La volontà di comprendere il volto mutevole della Terra
risale a più di 2500 anni fa. Il filosofo Anassimandro di Mileto (inizi del VI
secolo a.C.) propose una più ampia distribuzione degli oceani attraverso la
terra in epoca preistorica sulla base dei suoi ritrovamenti di molluschi marini
fossili nelle rocce. Il suo allievo Senofane di Colofone (c. 570–475 a.C.) ed
Erodoto (c. 484–425 a.C.), lo storico di Alicarnasso, avevano idee simili.
Aristotele (384‒322 a.C.) ipotizzò cambiamenti ritmici e molto lenti della
distribuzione terra‒mare. Dopo qualche breve ripresa durante il Rinascimento,
queste idee furono nuovamente oggetto di discussione nei secoli XVIII e XIX.
Scienziati come Jean-Baptiste Lamarck, Georges Cuvier,
Charles Darwin e altri hanno suggerito che la vita era cambiata nel corso della
storia della Terra e che nuove specie erano ripetutamente sorte e scomparse. La
raccolta di fossili era pratica comune in questo periodo. Tuttavia, i
collezionisti erano spesso perplessi sul perché un antico animale di origine
ovviamente marina fosse stato trovato lontano dal mare e talvolta anche in cima
a una montagna, oppure erano sorpresi di osservare che si potevano trovare
fossili della stessa specie in continenti diversi. Uno dei principali ostacoli
alla risposta a queste e ad altre domande è stato il presupposto che i
continenti e gli oceani fossero stabili e immutabili, facendo affidamento su
una visione "fissista" del mondo. Fino al XVIII secolo, la maggior
parte degli europei pensava che uno o più diluvi di tipo biblico avessero avuto
un ruolo importante nel plasmare la superficie terrestre. Questo modo di
pensare era noto come "catastrofismo" e la geologia era basata sulla
convinzione che tutti i cambiamenti sulla Terra fossero improvvisi e causati da
una serie di catastrofi. Secondo questa teoria la Terra sarebbe stata
interessata nel corso della sua lunga storia da eventi catastrofici, di breve
durata, di carattere violento ed eccezionale. Ad esempio, Georges Cuvier
intendeva spiegare in questo modo l'esistenza dei fossili, che egli per primo
riconobbe come appartenenti a specie estinte, scomparse nel corso degli eventi
catastrofici. Cuvier basò la sua teoria principalmente su due osservazioni:
l'evidenza di estinzioni di massa e l'assenza di forme graduali tra una specie
e l'altra.
Verso la metà del XIX secolo, tuttavia, il catastrofismo
lasciò il posto al uniformitarismo, o attualismo, una nuova concezione basata
sul principio di uniformità, proposto dallo scozzese James Hutton (1726 ‒1797).
Questo principio è oggi ben noto tra i geologi e spesso espresso come "il
presente è la chiave del passato". Hutton pubblicò le sue idee in Theory
of the Earth (1788), e in altri testi. L’opera di Hutton è stata ampiamente
resa popolare da John Playfair (1748-1819), scienziato e matematico scozzese,
nel suo libro Illustrations of the Huttonian Theory of the Earth (1802).
Le idee di Hutton furono ampiamente utilizzate e sviluppate, in particolare dal
geologo scozzese Charles Lyell (1797-1875) nel suo fondamentale testo in tre
volumi Principles of Geology (1830-1833). Lyell sostenne in modo
convincente l’uniformitarismo. Il lavoro di Lyell, a sua volta, influenzò
fortemente Charles Darwin mentre elaborava la teoria dell'evoluzione (1859).
L’attualismo moderno riconosce che la storia della Terra possa aver conosciuto
sporadici eventi catastrofici, come quelli che portarono alle grandi estinzioni
di massa alla fine del Permiano e del Cretacico, ma in un contesto generalmente
caratterizzato da cambiamenti graduali, come i processi di erosione, trasporto
e sedimentazione, oppure da eventi improvvisi (terremoti, eruzioni vulcaniche)
non aventi le proprietà di un evento globale.
Con il tempo, gli scienziati hanno riconosciuto che la
vecchia dottrina del "fissismo" che non permetteva grandi movimenti
orizzontali dei continenti sulla superficie della Terra doveva essere
sostituita dalla teoria del "mobilismo". Nel primo quarto del XX
secolo, la teoria della deriva dei continenti è stata introdotta e
successivamente sostituita dalla teoria della tettonica a placche. I processi
tettonici delle placche sono responsabili dei cambiamenti nella geografia della
Terra. Influenzano quasi tutti i processi geologici, ma ci sono voluti tempo e
sforzi per convincere la comunità scientifica di questa teoria rivoluzionaria,
fino alla fondamentale pubblicazione di J. Tuzo Wilson (1965), sulla quale avrò
occasione di tornare. È comunque notevole quanto si sapesse già sul mutare
della faccia della Terra secoli prima della tettonica a placche, nonostante il
fatto che la maggior parte dei nostri attuali strumenti analitici o dei nostri
modelli non fossero allora disponibili.
Era ora di poterti rileggere, bentornato.
RispondiEliminaOttimo articolo... peccato solo che hai dimenticato Wegener. Vero che lui non si è mai occupato di teoria dell'evoluzione... ma senza la sua intuizione sulla deriva dei continenti, da cui derivò poi la tettonica a placche, molte cose - anche a livello di fossili ed evoluzione - non si potrebbero spiegare.
RispondiEliminaAbbi pazienza, che ci arrivo.
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