Pensieri e massime della tradizione matematica contadina
Se si estrae la radice, l’albero muore.
La vacca sterile, come il punto, non ha parti.
La resa di un campo si moltiplica seguendo la regola dei semi.
Quando devono recintare un campo i contadini chiamano sempre un matematico. Quando vanno al mercato una maestra elementare.
Negli esercizi dei libri di geometria compaiono terreni di forme sconosciute a qualsiasi catasto.
La vita di un matematico di campagna segue l’algoritmo delle stagioni.
Se definisci bene l’insieme puoi contare assieme mele e pere.
I contadini ruotano le colture e traslano i confini.
Del frattale non si butta via niente.
Tutte le domeniche e le feste comandate, alla lunga la funzione è monotona.
Nella cantina di un contadino ci sono sempre moltissimi recipienti di varia capacità per non dover affrontare i soliti problemi sul travaso.
Prima di Fibonacci i conigli si riproducevano molto meno.
Le balle di fieno e stoppie delle mietitrebbiatrici una volta erano cubiche o a forma di parallelepipedo. Oggi anche in campagna è arrivato il pi greco e si fanno cilindriche.
Date a un geometra un terreno da recintare: ne farà delle villette a schiera.
Il primo problema sui grafi che affrontano i bambini è quello del melo con quattro rami, ciascuno con quattro rametti che portano quattro ciliegie. Solo i piccoli portati per la matematica non fanno calcoli, i futuri letterati dicono: 62! I futuri avvocati pensano: "Quanto ci guadagno?".
Le mogli dei contadini hanno strumenti particolari per tagliare le torte. Solo in campagna ti possono offrire i 5/13 di una crostata.
Un antico filosofo di Pavia si chiese quanti chicchi di riso può contenere l’universo. Poi si chiese quanti chicchi ci vogliono per formare un mucchio. Infine affermò che i pavesi dicono sempre il falso. Lo esiliarono in Grecia.
Indicare la retta via attraverso parabole dette in un cerchio ristretto è un’iperbole del cristianesimo.