altro che un serpente terrestre comune nel Massachusetts, un colubro nero, Coluber constrictor, con una spina dorsale deforme.

Nonostante la mancanza di prove, Lyell confessva: “credevo nel serpente marino senza averlo visto”. Il suo interesse per tali esseri era fortemente influenzato dalla sua passione per la geologia.

Frontespizio della prima edizione americana dei Principles of Geology.

Ai tempi di Lyell, l’argomento dell’età e del destino della terra era ancora controverso. La maggior parte dei geologi pensavano a una terra giovane, modellata da improvvise e drammatiche catastrofi, fino alla comparsa dell’uomo (la cosiddetta teoria del catastrofismo). Al contrario, Lyell ipotizzava per il tempo geologico due importanti principi. Il primo, elaborato seguendo il pensiero del conterraneo James Hutton, è noto come uniformitarismo (o attualismo): i processi oggi osservabili sono stati attivi anche nel remoto passato e non c’è bisogno di ricorrere a presunte catastrofi per spiegare i processi di modellamento del pianeta così come oggi appare, ma è più logico pensare che processi lenti e costanti, come l’azione delle precipitazioni, dei mari, dei vulcani e dei terremoti, l’erosione e la deposizione, attivi per migliaia se non milioni di anni diano spiegazioni sulla storia geologica della terra sin dai tempi più antichi. Inoltre, il tempo è, secondo Lyell, organizzato in cicli. Egli paragonava la storia della terra e i cambiamenti climatici occorsi nel passato a una specie di “anno geologico”, con le sue stagioni ricorrenti e ordinate a seconda del movimento ciclico di rivoluzione del pianeta attorno al sole.

Le specie animali e vegetali erano perfettamente adattati a queste “stagioni geologiche”. Quando finiva una di queste, alcune specie animali e vegetali diminuivano in abbondanza, mentre altre fiorivano. Questo schema era reversibile in qualsiasi momento e, come aveva scritto Lyell nei Principi di Geologia, era pertanto possibile che:

“Allora potrebbero ritornare questi generi di animali, di cui si conservano le memorie nelle antiche rocce dei nostri continenti. I grandi iguanodonti potrebbero ricomparire nelle foreste, e l’ittiosauro nel mare, mentre lo pterodattilo volerebbe di nuovo tra i boschetti ombrosi di felci” 

Si sapeva che erano esistiti nel passato i grandi rettili marini (come l’Ittiosauro o il Plesiosauro), ma anche i grandi mammiferi marini (come lo Zeuglodonte). La loro esistenza nel presente avrebbe fornito una prova biologica, e quindi indipendente, alla sua teoria geologica.

Il geologo scozzese era conscio che ciò era considerato improbabile, e che era difficile che i rettili giganti potessero adattarsi ai mari settentrionali, quando anche piccoli rettili come rospi e tritoni diventano più rari o scompaiono alle alte latitudini. Egli poi si dilunga nel descrivere le vicende di un presunto serpente marino spiaggiato sulla costa delle Orcadi nel settembre 1808, che alla fine si rivelò essere un grosso squalo, il cui movimento nei pressi della superficie poteva dare l’impressione di un lungo corpo gobbuto in rapido movimento. 

Ciò nonostante, ritenendo che i serpenti di mare non fossero mai stati catturati vivi in tempi storici in quanto erano rarissimi e pressoché estinti, il presunto aumento della loro popolazione nel corso del XIX secolo (così almeno Lyell poteva spiegare l’aumento di avvistamenti a partire dal 1817) era il risultato del fatto che la storia della terra si stava ripetendo. I grandi rettili preistorici del passato, quasi scomparsi durante l’ultima era glaciale, sarebbero di nuovo comparsi per conquistare il mondo che si stava riscaldando in una sua nuova primavera geologica. 

Lyell non fu il solo geologo a cercare il mitico serpente di mare. Molti naturalisti del tempo consideravano, o spiegavano, questi esseri misteriosi come i sopravvissuti di un mondo antico. Layell tuttavia era consapevole della controversia scientifica sull'argomento. Alla fine non pubblicò nulla di scientifico sui serpenti marini per sostenere la sua teoria geologica, e probabilmente fece bene. 

In un’epoca fortunata in cui i dibattiti scientifici avevano una forte eco sulla stampa, e non mancavano feroci polemiche o satire sugli organi d’informazione, le teorie attualiste di Lyell non mancarono di attirare gli strali dei vignettisti. Uno di questi era Sir Henry Thomas De la Beche (1796-1855), geologo stimato, ma più noto come caricaturista. Una delle sue opere più famose, tuttora riprodotta in molti testi di geologia, fu realizzata nel 1830, lo stesso anno in cui fu pubblicato il primo volume dei Principles of Geology di Lyell. 


Il testo recita: CAMBIAMENTI IMPRESSIONANTI. L’UOMO TROVATO SOLO ALLO STATO FOSSILE – RICOMPARSA DEGLI ITTIOSAURI. Lezione. “Potrete immediatamente notare” continuò il Professor Ittiosauro, “che il teschio di fronte a noi apparteneva a un qualche ordine inferiore di animali; i denti sono insignificanti, la forza delle mascelle debole, e nel complesso sembra sbalorditivo come tale creatura potesse procurarsi il cibo”.

1 commento:

  1. Che bello questo post che hai fatto, Popinga.
    E poi io penso che chi ama la scienza è proprio perché ama il mistero, e i mostri. Poi utilizza la sua vita di studioso razionale per sedare queste fantasie, senza riuscirsi, per fortuna.
    Tu sei così, secondo me. Io invece la scienza non ce l'ho, e l'ammiro, io c'ho solo i mostri. Per esempio, nel mio giardino io sono sicura di aver visto una mega anguillona nera lunga come il mio divano e dal diametro come il mio polpaccio (per dire che non è esile, ecco). Qui non ci crede nessuno e mi ridono tutti dietro, ma io sono certa che c'è, questa anguillona, e infatti è da un bel po' che io in giardino proprio non ci metto naso.
    Anzi, se conosci qualcuno, Popinga, puoi mandarmi per favore una spedizione scientifica, così almeno dimostro a tutti che qualche volta c'ho ragione anch'io, per favore? Il mio indirizzo ce l'hai.
    Grazie.

    B

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