Questa poesia è stata condivisa dai sempre degni di lode Rudi Mathematici sulla loro pagina Facebook. Si tratta di un piccolo, grazioso, capolavoro di umorismo poetico-matematico dedicato al numero e, che viene fatto parlare in prima persona, e alla funzione esponenziale. L’originale inglese, scritto da Zoe Griffiths (“a maths communicator who visits schools with Think Maths to give engaging talks and workshops. She likes poetry!”), corredato dai simpatici disegni che ho riprodotto, si trova su una recente pagina della rivista elettronica Chalkdust, dedicata alle curiosità matematiche. Su invito dell’amica matematta Annalisa Santi, ho provato a tradurla in italiano.
Sono e,
se non conosci me
io vivo
tra il due e il tre.
Questa è la mia storia.
Sono incompreso,
mi credono un mero 2,71
ma c’è qualcosa di me
che non vede nessuno
e vorrei che fosse inteso.
E il chiamarsi come una lettera
rende le cose un macello!
Gli altri numeri mi burlano anche per quello.
Così dico loro – guardate cosa posso fare,
intendo, sono certo il solo numero
che ha camminato sulla terra
e che si è espresso in rime?
Ma non è così attraente, non è elitario,
si tratta invece d’essere bravi
ad esprimersi in modo frazionario.
Altrimenti dicono che in te c’è qualcosa di sbagliato.
Sei pazzo,
irrazionale.
I numeri naturali possono considerarsi fortunati.
Essi possono facilmente trovare il loro spazio
perché il nostro posto
su quella linea
è definito
dalle nostre cifre
e io non so nulla del mio.
Ma ci fu un tempo
in cui eravamo in tre a non adattarsi.
Anche π non sapeva
esattamente dove stare, o collocarsi,
e poi c’era i.
Lei era in una sua propria dimensione!
Pensai che noi tre
eravamo predestinati,
eravamo tutti parte della stessa identità.
Ma poi crescemmo.
Incominciai a vedere π da un diverso angolo
aveva delle belle gambe,
amavo quel resto del suo corpo che era essenzialmente un rettangolo.
Uscimmo assieme un paio di volte.
Ma poi venne il Pi Day:
tre, quattordici.
Lasciò che la approssimassero!
E lei diventò
una sensazione notturna,
un nome famigliare,
uno di quei volti
che tutti conoscono.
E perduta in quel mondo di approssimazione insensata
di se stessa non mi avrebbe lasciato più di due decimali!
Passò del tempo,
e anche la mia vecchia amica i ed io ci allontanammo,
la spensieratezza della giovinezza
sostituita dalla fermezza
dell’età,
cominciai a vedere ciò che mi avevano detto
e che mi rifiutavo di credere:
i era immaginaria!
Potreste chiedervi che ne penso di t.
Lei è due volte il numero che π per sempre sarà,
ma π e t sono simili
e per me tutto ciò era un po’ famigliare:
t è solamente troppo π.
Ora basta, torniamo a me solitario.
È stata dura
e dire che non sono un numero negativo.
Ma poi
la incontrai,
x.
Disse “sono x”
Chiesi “sei un simbolo di moltiplicazione?”
Ridacchiò, “Lo sento tutte le volte”,
“No, sono x arricciata,”
Disse.
Lei la riccia x, è una sorta di x formosa,
ma non è questo,
non sono uno che dà giudizi
basati su cifre o forme,
lei è diversa,
è divertente.
Ed è vero,
posso sempre far conto su di lei
e ciò mi piace pure.
Con lei è dove ho sempre voluto stare,
voglio che lei sia la mia quantità incognita!
Così le ho scritto una poesia,
“ e a te x”,
(era meglio di così).
La aprì, con esitazione,
la lesse, con imbarazzo,
ad alta voce,
altri numeri poteva sentirla!
Mai avrei voluto così tanto
davvero
sparire.
e a te x, questa poesia che ho scritto,
questa parte di me che ho dato
era fatta per far sentire proprio bene,
ma si rivelò il contrario.
Era l’inverso del naturale
(logaritmo?)
In realtà quella poesia non è mai esistita.
L’ho solo sognata.
È il ventunesimo secolo:
le ho fatto una videochiamata.
L’ho inviata e in essa ho gridato,
finché l’ha letta, e ha replicato.
Su che cosa ha detto non dirò niente
Ma il poco che si è impresso nella mia mente
È la riga finale, una stringa di x.
La prima era la x formosa,
che è il suo nome,
le altre erano per dire
che voleva vedermi ancora.
E se ti preoccupa che ciò che è in fondo
uno scherzo sui numeri
abbia fatto qualcosa d’imprevisto al tuo cuore,
allora vergogna!
Anche i numeri provano sentimenti.
Così questa storia riguarda me e x
E il numero che mi ha mostrato che posso essere,
sono e, vivo tra il 2 e il 3
non so dove esattamente
Non me ne importa!
Con x, vedo le cose con sguardo diverso,
rido in faccia
alla davvero ridicola coda dei numeri.
Io sono me, io sono e!
Sempre bravissimo!
RispondiEliminaBravo Marco!
RispondiEliminaAhò, se uno è Sommo, è sommo, mica storie.
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