John Tyndall (1820-1893) era nato nella contea di Carlow, nell'Irlanda meridionale, da una famiglia inglese emigrata da un secolo e mezzo. La famiglia di Tyndall aveva lottato per sbarcare il lunario. Suo padre, sfortunato calzolaio e commerciante di pelletteria, entrò nel Constabulary, la polizia irlandese. Era un ardente orangista a capo di una famiglia fortemente protestante. A diciotto anni, Tyndall, che aveva fatto studi da geometra, entrò nel Servizio Topografico irlandese come assistente civile. Nel 1842 fu trasferito al Servizio inglese a Preston. Nella sua posizione, Tyndall visse in prima persona i tempi difficili dei primi anni Quaranta, quando scoppiò la rivolta dei tessitori affamati di Preston, duramente repressa nel sangue. I problemi sociali, i disordini dei Cartisti e gli scritti di Thomas Carlyle lo spostarono verso una posizione politica più radicale e una posizione religiosa più dubbiosa. Insoddisfatto dall'inefficienza dell'amministrazione del Servizio e della sua iniquità nei confronti degli assistenti irlandesi, Tyndall protestò formalmente assieme ai colleghi e fu con loro licenziato nel novembre del 1843. Nel luglio 1844 trovò un posto più redditizio (quattro volte la paga precedente) in uno studio di geometra privato a Preston, e per i successivi tre anni si ritrovò nel mezzo del boom delle costruzioni ferroviarie: l'esperienza di rilevamento del territorio di Tyndall era preziosa e richiesta dalle compagnie.
Nel 1847 lo sviluppo impetuoso della ferrovia stava calando, e Tyndall accettò un incarico come insegnante di matematica al Queenwood College nello Hampshire. Rimase affascinato dalla filosofia naturale e andò in Germania nel 1848 per frequentare l'Università di Marburgo, dove conseguì il dottorato e maturò una grande esperienza in fisica sperimentale frequentando il laboratorio di Robert Bunsen. Tornato in Inghilterra nel 1851, dove gli incarichi scientifici erano scarsi, fu costretto a riprendere il suo lavoro al Queenwood. Negli anni successivi, Tyndall fece domanda senza successo per diversi incarichi universitari. Nonostante avesse lavorato con alcuni dei più eminenti scienziati tedeschi dell'epoca, fu superato da uomini apparentemente meno qualificati. Il suo stato di irlandese di classe inferiore rendeva difficile per lui conquistare la fiducia dell'élite scientifica di Londra.
I primi lavori originali di Tyndall in fisica furono gli esperimenti sul magnetismo e la polarità diamagnetica, su cui lavorò dal 1850 al 1856. Queste e altre indagini sul magnetismo lo resero molto noto tra i principali scienziati del tempo. Fu eletto membro della Royal Society nel 1852. Nella sua ricerca di un adeguato incarico di ricerca, chiese agli uomini di scienza che conosceva, tedeschi e inglesi, di scrivere referenze in suo favore. Finalmente, nel 1853, ottenne la prestigiosa nomina di professore di filosofia naturale (fisica) presso la Royal Institution di Londra, in gran parte grazie alla stima che gli riservava Michael Faraday. Rimase alla Royal Institution per il resto della sua carriera, affermandosi come fisico di primo piano e docente molto rispettato. Circa un decennio più tardi, Tyndall fu nominato direttore, dopo il pensionamento di Faraday. Ma gli sforzi per superare gli ostacoli derivanti dalle sue umili origini lasciarono segni indelebili nel suo spirito.
A partire dalla fine degli anni ‘50, Tyndall studiò l'azione dell'energia radiante sui costituenti dell'aria, il che lo condusse verso diverse linee di ricerca. Tyndall spiegò il calore nell'atmosfera terrestre con la capacità dei vari gas presenti nell'aria di assorbire il calore radiante, cioè la radiazione infrarossa. Con un dispositivo da lui concepito, misurò correttamente i poteri assorbenti all'infrarosso dei gas: azoto, ossigeno, vapore acqueo, anidride carbonica, ozono, metano, ecc. (1859). Capì inoltre che il vapore acqueo è il più forte assorbente di calore radiante nell'atmosfera ed è il principale gas che controlla la temperatura dell'aria. Prima di lui si era da più parti ipotizzato che l'atmosfera della Terra produce un effetto serra, ma fu il primo a dimostrarlo (1860). La prova era che il vapore acqueo assorbiva fortemente la radiazione infrarossa.
All'inizio del 1861 scriveva:
"Tutti i gas e i vapori finora menzionati [che assorbono calore radiante] sono trasparenti alla luce, vale a dire che le onde dello spettro visibile passano tra di loro senza assorbimento sensibile. È chiaro perciò che il loro potere di assorbimento dipende dalla periodicità delle ondulazioni che li colpiscono (...) ed è stato definitivamente dimostrato da Kirchhoff che ogni atomo assorbe in modo speciale quelle onde che sono sincrone con i propri periodi di vibrazione”.
Più tardi eseguì esperimenti sulla modalità con la quale il calore radiante viene assorbito ed emesso a livello molecolare. Tyndall fu forse il primo a dimostrare sperimentalmente che l'emissione di calore nelle reazioni chimiche ha la sua origine fisica all'interno delle molecole coinvolte (1864).
Nelle indagini sul calore radiante nell'aria era stato necessario utilizzare l'aria da cui erano state rimosse tutte le tracce di polvere fluttuante e di altro particolato. Un modo molto preciso per rilevare il particolato è di illuminare l'aria con un fascio di luce intensa orientata di un certo angolo rispetto all'osservatore. La dispersione visibile nella luce di impurità particolate nell'aria e in altri gas, e nei liquidi, è conosciuta oggi come effetto Tyndall.
Negli esperimenti dei primi anni Sessanta, egli dimostrò che le proprietà principali della luce visibile (riflessione, rifrazione, diffrazione, polarizzazione, ecc.) si possono ottenere anche con il calore radiante. Grazie alla sua esperienza sull'assorbimento del calore radiante da parte dei gas, inventò un sistema per misurare la quantità di anidride carbonica in un campione di respiro umano esalato. Le basi del sistema di Tyndall sono oggi utilizzate quotidianamente negli ospedali per il monitoraggio dei pazienti sottoposti ad anestesia.
In laboratorio, Tyndall escogitò un modo semplice per ottenere aria "otticamente pura", cioè priva di particolato. Costruì una scatola di legno quadrata con un paio di finestre di vetro. Prima di chiudere la scatola, rivestì le pareti interne e il pavimento della scatola con glicerina, che è appiccicosa. Dopo alcuni giorni di attesa, l'aria all'interno della scatola era completamente priva di particelle se esaminata con forti fasci di luce attraverso le finestre di vetro. Le particelle fluttuanti erano finite per rimanere attaccate alle pareti o sedimentate sul pavimento appiccicoso. Ora, nell'aria otticamente pura non c'erano segni di alcun "germe", cioè nessun segno di microrganismi galleggianti. Tyndall sterilizzò alcuni brodi di carne semplicemente facendoli bollire, e poi confrontò quello che accadeva lasciando che questi brodi di carne rimanessero nell'aria otticamente pura e nell'aria ordinaria. I brodi nell'aria otticamente pura rimasero "dolci" (come egli disse) da odorare e gustare dopo molti mesi, mentre quelli nell'aria ordinaria cominciavano a diventare putridi dopo alcuni giorni. Questa dimostrazione estese le precedenti dimostrazioni di Louis Pasteur che la presenza di microrganismi è una precondizione per la decomposizione della biomassa. Tuttavia, l'anno successivo (1876) Tyndall non riuscì a riprodurre coerentemente il risultato. Alcuni dei suoi brodi apparentemente sterilizzati marcivano nell'aria otticamente pura. Alla ricerca di una spiegazione, Tyndall giunse a trovare spore batteriche vitali (endospore) in brodi presumibilmente sterilizzati a caldo. Scoprì che i brodi erano stati contaminati da spore batteriche in laboratorio. Tutti i batteri vengono uccisi con la semplice bollitura, tranne le loro spore, che possono sopravvivere all'ebollizione, Tyndall trovò un modo per eliminare le spore batteriche, che era detto "tyndallizzazione". Essa fu il primo metodo efficace conosciuto per distruggere le spore batteriche. Durante la metà degli anni Settanta Pasteur e Tyndall ebbero una frequente corrispondenza.
Verso la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, scrisse un libro introduttivo sulla propagazione del suono nell'aria, e partecipò a un progetto britannico su larga scala per sviluppare una sirena migliore. In prove di laboratorio con aria satura di vapore, motivate dallo studio della propagazione del suono nella nebbia, Tyndall scoprì che il suono è parzialmente riflesso quando una massa d'aria con una certa temperatura e densità ne incontra un'altra con temperatura e densità diverse. Il suono viaggia male a causa delle riflessioni che si verificano nelle interfacce tra le masse d'aria, e molto male quando sono presenti molte di queste interfacce.
Tyndall era uno sperimentatore e un costruttore di apparecchi da laboratorio, non un costruttore di modelli astratti, ma nei suoi esperimenti sulle radiazioni e sul potere assorbente il calore dei gas, aveva un programma di fondo per comprendere la fisica delle molecole. Disse nel 1879: "Durante nove anni di lavoro sul tema delle radiazioni, il calore e la luce furono trattati da me, non come fini, ma come strumenti con l'aiuto di cui la mente poteva conoscere le particelle ultime della materia”. Oltre al calore, considerò anche il magnetismo e la propagazione del suono come riducibili ai comportamenti molecolari.
Oltre ad essere uno scienziato, John Tyndall era un insegnante di scienze e attivista della causa della scienza. Dedicò una buona parte del suo tempo a divulgare la scienza al grande pubblico, soprattutto con centinaia di conferenze presso la Royal Institution di Londra. Quando partecipò a un giro di conferenze pubbliche negli Stati Uniti nel 1872, grandi folle di non scienziati pagarono per ascoltarlo mentre parlava della natura della luce. A Tyndall e al suo pubblico piacevano le dimostrazioni sperimentali che avevano un elemento di spettacolo: egli selezionava i temi da trattare e scriveva una specie di sceneggiatura, poi faceva le prove assieme ai relativi esperimenti. Si direbbe che avesse per le sue pubbliche conferenze la stessa cura in produzione di una recita teatrale. Il grande pubblico fu conquistato anche dai suoi libri di scienze, la maggior parte dei quali non erano scritti per esperti o specialisti, che furono tradotti in francese e tedesco e rimasero in vendita per decenni. A partire dalla metà degli anni ‘60, fu uno dei fisici viventi più famosi del mondo, in primo luogo grazie alla sua abilità di divulgatore.
A riprova della sua instancabile attività, un catalogo internazionale delle riviste di ricerca scientifica, pubblicato dalla Royal Society alla fine del XIX secolo, riporta John Tyndall come autore di oltre 147 articoli datati tra il 1850 e il 1884, con una media di oltre quattro all'anno. Oltre ai suoi lavori di ricerca, tra il 1860 e il 1881 Tyndall pubblicò anche 13 libri divulgativi di scienze.
La maggior parte dei fisici britannici della generazione di Tyndall erano credenti e piuttosto ortodossi in materia di religione. Tra di essi, ad esempio, c’erano James Joule, Balfour Stewart, James Clerk Maxwell, George Gabriel Stokes e William Thomson, tutti scienziati che indagavano il calore o la luce contemporaneamente a Tyndall. Essi pensavano che la religione e la scienza fossero compatibili l'una con l'altra. Tyndall, invece, era membro di una cerchia crescente ma ancora minoritaria che sosteneva la teoria dell'evoluzione di Darwin e cercava di delimitare i confini tra religione e scienza. Essi premevano con coraggio per una ridefinizione in chiave secolare della scienza. Il membro più importante di questo circolo era il biologo e filosofo Thomas Henry Huxley, detto il "mastino di Darwin" (sì, era anche il nonno dello scrittore Aldous Huxley). Tyndall incontrò per la prima volta Huxley nel 1851 e i due rimasero amici per tutta la vita. Anche il chimico Edward Frankland e il matematico Thomas Archer Hirst, entrambi conosciuti da Tyndall prima di andare all'università in Germania, ne facevano parte. Tra le fila dei naturalisti scientifici c'era, ovviamente, Charles Darwin (ma in posizione piuttosto defilata: parlavano le sue opere), oltre al filosofo dell'evoluzione Herbert Spencer, al matematico William Clifford, lo statistico Karl Pearson, gli antropologi John Lubbock e Edward Tylor, lo zoologo Edwin Ray Lankester, l'inventore e imprenditore Henry Maudslay e un gruppo di giornalisti, editori e scrittori.
I naturalisti scientifici non miravano solo a riformare le teorie e le istituzioni scientifiche, ma volevano anche trasformare la cultura britannica. Presentarono nuove interpretazioni dell'umanità, della natura e della società derivate dalle teorie, dai metodi e dalle categorie della scienza empirica, in particolare dalla teoria evolutiva, dalla teoria atomica della materia e dalla termodinamica. Tyndall e i suoi alleati sfidavano l'autorità culturale dell'istituzione anglicana e aristocratica, ritenendo di rappresentare la leadership intellettuale di una Gran Bretagna modernizzata e industrializzata.
La British Association for the Advancement of Science si riunì nel 1874 a Belfast. Fu un avvenimento importante, rimasto storico. Fu proprio John Tyndall, che era il presidente, a pronunciare il discorso inaugurale (più tardi noto come Belfast Address) la sera del 19 agosto. L'argomento dell’allocuzione di Tyndall era il rapporto della scienza, passata e presente, con il materialismo filosofico. Il discorso innescò una tempesta di polemiche, che accompagnò Tyndall per il resto della sua vita, e cambiò il modo in cui la scienza moderna fu percepita dal pubblico britannico.
Inoltre, l'audace pronunciamento di Tyndall per il razionalismo e la legge naturale fu fatto a Belfast, una roccaforte di credenze religiose allora come oggi, e fu considerato come un aggressivo attacco alla religione, e in effetti John Tyndall chiaramente usò il suo discorso per sostenere l'autorità superiore della scienza sulle spiegazioni religiose o non razionaliste, pur senza pronunciarsi apertamente a favore di un atteggiamento generalmente scettico.
Tyndall cominciò il suo discorso parlando della nascita della scienza nell'antica Grecia. Si concentrò soprattutto su Democrito, Epicuro e Lucrezio, uomini coraggiosi la cui teoria atomica era orientata a eliminare la "folla di dei e demoni" che impediva la scoperta della vera conoscenza:
“I principi enunciati da Democrito rivelano il suo antagonismo intransigente a coloro che deducevano i fenomeni della natura dai capricci degli dei. Sono brevemente questi:
1. Dal nulla non deriva nulla. Niente di ciò che esiste può essere distrutto. Tutti i cambiamenti sono dovuti alla combinazione e separazione delle molecole.
2. Nulla accade per caso. Ogni evento ha la sua causa dalla quale segue per necessità.
3. Le sole cose esistenti sono gli atomi e lo spazio vuoto; tutto il resto è mera opinione.
4. Gli atomi sono infiniti di numero e infinitamente di forma diversa; si urtano a vicenda, e i moti laterali e i vortici che ne derivano sono l'inizio dei mondi.
5. Le varietà di tutte le cose dipendono dalle varietà dei loro atomi, dal numero, dalla dimensione e dall'aggregazione.
6. L'anima è composta da atomi fini, lisci e rotondi, come quelli del fuoco. Questi sono i più mobili di tutti. Essi compenetrano tutto il corpo e nei loro moti sorgono i fenomeni della vita.
Le prime cinque proposizioni sono una giusta affermazione generale della filosofia atomica, come ora è stata espressa. Per quanto riguarda il sesto, Democrito ha fatto sì che i suoi atomi levigati agissero al sistema nervoso, le cui funzioni erano allora sconosciute. Gli atomi di Democrito sono individualmente senza sensazione; si uniscono in obbedienza alle leggi meccaniche; e non solo forme organiche, ma i fenomeni di sensazione e pensiero sono il risultato della loro combinazione”.
Riguardo a Epicuro, Tyndall diceva:
“Uno degli obiettivi principali di Epicuro era liberare il mondo dalla superstizione e dalla paura della morte. Considerò la morte con indifferenza. Essa semplicemente ci deruba delle sensazioni. Finché siamo, la morte non è; e quando la morte è, noi non siamo. La vita non ha più male per colui che ha deciso che non è male non vivere. Adorava gli dei, ma non nella maniera ordinaria. L'idea del potere divino, adeguatamente purificata, la pensava come elevatrice. Insegnò ancora: "Non è senza Dio chi rifiuta gli dei della folla, ma piuttosto chi li accetta". Gli dei erano per lui esseri eterni e immortali, la cui beatitudine escludeva ogni pensiero di cura o interesse di qualsiasi tipo. La natura segue il suo corso secondo le leggi eterne, gli dei non interferiscono mai”.
Successivamente, Tyndall prendeva in esame il Medioevo, descrivendolo come un periodo devastato dall’aridità scientifica a causa della perniciosa influenza di Aristotele.
“Come fisico, Aristotele mostrò ciò che dovremmo considerare alcuni dei peggiori attributi di un moderno investigatore della natura: l'indistinguibilità delle idee, la confusione della mente e un uso fiducioso del linguaggio, che portò alla nozione illusoria che egli avesse davvero padroneggiato l’argomento, mentre non era ancora riuscito a coglierne nemmeno gli elementi. Mise le parole al posto delle cose, il soggetto in luogo dell'oggetto. Predicava l'induzione senza praticarla, invertendo il vero ordine dell'indagine, passando dal generale al particolare, anziché dal particolare al generale. Fece dell'universo una sfera chiusa, al centro della quale fissò la Terra, provando da principi generali, per la soddisfazione sua e quella del mondo per quasi duemila anni, che nessun altro universo era possibile. Le sue nozioni di movimento erano completamente non-fisiche. Era naturale o innaturale, migliore o peggiore, calmo o violento: nessuna vera concezione meccanica riguardo ad esso giaceva nel fondo della sua mente. Affermava che il vuoto non può esistere e osservò che, se esistesse, il movimento sarebbe impossibile. Indicò a priori quante specie di animali devono esistere e mostrò su principi generali perché gli animali devono avere tali e tali parti. Quando un eminente filosofo contemporaneo, che è molto lontano da errori di questo tipo, ricorda questi abusi del metodo a priori, sarà in grado di tener conto del rifiuto dei fisici per l'accettazione delle cosiddette verità a priori”.
(…) “La cristianità si era ammalata della filosofia scolastica e dei suoi rifiuti verbali, che non portavano ad alcuna soluzione, ma lasciavano l'intelletto nella foschia eterna. Qua e là si udiva la voce di un pianto impaziente nel deserto: "Non ad Aristotele, non all'ipotesi sottile, né alla chiesa, la Bibbia o alla tradizione cieca dobbiamo rivolgerci per una conoscenza dell'universo, ma all'investigazione diretta della natura per osservazione e esperimento”.”
Solo la scienza araba fu esente da questi errori. Copernico, Giordano Bruno e Galileo in seguito rivoluzionarono la scienza, nonostante l'impatto reazionario del cristianesimo. Un resoconto su Bacone, Cartesio e Gassendi sottolineava il loro contributo alla teoria atomica, per Tyndall un componente essenziale di qualsiasi valido sistema scientifico. L'indagine storica di Tyndall si concludeva con una celebrazione delle conquiste di Charles Darwin e l'importanza della legge di conservazione dell'energia.
Nelle ultime due sezioni, Tyndall delineava le sue opinioni sulle implicazioni filosofiche della scienza moderna alla luce delle sue basi nella teoria atomica materialistica. Tyndall prese diligentemente le distanze dal materialismo semplicistico, che non solo trascurava l'esistenza della coscienza umana, ma andava oltre i limiti della conoscenza umana nel ridurre tutto alla materia. Inoltre, il materialismo volgare ignorava "la manifestazione di un potere assolutamente imperscrutabile all'intelletto dell'uomo" nel mondo della natura. Il materialismo era fruttuoso come metodologia scientifica, ma non poteva essere una filosofia di vita completa. Per distinguersi dal volgare materialismo, Tyndall si riferiva alla sua posizione di "materialismo superiore" che trovava nella materia "la promessa e la potenza di tutta la vita terrena".
"Il "materialismo" qui professato potrebbe essere molto diverso da quello che supponete, e quindi desidero la vostra cortese pazienza fino alla fine. (…) Tutto ciò che ascoltiamo, vediamo, tocchiamo, e gustiamo e sentiamo, sono mere variazioni della nostra stessa condizione, oltre le quali, anche nella misura di un capello, non possiamo andare. Che qualsiasi cosa che risponda alle nostre impressioni esista al di fuori di noi stessi non è un fatto, ma un'inferenza, alla quale tutta la validità sarebbe negata da un idealista come Berkeley, o da uno scettico come Hume. Il signor Spencer prende un'altra linea. Secondo lui, come per l'uomo non istruito, non c'è dubbio o domanda sull'esistenza di un mondo esterno. Ma si differenzia dagli ignoranti, che pensano che il mondo sia davvero ciò che la coscienza rappresenta per essere. I nostri stati di coscienza sono semplici simboli di un'entità esterna che li produce e determina l'ordine della loro successione, ma la natura reale di cui non possiamo mai sapere. In realtà, l'intero processo di evoluzione è la manifestazione di una Potenza assolutamente imperscrutabile all'intelletto dell'uomo. Come ai nostri giorni, come ai giorni di Giobbe, l'uomo può tentare di cercare questo Potere. Considerato fondamentalmente, quindi, è attraverso l'operazione di un mistero insolubile che la vita sulla terra si è evoluta, le specie si sono differenziate e la mente si è dispiegata dai loro elementi prepotenti nel passato incommensurabile. Noterete che qui non c'è del gran materialismo".
Nella parte finale del discorso, Tyndall affermava dove dovrebbero essere collocati i confini tra scienza e religione. La religione aggiungeva "completezza e dignità interiore all'uomo", ma era limitata alla "regione della poesia e delle emozioni". La regione della conoscenza oggettiva apparteneva solo alla scienza. Qualsiasi sistema che avesse violato "il dominio della scienza" doveva "sottomettersi al suo controllo". Gli scienziati, dichiarò con vigore Tyndall, "reclamano e noi strapperemo alla teologia l'intero dominio della teoria cosmologica".
"Tutte le teorie, i sistemi e i sistemi religiosi che abbracciano le nozioni di cosmogonia, o che altrimenti toccano il dominio della scienza, devono, nella misura in cui lo fanno, sottomettersi al controllo della scienza e rinunciare a ogni pensiero di controllarlo.
(...) Agire diversamente si rivelò disastroso in passato, ed è semplicemente sciocco oggi. Ogni sistema che sfugga al destino di un organismo troppo rigido per adattarsi al proprio ambiente deve essere plastico nella misura in cui richiede la crescita della conoscenza. Quando questa verità è stata interamente accolta, la rigidità sarà attenuata, l'esclusività diminuita, le cose ora ritenute essenziali saranno eliminate e gli elementi ora respinti saranno assimilati. L’innalzamento della vita è il punto essenziale; e fintanto che il dogmatismo, il fanatismo e l'intolleranza vengono tenuti fuori, si possono usare vari tipi di leva per sollevare la vita a un livello più alto.
(…) Nel corso di questo discorso ho toccato domande degne di dibattito e vi ho condotto su quello che sarà considerato un terreno pericoloso, e questo in parte con l'idea di dirvi che per quanto riguarda queste domande la scienza rivendica un diritto illimitato di ricerca. Non è il caso di dire che le visioni di Lucrezio e Bruno, di Darwin e Spencer, potrebbero essere errate. Qui dovrei essere d'accordo con voi, ritenendo davvero certo che queste opinioni subiranno modifiche. Ma il punto è che, giusto o sbagliato, chiediamo la libertà di discuterne. Per la scienza, tuttavia, non viene fatta alcuna rivendicazione esclusiva; non siete invitati a farne un idolo. L'inesorabile progresso della comprensione dell'uomo nel sentiero della conoscenza e quelle inammissibili pretese della sua natura morale ed emotiva che la comprensione non può mai soddisfare, sono qui ugualmente enunciati. Il mondo abbraccia non solo un Newton, ma uno Shakespeare, non solo un Boyle, ma un Raffaello, non solo un Kant, ma un Beethoven, non solo un Darwin, ma un Carlyle. Non in ciascuno di questi, ma in tutto, è la natura umana intera. Non sono contrari, ma complementari, non si escludono a vicenda, ma sono riconciliabili. E se, insoddisfatta di tutto, la mente umana, con l'anelito di un pellegrino per la sua lontana dimora, si volgerà al Mistero da cui è emersa, cercando di modellarlo in modo da dare unità al pensiero e alla fede; ciò dovrà essere fatto non solo senza l'intolleranza o il bigottismo di alcun tipo, ma con il riconoscimento illuminato che l'ultima istanza della conoscenza è irraggiungibile, e che ogni epoca successiva deve essere tenuta libera di modellare il Mistero secondo i propri bisogni. Quindi, escludendo tutte le restrizioni del materialismo, direi che questo è un campo per il più nobile esercizio di ciò che, in contrasto con le facoltà conoscitive, possiamo chiamare le facoltà creative dell'uomo".
Bello, bello. Bravo.
RispondiEliminaMagnifico.Nelle premesse del suo Belfast Address ni sono sentita riconosciuta e capita nella mia passione per gli atomisti, per Epicuro e, soprattutto per la poesia di Lucrezio che li contiene e li esprime.
RispondiEliminaSpero che molti altri leggano e apprezzino il suo eccellente blog.
Grazie infinite.
Sempre interessantissimo, é un piacere leggere i tuoi articoli!
RispondiEliminaEccellente, ha contribuito ad arricchire di una piacevole sensazione la mente sempre insoddisfatta di un naufrago pellegrino. Niente di più significativo, credo, avrebbe integrato meglio le mie ultime letture.
RispondiEliminaAncora grazie
Stefano